I BABÀ DELLA CAMORRA. Nomi e numeri degli intercettati e di tutti i malavitosi da Giuseppe Santoro

16 Aprile 2019 - 13:00

CASAPESENNA – Quante cose si scoprono in un’ordinanza.

Impegnati come siamo a descrivere le vite e le opere dei camorristi di prima fila, finiamo per ignorare, non potendo avere un rapporto quotidiano col territorio che ci permetterebbe di immagazzinare conoscenza, la camorra dei nomi che non girano.

O meglio, dei nomi che “si sanno”, ma limitatamente al contesto omertoso in cui vivono.

Pasquale Fontana e Giuseppe Santoro, arrestati di recente, sarebbe meglio dire colpiti da un’ordinanza di custodia cautelare, visto che il secondo in carcere c’era già per una condanna definitiva legata ad una violazione di sigilli, erano noti per le loro pasticcerie e per la miriade di punto vendita con cui avevano occupato prima la provincia di Caserta, poi aree strategiche e fortemente antropizzate della Campania, per spiccare poi il volo anche al di fuori di questa regione.

Tanti punti vendita per proporre un modello commerciale che ha fatto storcere il naso e anche la bocca ai cultori dell’alta pasticceria, ma che è stata, a suo modo, un’idea geniale.

Un chilo di pasticceria assortita per la modicissima somma di 7 euro.

Certo, non una qualità eccelsa, ma la possibilità di inserire in quel chilo qualsiasi tipo di dolce, ha alimentato il volume degli affari e il fatturato.

Ma per arrivare a questo, cioè per costruire un lavoro su grandissime quantità in una miriade di punti vendita evidentemente alimentati da uno, massimo due grandi laboratori, sono occorsi investimenti importanti. E questi, secondo la DDA di Napoli sono stati resi possibili da un vincolo di autentica appartenenza di Fontana e Santoro al gruppo del clan dei Casalesi, capitanato dal loro compaesano Michele Zagaria.

Oggi vi offriamo la possibilità di consultare tutti i numeri di telefono intercettati dall’autorità giudiziaria agli attori principali, ma anche ai comprimari di questa storia, a partire da quello del prestanome per eccellenza Antonio Napoletano, colui che apre un conto corrente nella filiale di Casalecchio di Reno, a pochi chilometri di distanza da Bologna, della Banca Popolare di Vincenza, senza mai esserci andato fisicamente (CLICCA QUI).

L’altro elenco interessante che pubblichiamo riguarda tutti i controlli di polizia a cui Giuseppe Santoro è stato sottoposto negli anni e che lo hanno spesso sorpreso in compagnia di noti malavitosi: Carlo Bianco, Francesco Noviello, Alfonso Di Tella, Raffaele Grassia.

Una curiosità: nel novero dei malavitosi entra ufficialmente, a partire da questa ordinanza, nientepopodimenoche Carmine Iovine, anche lui segnalato a colloquio con Giuseppe Santoro.

Si tratta di un nome eccellentissimo della sanità casertana, visto che per anni ha ricoperto incarichi fondamentali dell’azienda ospedaliera Sant’Anna e San Sebastiano come quello di direttore sanitario e di direttore del presidio ospedaliero, prima di incappare nell’arcinota inchiesta della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, che gli è costata una condanna per una miriade di casi di appropriazione indebita.

Ovviamente questo ha classificato Carmine Iovine in un elenco di impresentabili, di non frequentabili, facendo risaltare ciò che Casertace scrive da tempo e cioè la parentela diretta con il super boss Antonio Iovine, suo cugino, e la parentela ancor più diretta con Riccardo Iovine, suo fratello, in carcere dal giorno della cattura di Giuseppe Setola (la cui latitanza Riccardo Iovine assistette direttamente, occupandosi anche dell’ultimo rifugio di Mignano Montelungo, a cui i Carabinieri del Comando Provinciale di Caserta arrivarono in quel pomeriggio storico proprio seguendo le sue tracce)

Poi ci sono i precedenti penali lunghi pagine e pagine dello stesso Santoro, che sono proprio la dimostrazione di ciò che abbiamo scritto all’inizio di questo articolo sulla sorpresa che ci pervade quando incontriamo, in nuove ordinanze, storie come quella dei due pasticcieri.