AVERSA/CASERTA – Meno di dieci ore di indagine serrata e intelligente, con un lavoro certosino nel quale la collaborazione spontanea dei piccoli fruttivendoli di quartiere e la capacita’ dei media di diffondere la notizia senza creare allarmismo hanno avuto un ruolo importante. Il caso della mandragora mischiata allo spinacio fresco sfuso che ha provocato 10 intossicati in due diverse famiglie, ricoverati nelle prime ore del mattino di ieri all’ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli, si e’ chiuso rapidamente anche grazie al fatto che la massa di informazioni per risalire alla filiera della distribuzione della verdura ‘inquinata’ da una pianta officinale tossica faceva capo agli investigatori di un’unica Compagnia dell’Arma dei carabinieri. “La Compagnia di Pozzuoli e’ stata la centrale di dati e centro di raccordo delle informazioni – conferma all’AGI il suo comandante, il capitano Marco Liguori – cosi’ potevamo attivare i Nas, i comandi territorialmente competenti e le Asl per un lavoro piu’ mirato ed efficiente. E’ stato un lavoro di squadra. Ognuno ha fatto la sua parte, e noi ci siamo presi anche la responsabilita’ di raccordare tutto”. L’indagine e’ partita nel momento in cui in ospedale sono arrivati i primi intossicati, racconta.
“Erano
A cascata, tutti i rivenditori, anche i piu’ piccoli, di Pozzuoli e dei comuni circostanti, “avendo sentito la notizia, dato che molto prodotto era stato venduto, hanno avvisato i loro clienti. Anche alcune famiglie avevano gia’ riportato indietro gli spinaci acquistati”. “Noi siamo cauti nel cantare vittoria, ma da ieri pomeriggio non ci sono stati altri ricoverati con intossicazione. Abbiamo quantomeno arginato la questione”, sottolinea il capitano. Dagli ortofrutticoli di quartiere ai grossisti della partita ‘contaminata’, “10 ore in totale per bloccare tutto e arrivare a tutti i punti vendita – ribadisce l’ufficiale – una attivita’ condotta in maniera parallela, noi sul territorio per il tracciamento e il Nas di Pescara sul grossista”. Resta da capire come si sia contaminata la partita di prodotto “e per ora non abbiamo elementi per imputare la responsabilita’ di quanto accaduto a nessuno, ma continuiamo a investigare”. Il veleno della mandragora non e’ ancora confermato dagli esami di laboratorio che hanno tempi lunghi, ma i medici dai sintomi e dalle descrizioni fatte dai pazienti li hanno curati per questa intossicazioni con ottimi risultati, tanto che tutti sono stati dimessi eccetto che l’uomo in gravi condizioni ma perche’ ha ingerito il suo vomito avendo perso conoscenza. Anche lui, pero’, non e’ in pericolo di vita e la prognosi che lo riguarda dovrebbe essere sciolta a breve. Oltre al puteolano, lo spinacio killer e’ stato venduto nelle province di Caserta e Salerno, “ma da queste due aree non ci sono arrivate segnalazioni di casi nemmeno dalle Asl di competenza”. “Anche la diffusione della notizia e’ stata importante – ammette Liguori – soprattutto perche’ non e’ stato fatto allarmismo”.