DIA. Ecco la nuova mappa della Camorra: il clan dei Casalesi con ramificazioni in area grigia. Rischio infiltrazioni

24 Febbraio 2021 - 09:51

CASAL DI PRINCIPE – Il cartello dei Casalesi, nel tempo colpito da numerose inchieste giudiziarie e da collaborazioni eccellenti con la giustizia, evidenzia tuttora una “rete di relazioni con altre organizzazioni criminali”, anche al di fuori del contesto provinciale e regionale, che hanno contribuito a rafforzarne il potere malavitoso. É quanto si legge nella relazione semestrale della Dia. Appare chiaro, per la Dia, come la disgregazione delle strutture interne e l’assenza fisica dal territorio dei boss storici (molti dei quali detenuti da lunghi anni in regime differenziato) non abbia affatto dato luogo a forme di instabilità e conflittualità tipiche, invece, della camorra partenopea. Tale situazione ha, diversamente, orientato la consorteria verso nuovi assetti organizzativi “più stabili e fondati su un consolidamento delle relazioni con quell’area grigia della pubblica amministrazione, imprenditoria e professionisti sopra ricordata”.

I Casalesi riescono a “difendere e curare i propri interessi illeciti, tra l’altro, attraverso ramificazioni finanziarie extranazionali e importanti reti di imprese controllate da fiduciari dei clan, forti di legami organici con interlocutori dotati di specifiche e diverse competenze professionali capaci di gestire attività economiche di elevata e sofisticata complessità”.

L’incidenza della pandemia nel tessuto economico campano potrebbe accrescere, quale ulteriore fattore di rischio, la migrazione di imprenditori camorristi nelle regioni del Centro e Nord Italia dove, operando senza i vincoli imposti dalle regole di mercato, potrebbero alterare la legittima concorrenza contribuendo a indebolire le imprese legali.

“L’emergenza economica e finanziaria determinata dalla pandemia non ha risparmiato nemmeno un territorio florido come quello emiliano-romagnolo, ove il rischio di infiltrazione criminale e’ concreto”. Lo scrive la Direzione investigativa antimafia, nella sua ultima relazione semestrale, nel capitolo dove approfondisce le proiezioni della criminalita’ organizzata in Emilia-Romagna. La crisi e’, da sempre, un richiamo per le mafie: “Piccole e medie imprese a prezzi di saldo – segnala la Dia – potrebbero diventare un potenziale ‘affare’ per la criminalita’ organizzata, sempre pronta ad approfittare della crisi economico-finanziaria, speculando sulle inevitabili difficolta’ che hanno colpito moltissimi imprenditori. Dalla ristorazione, al comparto alberghiero e alle piccole ditte commerciali, si presenta il concreto rischio che, per far fronte a spese di gestione ordinarie, pur in assenza di ricavi, molte attivita’ vengano svendute alle associazioni malavitose”. Nel descrivere l’infiltrazione in regione la Dia parla di un “approccio marcatamente imprenditoriale” che contempla “l’inquinamento del tessuto economico-produttivo e di quello politico-amministrativo”. Tra i gruppi attivi, elencati nell’ultima relazione semestrale, si evidenzia la ‘Ndrangheta, “sempre pronta a consolidare quel ‘sistema integrato’ tra imprese, appalti e affari, che costituisce l’humus sul quale avviare attivita’ di riciclaggio e di reinvestimento delle risorse illecitamente acquisite”. A riguardo, indagini, come ‘Aemilia’ hanno documentato la pervasivita’ della cosca cutrese Grande Aracri nelle province di Bologna, Reggio Emilia, Modena, Parma e Piacenza. Conclamata e’ anche la presenza di “qualificate proiezioni delle cosche reggine” (Bellocco, Iamonte, Mazzaferro), vibonesi (Mancuso), crotonesi (Farao-Marincola). Anche Cosa Nostra ha sviluppato attivita’ criminali legate al riciclaggio di denaro e al traffico di stupefacenti: stata registrata l’operativita’ di soggetti riferibili a cosche del palermitano, catanese e gelese, rispettivamente dei Corleonesi, dei Santapaola e dei Rinzivillo. Per la Camorra, e’ accertata la presenza di imprese ritenute “inquinate” dal sistema e riconducibili, in particolare, al clan dei Casalesi, tra Bologna, Reggio Emilia, Modena, Ferrara, Ravenna e Rimini. Ma non sono mancati anche riscontri su personaggi riferibili ad altri sodalizi: gli stabiesi D’Alessandro, i napoletani Vallefuoco, i Contini del quartiere Vasto di Napoli, la famiglia Nuvoletta di Marano di Napoli, i Puca di S. Antimo, i Mallardo di Giugliano in Campania e i Belforte di Marcianise. Per le mafie pugliesi e’ stata recentemente riscontrata l’operativita’ di affiliati al clan cerignolano Piarulli-Ferraro. Si evidenziano infine organizzazioni straniere, ad esempio nigeriane, in grado di gestire il traffico di droga a livello internazionale e di altri gruppi ‘interetnici’, talvolta partecipati da pregiudicati italiani, meno strutturati, ma particolarmente operativi, che hanno assunto, in aree pur limitate del territorio regionale, il controllo dello spaccio, dello sfruttamento della prostituzione, contraffazione di capi di abbigliamento e altro in particolare, nella costa romagnola.

LE FAMIGLIE E LE ZONE CONTROLLATE NELL’INTERA PROVINCIA

Mezzero (Schiavone): Grazzanise, Santa Maria La Fossa, Capua, Cancello Arnone
Mazzara-Caterino-Ferriero: Cesa
Russo (Schiavone): Orta, Succivo, Gricignano, Cesa
Perreca-Marciano: Recale, Macerata, Portico
Bifone: Recale, Macerata, Casapulla, Curti, Casagiove, San Prisco, Portico
Piccolo-Letizia: Recale, Macerata, Portico, Marcianise
Menditti: Recale, Macerata, San Prisco
D’Albenzio-Esposito: Maddaloni, San Felice
Massaro: San Felice, Santa Maria a Vico
Belforte: Marcianise, San Nicola, San Marco Ev., Capodrise, Maddaloni, Portico, Caserta
Del Gaudio-Fava: Santa Maria c.v.
Schiavone: Casal di Principe e Provincia Caserta
Zagaria: Trentola, San Marcellino, Casapesenna
Bidognetti-Nuova Gerarchia: Parete, Castel Volturno, Domiziana, Lago Patria, Lusciano, Villa Literno
Gagliardi-Fragnoli-Pagliuca (ex La Torre): Mondragone
Papa (Schiavone): Sparanise, Pignataro, Francolise, Calvi, Teano, Pietramelara, Vairano
Ligato-Lubrano: Calvi, Teano, Vairano, Sparanise, Pignataro
Esposito: Sessa, Cellole, Carinola, Falciano, Roccamonfina