Citiamo il grande comunista Dario Fo a 5 anni dalla morte: ah, be, sì, be. Ora è certo, l’hanno dichiarato Zannini e Luserta: il biodigestore non si farà. POVERA CASERTA!

13 Ottobre 2021 - 12:09

In questa ammucchiata che va dall’ex Canapificio fino a Massimino Vecchione, le parole non hanno alcun costo perchè sono pronunciate da chi, per costituzione educativa, per mentalità, ha già scelto di vivere senza mai rivolgere neppure uno sguardo distratto alla propria coscienza. Diciamo che sono tre politici votabili, anzi da votare. Affermato questo, però, di gente come Carlo Marino, Antonio Luserta e Giovanni Zannini ci si può fidare, sono persone abitualmente sincere, non avvezze alla bugia?

 

CASERTA (g.g) – Tra gli avvocati divorzisti (maschi) gira da sempre una frase, un po’ goliarda e un po’ ribalda, che consiglia all’ometto fedifrago di negare sempre e comunque al cospetto della moglie e anche davanti alla flagranza del proprio tradimento. Servirà prima, per favorire la pratica dell’autorimozione di entrambi i coniugi nei matrimoni dell’apparenza ed eventualmente per giocarci qualche carta in più davanti al giudice nella eventuale causa di divorzio giudiziale. Nega, nega sempre anche di fronte alla evidenza. Per attuare questo suggerimento da “manuale di sopravvivenza” del maschio gallo, del maschio cacciatore, bisogna avere fede nel cliché sulla ineluttabilità, sulla biologica inevitabilità della funzione del maschio predatore. Questo deve rappresentare una variabile indipendente, un dato di fatto da avvolgere quotidianamente nel domopak di una sorta di missione biologica che ne riduce, fino ad annullarla, la scrittura morale, che rimane lì in un angolo, da rispolverare in occasione dei discorsi dell’ipocrisia del buon vivere e del senso comune, dei benpensanti, di quelli che “si fa, ma non si dice”, ma stabilmente sostituita dalla prassi della narrazione del predatore.

A questo, esattamente a questo abbiamo pensato ieri sera, alla bugia codificata e istituzionalizzata, al negare o all’affermare esattamente il contrario di quello che risulta chiaro, lapalissiano dall’evidenza, nel momento esatto in cui abbiamo letto una buffa dichiarazione rilasciata dal consigliere regionale Giovanni Zannini, che sentendosi ormai un vero e proprio Napoleone, pensa, in verità non a torto, di aver conquistato il pieno controllo della città di Caserta, a colpi di promesse, di spintarelle, di raccomandazioni, spalleggiate da una famiglia De Luca che ormai si muove in maniera sempre più spregiudicata e spudorata. Mai infatti Zannini era stato tanto attivo sul palcoscenico del capoluogo. Ritiene di poter diventare il capo di fatto della politica di Caserta grazie al cospicuo plotone di consiglieri del cosiddetto Listone, vero archetipo della non politica e al contrario, plastica affermazione della “politica della ricotta”, delle prebende, delle gare di appalto addomesticate e truccate. Un manipolo, una falange disposta a tutto e del tutto impermeabile alle ragioni della coerenza in politica, pronti a cambiar partito, sigla, coalizione in ogni momento e dunque in grado di governare gli equilibri e la tenuta della maggioranza in Consiglio comunale. Questo accadrebbe se, ovviamente, Carlo Marino si aggiudicasse il ballottaggio di domenica e lunedì prossimi.

Zannini, a Caserta, è fattore anche grazie, anzi, soprattutto grazie ad Antonio Luserta, il quale in pratica ha stabilito lui, con la complicità di De Luca, se, quando, come e perché cesserà di cavare e avvelenare i casertani.

Ora, Zannini e Luserta sono due simpaticoni. Lo sono di giorno e lo sono anche di notte, davanti a uno o più bicchieri di Jack. Trascorrere una serata con loro è, come si suol dire, una botta di vita. Simpatici sì, ma altamente pericolosi nel momento in cui assumono, come hanno assunto, una funzione politica, parte integrante e sostanziale della loro giornata, ma anche delle loro nottate.

La novità del 2021 è che questa coppia, colpevolmente sottovalutata, sia andata alla conquista del mondo. Entrambi sono in prima linea, come ha dimostrato la trasferta a Salerno dove i due hanno accompagnato Pio Del Gaudio e Giorgio Magliocca, ormai aggregati al centrosinistra di De Luca, al cospetto dell’alter ego del  governatore, perchè in realtà contrariamente a quanto era emerso in un primo tempo anche nel racconto dei protagonisti della vicenda, all’incontro non ha partecipato direttamente il governatore, bens’ Mastrurzi, il quale naturalmente parla in nome e per conto di De Luca.

Va da sè che quel meccanismo che per anni ha rappresentato l’aspetto simpatico di un gruppo di amici di cui al tempo Zannini non faceva parte ma che gravitavano di giorno, ma soprattutto di notte, attorno ad Antonio Luserta, sia passato dall’essere una struttura goliardica, a volte un pò folkloristica, divertente, a vettore di azione politica, grazie anche alla spregiudicatezza di un sindaco, il quale, vistosi alle strette, capito di poter perdere le elezioni comunali, non è andato certo per il sottile, lasciando strada libera a quel Listone che prima di tutto è un concetto, è un sistema di vita e poi conseguentemente una compagine elettorale.

Ciò, a scapito del Pd, piegato alle necessità di quel manipolo di soggetti, parliamo di Gianni Comunale, di Andrea Boccagna, di Franco De Michele che con Marino hanno stretto una sorta di patto di sangue su terreni totalmente estranei a una dialettica politica in cui gli interessi del Partito Democratico vengano prima o anche semplicemente insieme rispetto a quelli delle singole persone, rispetto a quelle del sindaco e dei tre suoi ascari appena citati.

Dunque, la dichiarazione rilasciata ieri sera ad una nota agenzia di stampa da Giovanni Zannini non deve sorprendere. Dovrebbe far riflettere i casertani che elevano Zannini e Luserta a rango di loro leader politici assumendosi una responsabilità morale e civile molto seria, molto grave dato che ben conoscono i pregi e i difetti del mondo-Luserta e mai e poi mai questo, fino a quando non è nato l’idillio del Jack, il patto del Jack tra l’imprenditore e il politico di Mondragone, è stato considerato un potenziale vettore di progetto politico al di là dei 300, 400 voti  di preferenza che il Luserta appoggiava di qua o di là ad ogni elezione.

Oggi, Zannini e Luserta rilasciano una dichiarazione, lo fa Zannini, ma a Caserta il suo plenipotenziario è proprio Luserta, sul biodigestore. Pensate un pò che un imprenditore, il quale ha ottenuto la seconda o terza proroga per cavare, diventa latore politico di un impegno solennemente rilasciato secondo il quale il biodigestore non sarà costruito in via Ponteselice.

Bisognerebbe chiedersi se questa dichiarazione Zannini l’abbia data di giorno oppure di notte. Perchè sono i fatti, i dati di una procedura pienamente in corso a smentire totalmente quello che il consigliere regionale ha detto e quello che Marino ha a sua volta affermato sul destino del biodigestore. Certo non stupisce noi di CasertaCe la spregiudicatezza attraverso cui, da un lato si dice che il biodigestore non si farà in via Ponteselice, dall’altro gli uffici della Regione procedono a carro armato assecondando le richieste che pervicacemente, in maniera quasi implorante, Carlo Marino e il dirigente Franco Biondi, inoltrano affinchè il finanziamento per via Ponteselice sia conservato.

E d’altronde, la verità l’ha raccontata due, tre mesi fa Fulvio Bonavitacola in occasione della sua famosa risposta, da noi video pubblicata, a un’interrogazione presentata in quell’occasione proprio da Gianpiero Zinzi nella veste di consigliere regionale. Non c’è stato un atto concreto, un procedimento amministrativo che possa concedere credibilità alla storia della revoca dell’iniziativa del biodigestore. Non c’è un atto amministrativo che possa consentire di affermare che “carta canta”. Perchè è la carta a contare, non le chiacchiere, le promesse del terzetto Carlo Marino, Antonio Luserta e Giovanni Zannini a cui al di là di tutto, nessun casertano affiderebbe le chiavi della propria casa.