ULTIM’ORA. 16:02. Clamoroso (ma fino ad un certo punto) in Appello: assolto l’ex sindaco ed ex consigliere regionale Enrico Fabozzi. In primo grado aveva “preso” 10 anni

26 Febbraio 2021 - 16:05

VILLA LITERNO (g.g.) – Verdetto a sorpresa, ma fino ad un certo punto, e poi vi diremo perché, della corte di Appello di Napoli che pochi minuti fa, a conclusione della discussione durata un paio d’ore e tenuta dall’avvocato Mario Griffo, ha assolto l’ex sindaco di Villa Literno e d ex consigliere regionale, Enrico Fabozzi, condannato a 10 anni in primo grado nel processo divenuto famoso non solo perché rappresentava uno degli esempi più importanti di presunta cointeressenza tra politica e camorra, ma anche perché in un maggio di qualche anno fa, davanti alle telecamere arrivate da mezza Italia, ospitò la prima deposizione pubblica da testimone dell’allora neopentito Antonio O’ Ninno Iovine, che rispose per più di un’ora alle domande del pm Ardituro che quell’indagine, da magistrato inquirente della Dda, aveva condotto.

Quasi come conseguenza dell’assoluzione di Fabozzi, è arrivata quella per i fratelli Mastrominico – difesi dall’avvocato Vittorio Giaquinto e dal collega Franceco Picca – imprenditori

di San Cipriano, anche loro condannati in primo grado, in quanto considerati soggetti che operavano in nome e per conto dei Casalesi. Stessa sorte per Nicola Caiazzo, ex consigliere comunale di Villa Literno accusato di voto di scambio e condannato in primo grado a 2 anni. Più tardi per altri particolari.

Per quanto riguarda la nostra affermazione iniziale (una sorpresa, ma fino ad un certo punto), lo è per noi che stiamo seguendo gli esiti di molti processi in Appello, seguiti dalla Dda e riscontrati da mole condanne pesanti in primo grado. I due che hanno fatto più scalpore (pompe di benzina e il Principe e la scheda ballerina) sono quelli che hanno portato all’assoluzione dell’ex sottosegretario ed ex consigliere regionale di Forza Italia Nicola Cosentino, che in primo grado aveva portato condanne molto dure. In poche parole, noi che con assiduità abbiamo seguito il lungo cursus di molti processi, abbiamo la sensazione, in realtà più di una sensazione, che la corte di Appello di Napoli sia diventata molto più severa nel pretendere dalla pubblica accusa elementi più solidi, più concreti, che costituiscano la base fondamentale per l’inflizione di una condanna, rispetto alla quale le dichiarazioni, pur sovrapponibili tra di loro, dei pentiti devono essere un completamento rispetto ai fatti accertati e non la base costitutiva. Manco a dirlo, proprio stamattina (CLICCA QUI PER LEGGERE)

c’eravamo posti delle domande sugli anomali comportamenti del collaboratore di giustizia trentolese Luigi Cassandra rispetto alle posizioni dell’imprenditore Mimmo Pagano, colpito alcuni giorni fa da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere.

Ecco, quello di Cassandra, l’impressione che questo esponga le sue ricostruzioni in maniera selettiva, rappresenta a nostro avviso un dato esemplare rispetto alle cose che gli avvocati difensori scrivono oggi nei loro ricorsi, così come li scrivevano prima, con la differenza però che oggi, rispetto al passato, la corte di Appello sembra valutarli in maniera differente.