GUERRA IN UCRAINA. Nei versi di Pier Franco Carino tutto l’orrore del conflitto

9 Dicembre 2022 - 16:13

Il poeta casertano ci fa immergere immediatamente nell’orrore della guerra di invasione dell’Ucraina e ci fa ripugnare con lui i crimini contro l’umanità che vi vengono commessi per un delirio di potenza.

CASERTA Oggi ospitiamo con  piacere il poeta casertano Pier Franco Carino con una sua poesia nel nostro bel napoletano, anche se di ardua grafia, sull’autocrate russo Vladimir Putin.

I poeti sono quanto mai necessari per aprire il mondo alla comprensione attraverso la chiave particolare tutta loro del proprio lirismo. Con questi versi, Carino ci immerge immediatamente nell’orrore della guerra di invasione dell’Ucraina e ci fa ripugnare con lui i crimini contro l’umanità che vi vengono commessi per un delirio di potenza. Tocca il cuore quell’espressione che si incontra “mett’ scuorn ‘a mamma e ‘o pate” e fa giustizia con tali parole nette, che sgorgano dalla sua più profonda intimità, alle tante ambiguità nel dibattito pubblico sull’occupazione sovietica.

Prima di introdurre la poesia con il commento vero del suo stesso autore, tracciamo una breve nota biografica di Pier Franco Carino. Attivo a Caserta, dove vive, ha fondato il periodico Verso il 2000 (oggi Caserta Ventunesimo Secolo), quindicinale di informazione, attualità, cultura e sport, della provincia di Caserta. Nel 1987 ha fondato il premio nazionale di poesia legato alla testata e svoltosi per un decennio. Ha collaborato con i periodici Caserta

Campania ed Il Pungolo, con il quale da reggente ha diretto la redazione casertana. Ha partecipato ed ha vinto numerosi premi letterari nell’ambito di concorsi nazionali di poesia come Una poesia per la Pace ( indetto dal quotidiano Il Giornale d’Italia, vincendo il primo premio con la lirica Bosnia la notte è mattina). E’ risultato finalista al premio letterario Giacomo Leopardi, svoltosi a Recanati, con la lirica La partenza di Colombo.

Sue poesie sono state pubblicate da quotidiani e periodici quali Il Mattino, Avvenire, Osservatorio Casertano, l’Eco di Caserta, Informcaritas, La Riflessione dell’indimenticato direttore Carlo Desgro, Il Giornale del Sud, I Popolari. Ha pubblicato nel 1980 il lavoro La Reggia di Caserta, piccola cronistoria di una grande opera del Settecento, presentato a Montecatini Terme in occasione della manifestazione Un libro per il turismo promossa dall’Ente Nazionale Italiano Turismo. Nel 1987 la raccolta di poesie in lingua e vernacolo Tra estro ed estasi per i tipi delle Arti Grafiche S.Maria C.V. .

In queste ore buie in cui una parte del mondo è in trepidante attesa, il poeta è stanco di sentire urla strazianti di dolore, di feriti, morti in ogni dove insepolti, case ridotte a brandelli dai cannoni e bombe che cadono sulle scuole, sui conventi e chiese, ospedali pieni di feriti e sulle case. Tantissime persone fuggono abbandonando le città ucraine e si rifuggono nei vicini stati, ed ecco il ricorso al dialetto (o vernacolo) napoletano che è una lingua, orecchiabile e cadenzata, veramente scritta con tutto lo sdegno di quello che sta succedendo ritornando a questa invasione da parte dei Russi alla travagliata Ucraina (come dice il Santo Papa Francesco). Il despota ha trovato il pane per i suoi denti, visto che all’esercito regolare si sono uniti migliaia di volontari, che hanno deposto gli attrezzi di lavoro e hanno imbracciato armi per difendersi, ecco che l’anima sensibile del poeta si sofferma sulla distruzione del “creato”, dove oltre gli uomini, questo energumeno, con armi pesantissime, brucia le piante fruttifere e non, i fiumi e i laghi sono stati inquinati, anche gli animali, feroci e non, fuggono sbandati. Chi odia il Creato odia i genitori che l’hanno messo al mondo. Il poeta dopo la sua morte non vorrebbe mai incontrarlo nell’inferno dove sicuramente impererà… nelle fiamme e nella puzza di zolfo eternamente.