COVID A CASERTA Tamponi gratuiti per gli studenti, famiglie in tilt per il caos di medici e pediatri

3 Febbraio 2022 - 17:26

Direttive che cambiano quasi ogni giorno ed i camici bianchi, che devono prescrivere test antigenici a bambini o ragazzi venuti in contatto con un positivo in classe, fanno, ognuno, di testa propria mandando le famiglie casertane sull’orlo di una crisi di nervi. La presidente dell’Ordine, Ermina Bottiglieri: “Direttive poco chiare, questo ci disorienta”. La consigliera dell’Ordine, Anna Tarabuso: “Siamo dalla parte delle famiglie e dei ragazzi”

 

 

CASERTA (rita sparago) Leggi, decreti, ordinanze. Questa pandemia non solo ci ha tolto, finora, due anni di vita ma ci ha anche fatto capire, se ce ne fosse stato ancora bisogno, che l’Italia è il paese delle mille leggi, delle leggine, di commi e sottocommi, di una burocrazia asfissiante che ci tiene ancorati al secolo scorso (e intendo il 19esimo secolo, non il 20esimo). Ogni giorno una nuova disposizione, ogni settimana un nuovo decreto del governo che ci dice  dove e quale mascherina indossare, quante vaccinazioni fare, dove è possibile entrare con un green pass base e dove con uno rafforzato. Probabilmente un tale caos non si era visto nemmeno nel Big bang. Eppure dobbiamo adattarci, dobbiamo farlo per la nostra salute e quella degli altri. Bisogna farlo per evitare una conta dei morti sempre pesante e per impedire che chi è colpito dal Covid possa finire in ospedale o, peggio, nella rianimazione di un ospedale. Fin qui, tutto chiaro.

Ciò che, invece, ancora non ci risulta comprensibile è l’atteggiamento, anzi, l’interpretazione che si dà alle norme. Un esempio su tutti: per i medici di medicina generale (o medici di base) e per i pediatri di libera scelta della provincia di Caserta sembra proprio che la direttiva, che impone loro di prescrivere tamponi antigenici rapidi e gratuiti per gli alunni della scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado che siano venuti in contatto scolastico con un caso positivo di Covid, non sia proprio chiara. Ovvero, ognuno fa un po’ come vuole. C’è chi, appena ricevuta la telefonata del genitore preoccupato del possibile contagio per il proprio figlio, subito si attiva e prescrive il test con ricetta dematerializzata. Altri, ancora, sempre medici di base e pediatri casertani, pretendono di avere, via email, la certificazione da parte della scuola della riscontrata positività di uno o più studenti della tal classe ed una sorta di “autocertificazione” del genitore che garantisca che il proprio figlio frequenta proprio quella tale classe. Infine, sempre tra medici di base e pediatri della provincia di Caserta c’è, poi, chi non pretende né la certificazione della scuola, né la “autocertificazione” del genitore. Un manicomio.

E’ vero, in questo marasma di leggi e leggine che cambiano ogni giorno è difficile districarsi però sarebbe allo stesso tempo auspicabile che una categoria come quella dei medici uniformasse le proprie interpretazioni, che tutti, insomma, si comportassero allo stesso modo. Invece di mandare al manicomio i genitori già di per sé stressati, medici di base e pediatri scegliessero cosa chiedere alle famiglie, perché in un’unica classe, è capitato e continua a capitare, ci sono genitori che ottengono senza alcuna richiesta, la prescrizione medica per il tampone ai propri figli, altri a cui viene immediatamente inoltrata via email la prescrizione per il molecolare ed altri, invece, che incontrano camici bianchi più ligi alle direttive che non prescrivono nulla se non in possesso della certificazione scolastica e dell'”autocertificazione” genitoriale.

Un manicomio che rischia davvero di mandare in tilt il cervello. “Purtroppo, con questa pandemia, medici e pediatri sono oberati di burocrazia – ci ha spiegato la presidente dell’Ordine dei medici della provincia di Caserta Maria Ermina Bottiglieri -.  Noi abbiamo direttive dal Governo, dalla Regione e dalla Asl”. E’ difficile, immaginiamo, uscirsene. “Purtroppo – prosegue – le direttive ed anche i decreti sono poco chiari e questo ci disorienta. E’ fondamentale che i percorsi siano chiari. Ma anche le scuole non si comportano tutte allo stesso modo perché, e li capisco, anche i dirigenti scolastici hanno a che fare con disposizioni che cambiano continuamente e questo crea confusione”.

Chi, invece, entra nel dettaglio della questione è la consigliera dell’Ordine dei medici della provincia di Caserta Anna Tarabuso, pediatra di libera scelta da oltre trent’anni, presidente della sezione di Caserta dell’Aidm (Associazione italiana donne medico). “Secondo le disposizioni, noi prescriviamo il tampone antigenico con ricetta dematerializzata a tutti i bambini e ragazzi che hanno avuto contatti con un positivo in classe. Questo però avviene solo quando il genitore che richiede il tampone per il proprio figlio o la scuola ci forniscono la certificazione della positività nella classe. Noi  – sottolinea Anna Tarabuso – siamo dalla parte delle famiglie e cerchiamo di mitigare i problemi burocratici che, certamente, ci sono. Oggi come oggi, con questa pandemia, stiamo facendo i burocrati ma siamo e restiamo dalla parte dei genitori e dei bambini, ovviamente. Quindi, ripeto, ottenuta la certificazione dalla scuola, sarà il genitore richiedente a inviarci una email nella quale spiega che essendo il proprio figlio compagno di classe del positivo, necessita di un tampone”. Capiamo, a questo punto, perché molti genitori preferiscono pagarlo il tampone e non perdere tempo a chiedere certificazioni, chiamare il pediatra, mandare la email…  una trafila lunghissima che potrebbe essere evitata da norme più leggere e meno macchinose.

Però una cosa ora ci è chiara: certificazione della scuola e richiesta scritta del genitore per ottenere la ricetta che ci permetterà, poi, di avere un tampone antigenico gratuito per i nostri figli in età scolare che, in classe, sono venuti a contatto con un positivo. Speriamo sia chiaro anche a tutti i pediatri ed ai medici di famiglia che, finora, non si sono attenuti a questa direttiva facendo, ognuno, di testa propria.