ELEZIONI REGIONALI SOTTO LA LENTE. I voti della lista Fare Democratico-Popolari non tornano, e neppure quelli di Nocchetti. Schede negate e una plateale anomalia rispetto alle altre compagini in corsa

23 Settembre 2020 - 19:24

Abbiamo calcolato dei coefficienti e quello della lista che ha ospitato il noto giornalista è esponenzialmente superiore, in provincia di Caserta, a quello dei Socialisti, del Centro Democratico e di Noi Campani, scelte da noi come esempi speculari da confrontare

 

 

CASERTA – È ormai acclarato che, nel complesso territorio di S.Maria La Fossa, il giornalista Rai Geo Nocchetti, si è visto negare l’attribuzione di 15 voti di preferenza personali.

Ciò perché il suo nome era stato scritto vicino al simbolo o nei pressi del simbolo di un’altra lista in quell’autentico manicomio senza precedenti e probabilmente irripetibile della scheda elettorale, somigliante veramente ad un lenzuolo, consegnata agli elettori il 20 e 21 settembre scorsi.

Già il fatto che sono state 15 le liste a sostegno di De Luca avrebbe dovuto determinare una speciale attenzione, da parte dei presidenti di seggio, affinché fosse rispettato il principio cardine più volte ribadito dalla Corte di Cassazione, che fa prevalere, ad ogni altra ragione, nell’assegnazione del voto, quella che viene definita “la chiara manifestazione della volontà dell’elettore”.

In pratica, se uno o più di questi hanno scritto Nocchetti sulla scheda, riportando correttamente il cognome, è difficile se non impossibile ritenere che la ragione, pur esistente, che possa trattarsi di una scheda segnalata, prevalga o addirittura semplicemente esista rispetto al principio, che si manifesta invece in tutta evidenza, della chiara manifestazione della volontà dell’elettore.

Riteniamo che se Nocchetti dovesse presentare ricorso, questi 15 voti gli saranno sicuramente attribuiti.

Ma quello di S.Maria la Fossa diventa un fatto importante in quanto potrebbe rappresentarsi come un vero e proprio evento-spia.

Abbiamo fatto un po’ di conti veloci sui numeri delle liste che non hanno riportato percentuali molto alte e che soprattutto si sono configurate con una proposta civica, messa insieme ad hoc per queste elezioni.

Beh, emerge una situazione a dir poco sconcertante.

Non potremo mai recuperare il dato delle schede attribuite alle liste contenenti anche la o le preferenze ai candidati, distinguendolo da quello delle schede contrassegnate solo dal voto attribuito al simbolo della lista.

Non lo potremo fare, aritmeticamente perché l’esistenza della possibilità della doppia preferenza di genere, che si affianca ad un’altra possibilità, cioè quella di attribuire una sola preferenza, renderebbe non determinante la somma dei voti conquistati dai diversi candidati componenti delle liste.

Però un buon surrogato c’è, ed è rappresentato da un coefficiente frutto del rapporto tra la somma di tutte le preferenze attribuite agli 8 candidati e il voto complessivo riportato dalla lista.

Ebbene, abbiamo valutato, ad esempio, il Centro Democratico. Qui il coefficiente, cioè la risultanza della divisione tra la somma delle preferenze degli 8 candidati pari a 14.589 e i voti alla lista pari a 16.835, è del 13,34%.

Addirittura, nella lista Noi Campani questo coefficiente diventa negativo, visto che vanno divisi i 34.021 frutto della somma delle preferenze ai candidati e i 31.220 voti alla lista, quindi si attesta a -1,08%.

Infine i Socialisti, di cui tutto si piò dire tranne che non abbiano un nome appartenente ad una tradizione, pardon ad una storia, da far tremare i polsi. e che dunque potrebbero ben intercettare un voto secco sulla lista, cioè non accompagnato da preferenze ai candidati, al punto che la parola “socialisti” è stata stampata a lettere cubitali nel simbolo elettorale.

E invece è pari a 3370 la somma dei numeri di preferenza e a 3554 il risultato reale riportato nella circoscrizione di Caserta. Ciò produce un coefficiente pari al 9,48%.

Può la scritta “Popolari”, peraltro quasi invisibile, successiva a quella generica e senza storia di “Fare Democratico”, determinare allora un tale sommovimento di voto di opinione?

Sarebbe una novità incredibile, visto e considerato che questa parola, riesumata all’indomani di Tangentopoli, dopo lo scioglimento della Democrazia Cristiana, non ha mai portato un solo voto aggiuntivo legato alla sua storia.

Questo è avvenuto, o meglio non è avvenuto, a livello nazionale e a livello locale, tanto è vero che c’è rimasto il solo incrollabile Ciriaco De Mita a tenerlo vivo come bandiera.

E allora perché il coefficiente frutto del rapporto tra la somma delle cifre delle preferenze 1882 e quella reale raggiunta dalla lista di 3248 produce un fantasmagorico 57,94%?

Perché mentre in tutti gli altri casi esiste una minima differenza tra il voto complessivo realizzato dalla lista e la somma delle preferenze dei suoi candidati accade che per Fare Democratico il 42,05% degli elettori avrebbe votato secco sulla lista senza preferenze?

Non c’è alcun motivo logico.

E neppure si può dire, come è successo in altri casi che ci fosse un riferimento diretto al governatore De Luca.

Una situazione che approfondiremo.

Cero è che Geo Nocchetti ha qualche ragione per ritenere che il suo risultato sia non reale. Ed ecco perché abbiamo scritto che quel che è capitato nei seggi di S.Maria la Fossa può essere un evento spia.