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E BASTA CON ‘STO LUSINI. Ora arma il braccio di Raffaele “Lello” De Rosa per l’obiettivo che l’ossessione: “far fuori” l’imprenditore Roberto Vitale, titolare del servizio di pubblica illuminazione

3 Luglio 2020 - 18:04

Pare che in questi giorni, il titolare dell’Ufficio Tecnico, fratello di Marcello De Rosa (sindaco di Casapesenna e candidato alle prossime elezioni regionali) si sia mosso dopo un estemporaneo sopralluogo del vigile urbano Luigi Improda (con la D)

TEVEROLA (g.g.)Raffaele De Rosa, per gli amici Lello, svolge le funzioni di “Ingegnere Capo” all’interno dell’Ufficio Tecnico del comune di Teverola. E, secondo noi che da una ventina di anni raccontiamo le vicende di questi territori, ciò non è proprio la stessa cosa rispetto all’eventuale circostanza che a dirigere quell’ufficio fosse stato un giovane laureato al Politecnico di Milano, nato e cresciuto in Valtellina e con un albero genealogico formato solamente da indigeni lombardi.

In verità, dovrebbe essere la stessa cosa, dato che le leggi quelle sono e andrebbero applicate allo stesso modo da Lello De Rosa, dal giovane neo laureato della Valtellina e da qualsiasi altro soggetto ricoprisse l’incarico di dirigente dell’Ufficio Tecnico. E invece non è così. Nessuno, infatti, può affermare che Raffaele De Rosa, vice sindaco, in quota Ds, di Fortunato Zagaria a Casapesenna, ai tempi in cui la sinistra aversan-casertana era dominata da Lorenzo Diana, abbia mai interpretato le sue funzioni professionali non facendosi neppure sfiorare da suggestioni di tipo politico. Conoscendo la sua storia vi diciamo, anzi, che lui ancora oggi, a differenza del neo laureato della Valtellina, è

molto più politico che ingegnere, che tecnico comunale, che dirigente di una ripartizione amministrativa e istituzionale, la quale, come tale, dovrebbe essere super partes, garantendo tutti i cittadini di ogni fede politica e portatori di interesse di ogni tipo e ogni forma professionale ed economico, chiaramente dentro al perimetro di una piena e compiuta legalità, avendo come esclusivo riferimento le leggi e le norme che da queste derivano.

Prima di Lello De Rosa, diciamo due ingegneri fa, poiché per un breve periodo l’ufficio è stato occupato Pietro D’Orazio, all’Utc di Teverola c’era la signora Carmen Mottola, in cima alla hit parade di questo giornale per tutto l’anno 2016, dopo essere stata tra i personaggi più citati all’interno della famosa ordinanza che in una fredda mattinata di inizio dicembre del 2015 decapitò la struttura dirigente e proprietaria del Centro commerciale Jambo di Trentola Ducenta.

La Mottola aveva lavorato a lungo proprio in quel comune, all’interno di un Ufficio Tecnico destinato a passare alla storia per una cosa che, riteniamo, non sia successa a nessuna latitudine: le buste della gara per i lavori dello Svincolo stradale che conduceva (e conduce) al Jambo prelevate fisicamente dall’Ufficio Tecnico e portate a casa di un imprenditore di Casapesenna, dove furono aperte una per una, in modo da aggiustare tutto quello che c’era da aggiustare affinché in quel cantiere fosse impiantata l’impresa indicata dal boss Michele Zagaria. Insomma, unico caso al mondo di appalto aggiudicato a domicilio, in una cucina o in un salotto, con una commissione costituita da tecnici corrotti e camorristi.

In poche parole, la storia dell’Ufficio Tecnico comunale di Teverola è piena di ombre. Non è che ci voleva Antonio Iovine, che peraltro queste cose le aveva già rivelate in una mattinata di diversi anni fa, allorquando, durante il processo che vedeva imputato, tra gli altri, l’ex sindaco di Villa Literno ed ex consigliere regionale dei Ds, Enrico Fabozzi, per convincerci sull’esistenza e sulla a dir poco scarsa opportunità dei rapporti tra imprenditori del clan dei Casalesi e Biagio Lusini, già sindaco effettivo di Teverola, il quale oggi, in pratica, il sindaco lo fa lo stesso, attraverso un assessore ai Lavori pubblici, Pasquale Buonpane, a lui direttamente riconducibile, ma soprattutto attraverso Lello De Rosa. Perché al di là di tutto, Lusini, cioè l’imprenditore che (dicendo la verità o il falso, non è fondamentale stabilirlo in questa sede) il boss pentito Iovine dipinge come riferimento stabile del clan dei Casalesi, ha avuto sempre un pensiero solidissimo nella propria testa: l’ingegnere capo deve essere cosa mia, o quantomeno, essermi alleato.

Ragioniamo un attimo sulla vicenda più inquietante verificatasi a Teverola negli ultimi anni: il famoso affidamento, frutto di un’aggiudicazione di un pubblico incanto, del servizio di pubblica illuminazione all’impresa Vitale One Costruzion srl, di cui è titolare Roberto Vitale, cioè la stessa persona che da 8 anni, cioè dai mesi immediatamente successivi all’assunzione della titolarità di questo servizio, ha attraversato letteralmente le pene dell’inferno, subendo addirittura due attentati gravissimi: l’incendio doloso che ha semidistrutto i suoi uffici amministrativi ed un altro all’interno del cimitero locale.

Qualcuno potrebbe rinfacciare a noi di CasertaCe che lo stesso scetticismo mostrato su certi episodi intimidatori, sulla loro effettiva matrice, che hanno coinvolto negli anni imprenditori dell’agro aversano, non è stato espresso nei casi che hanno coinvolto Roberto Vitale.

E’ vero, ma questo non è avvenuto perché Vitale ci è simpatico, ma per un altro motivo. Vedete, in quei territori, così come altrove, ma soprattutto da quelle parti in cui il vincolo familiare, l’impronta della patriarcalità e della matriarcalità sono valori sentiti, emozionali, è letteralmente impossibile che un imprenditore possa organizzarsi da sé un attentato, finalizzato a costruire per sé un’immagine da vittima, che distrugga o semi distrugga la tomba dei suoi genitori. Quello per noi è stato un elemento decisivo nella valutazione dell’autenticità di una vicenda che, a questo punto, assume i contorni dell’eroismo, visto che, in certi luoghi, è rischioso fare il braccio di ferro con taluni mondi.

Carmen Mottola, non D’Orazio ma la Mottola, non D’Orazion con la sua storia e il suo retaggio, ma la Mottola, ripetiamo, con la sua storia e il suo retaggio, aveva già tentato qualche anno fa, ai tempi in cui Lusini era sindacodi rescindere il contratto con la Vitale One. Non ci riuscì per la resistenza dell’imprenditore, che si fece valere in tutte le sedi della legittimità giuridica. Né Lusini, già al tempo protagonista di nostre molte cure, né la Mottola, che poi si sarebbe visto come svolgeva la propria professione, se la sentirono di forzare ulteriormente la procedura. Ma fu solo una ritirata provvisoria, visto che il reato della storia peggiorò ulteriormente le tensioni.

Un uomo che non ha un pregiudizio, che ritiene un rapporto tra il comune che amministra e un privato che eroga un servizio per motivi attinenti alla legge non degno di rimanere in vigore, è pronto, eventualmente fosse dimostrata l’inesattezza dei suoi rilievi, a fare marcia indietro, acquietandosi e fidandosi, ancor prima di inchinarvisi, allo Stato di diritto.

No, Lusini, che prima di essere un politico è un imprenditore, ed è pure tante altre cose, la sua posizione sulla Vitale One non è stata, a nostro avviso, mai seriamente ispirata da valutazioni di legittimità, ma da una, diciamo così, antipatia personale. E allora, non ci ha letteralmente dormito la notte. E non ci dorme ancora. Visto e considerato che le sue incursioni serali da novello erogatore di Facebook hanno strappato più di un sorriso quando ha pubblicato fotografie, scattate, a suo dire, in tempo reale, che avrebbero dimostrato l’inefficienza della Vitale One, attraverso una serie di lampioni secondo lui irrimediabilmente guasti e perciò spenti per ore e ore in molti punti della cittadina alla periferia di Aversa.

Volete sapere una cosa? Quando Lusini ha capito, due o tre giorni prima delle ultime elezioni, che Dario Di Matteo avrebbe vinto, si è alleato con Tommaso Barbato perché riteneva, aggiungiamo noi fondatamente, che l’infermiere teverolese sarebbe stato un soggetto molto più malleabile rispetto a Di Matteo. La malleabilità, come abbiamo scritto in questo giornale, puntava ad affrontare in maniera favorevole ai propri interessi la lottizzazione Schiavone, che se proprio ci tenete a conoscere, potete tranquillamente andare su Google per rintracciare almeno due articoli che abbiamo dedicato alla vicenda circa un anno fa. Ma vedendo quello che sta succedendo nelle ultime due settimane nei confronti di Roberto Vitale, siamo convinti che nella sera in cui, in una determinata abitazione di Teverola, dove probabilmente non tutti i presenti avevano la piena libertà di movimento, è stato raggiunto l’accordo per spostare dei voti di Lusini nel mulino di Tommaso Barbato e Stefano Graziano (beh mettiamoci pure Gennaro Caserta perché è giusto così) il Lusini abbia pensato più a Vitale, alla sua ossessione, che alla Lottizzazione Schiavone.

Recentemente, Raffaele De Rosa, per gli amici Lello, da Casapesenna, pare abbia inviato alcune contestazioni formali alla Vitale One su presunti guasti, presunti black-out, che, certificati dal vigile urbano Luigi Improda, congiunto del collaboratore di giustizia (forse oggi ex) Giovanni Improda, a sua volta cugino del sindaco Tommaso Barbato, dimostrerebbero l’esistenza di una serie di inadempienze.

Ovviamente, il vigile urbano Improda è persona irreprensibile fino a prova contraria. Questo non può essere messo in discussione. Mentre, in discussione, può essere messa la procedura utilizzata, visto che un sopralluogo  riguardante l’adempimento di un obbligazione contrattuale tra un privato e la pubblica amministrazione, non può essere realizzata in solitudine, non può produrre un semplice atto unilaterale. Il contraddittorio, cioè la presenza nel corso del sopralluogo, dell’imprenditore o di un suo delegato, è obbligatoria. Evidentemente così non è per Lello De Rosa. E, ancora, probabilmente non lo è da poco tempo a questa parte. Chissà se un fatto del genere si fosse verificato allo stesso modo, cioè sviluppandosi con la medesima iniziativa da parte del professionista dell’Ufficio Tecnico, un anno fa, quando della candidatura di Marcello De Rosa, fratello di Lello, e sindaco di Casapesenna, alle elezioni regionali con De Luca, nella lista Mastella-Bosco, non si parlava proprio.

All’ingegnere Raffaele De Rosa andrebbe formulata questa semplice domanda: ma lei, 12 o 15 mesi fa, sarebbe ripartito all’attacco di un imprenditore che comunque ha avuto il coraggio di scrivere 1400 pagine, inviate alla Procura di Aversa-Napoli Nord, alle forze dell’ordine, alla corte dei Conti, in cui ha raccontato passo passo quelle che ha definito vessazioni, dopo averne dimostrato il contenuto (visto che 1400 pagine non sono 14 o 140 e dunque sono piene di atti documentali) di riscontri che da due anni l’autorità inquirente ha in mano ed è dunque pienamente in grado di stabilirne la fondatezza?

Marcello De Rosa, sindaco di Casapesenna, sa bene, dopo che gli hanno tolto la scorta, che queste elezioni regionali rappresenteranno per lui una sorta di ultima spiaggia. Contava su un Andrea Villano ancora in sella ad Orta di Atella, comune che invece ha subito l’ennesimo scioglimento per infiltrazione camorristica. Villano gli darà una mano, ma non sarà esattamente la stessa cosa. Per cui, i voti di Biagio Lusini diventano fondamentali per le ambizioni di Marcello De Rosa. Ciò non vuol dire che il rapporto molto confidenziale instaurato dal Lusini con l’ingegnere Lello De Rosa sia finalizzato al sostegno elettorale, come non significa, fino a prova contraria, che a questa finalità sia legata l’improvvisa determinazione con cui l’ingegnere ha affrontato la questione della Vitale One, andando (e questo, invece, non è discutibile) nella stessa direzione in cui si era incamminata Carmen Mottola. In quel caso, Lusini era il sindaco, oggi Lusini non è sindaco ma è tornato prepotentemente alla ribalta come uomo forte della politica teverolese anche grazie all’impalpabilità caratteriale di chi quella fascia, almeno in teoria, la indossa.