Che scandalo la chiusura del dissesto della commissione liquidatrice costata 1 MILIONE DI EURO. Gravi errori contra legem e zero risanamento

11 Luglio 2018 - 18:48

CASERTA – Questo articolo lo leggeranno in pochi. Ed è questo uno dei motivi per il quale Caserta è piena di immondizia, di buche, di disservizi, di traffico e di comportamenti inurbani.

Questo articolo parla di numeri, di fatti relativi a bilanci e finanze del Comune.

E vabbè, ma questa è una palla!, potrebbe obiettare qualcuno. No, siete una palla voi, cittadini di Caserta, che non vi interessate di nulla, neanche di quello che vi succede sotto il naso, non comprendendo che il vostro disimpegno, tendente al reflusso analfabetico, vi porterà altri guai, perchè non comprendendo questo articolo o disinteressandovi ad esso, vi resterà solamente la demagogia, lo sfogo fine a se stesso, magari qualche “vaffanculo, voto Grillo” e niente più, di fronte alle stangate che arrivano sotto forma di bollette dei rifiuti e più in generale relative a tutta la filiera della esazione vampira di questo Comune.

E allora, mentre sguazzate nella vostra irriducibile ignoranza, noi, che ci teniamo alla nostra coscienza professionale, facciamo il nostro dovere un’altra volta e chiudiamo la partita con il lavoro (si fa per dire) di questa commissione liquidatrice del dissesto 2011, composta da Roberto Aragno, Maddalena De Luca e Sebastiano Giangrande, la quale ha immediatamente capito in che posto si trovava e ha immediatamente capito che qui a Caserta nessuno, se non questo giornale, avrebbe obiettato alcunché sul lavoro fatto.

Il dissesto del 2011 è stato affrontato e superato contraendo altri debiti.

Classico caso non di polvere nascosta sotto ai tappeti, ma di un tir intero di merda nascosta in ogni interstizio della città.

Nel 2011 il Comune di Caserta ottenne dallo Stato un mutuo di 43 milioni di euro per fronteggiare i debiti del default.

Ebbene, la commissione liquidatrice ha utilizzato solo questi fondi alimentando il fardello degli interessi e dei debiti che peseranno sulle future generazioni.

Niente è stato risparmiato, tutto dovrà essere restituito, con tanto di aggiunta di interessi, allo Stato.

E ciò è accaduto perchè i tre signori che hanno intascato mezzo milione di euro per chiudere un dissesto con procedure che anche uno studente di seconda media sarebbe riuscito a realizzare, non sono riusciti a vendere un immobile, non sono riusciti ad attivare un solo strumento di risanamento.

Perchè superare il dissesto anche attraverso una rigorosa politica di recupero dei crediti significa imprimere un cambio di marcia, significa svoltare nella mentalità della gestione della finanza locale.

Oltre a questo, non c’è stato un solo intervento della commissione sulla massa dei residui attivi del bilancio comunale. Cavolo, sarebbe stato sufficiente convocare quelli della Publiservizi e chiedergli conto della possibilità di riconquistare somme di danaro dovute e che invece giacciono in bilancio come residui attivi che un gruppo di dirigenti a dir poco disinvolti continua a certificare come esigibili.

L’ultimo capolavoro è stato fatto con l’accantonamento delle somme relative a quei creditori che non sono addivenuti alla transazione. Ora è vero che le vie della creatività dell’imbelle burocrazia italiana sono infinite, però come si fa ad accantonare il 40% quando esiste un testo unico di tutte le leggi in vigore per gli enti Locali, il famoso 267 dell’agosto 2000 che, al comma 4 dell’articolo 258, mai modificato da alcuna legge successiva, recita testualmente: 4. L’organo straordinario di liquidazione accantona l’importo del 50 per cento dei debiti per i quali non è stata accettata la transazione. L’accantonamento è elevato al 100 per cento per i debiti assistiti da privilegio.

E niente è stato accantonato, nonostante la legge lo preveda, per i contenziosi in corso, non ancora chiusi a sfavore del Comune, ma la cui esistenza obbliga ad una necessaria prudenza e ad un’azione di prevenzione finanziaria che permetta poi di attingere a un fondo qualora uno, due o cento di questi contenziosi si dovessero concludere con la condanna del Comune a pagare.

Ah, dimenticavamo: 500mila euro li hanno intascati i tre commissari. Altri 500mila euro sono il costo, sopportato dal Comune e quindi dai cittadini, per l’utilizzo di personale interno posto al servizio dell’organismo di liquidazione.

Una vera, esemplare, ineccepibile, storia italiana.