I LADRONI DELL’OSPEDALE DI CASERTA. Uno per uno, i nomi di medici, infermieri e Oss “beccati” e perquisiti dai Nas con sangue e urina di parenti, amici e…

27 Luglio 2019 - 19:00

CASERTA (g.g.) – Come abbiamo scritto ieri, il manipolo di persone coinvolte nell’indagine sulla montagna di illegalità compiute dentro e attorno al laboratorio d’analisi dell’ospedale civile di Caserta, avevano preso coscienza di essere strettamente controllati più di due anni fa. Da allora, dunque, i fenomeni smascherati anche attraverso le intercettazioni si erano arrestati, o meglio, molte delle azioni illegali, una volta visti i carabinieri a presidiare il reparto, erano state congelate.

Ma cosa succede il 30 maggio 2017? Un formale ingresso dei militari dei Nas con un titolo di perquisizione. Sono diverse le persone controllate e puntualmente vengono scoperte provette completamente “nude”, nel senso che sono apparentemente anonime e della prescritta richiesta di analisi digitale/cartacea.

Ecco l’elenco delle persone fermate e perquisite, con annessa la risposta che ognuno di esse dà ai carabinieri: Luigi Diomaiuto reca, in busta di plastica trasparente, quattro provette contenenti liquido che i Nas definiscono nel loro rapporto, ripreso nel testo dell’ordinanza, “verosimilmente ematico“. A Diomaiuto non resta altro che la confessione e ai militari dice che si tratta di prelievi del sangue da lui effettuati e di raccolta di urine di suoi parenti e destinati ad essere analizzati nel laboratorio dell’ospedale, dove il Diomaiuto è infermiere, uno di quelli addetti ai prelievi. L’incontro tra i carabinieri dei Nas e l’infermiere avviene alle 7 di mattina.

Eugenio Covelli. Stavolta non si tratta di un infermiere, bensì di un medico radiologo. In questo caso servizio completo. In mano 3 provette contenenti sangue e con lui Ida Buglione, colei che si era sottoposta ai prelievi e che entrava con lui nel laboratorio per attendere, presumibilmente, una rapida realizzazione degli esami clinici.

Torniamo agli infermieri. Giovanni Santoro non c’entra nulla con l’unità operativa complessa di Patologia Clinica, trattandosi di un dipendente dell’ospedale civile in servizio al reparto di Urologia Chirurgica. In mano reca una provetta con liquido ematico, rigorosamente priva dei contrassegni previsti dalla legge.

Ritorniamo, ora, al rango nobile-dirigenziale. In questo caso non si tratta di Giovanni Federico, al vertice dell’unità operativa complessa di Risk Management. Federico ritiene che il dipendente del”ospedale e ancor di più i dirigenti godino di una sorta di franchigia per usufruire gratuitamente di esami. Il campione di urina che porta con sé, senza contrassegni, con buona pace del risk managment, che nasce proprio per diminuire i rischi all’interno dell’ospedale, è senza alcuna etichetta. Ai carabinieri dice che quell’urina è personalmente sua e la sta portando ad analizzare.

La quinta persona fermata e perquisita dai Nas è Carmen Pascale che, anche in questo caso, non è una dipendente nel laboratorio o nell’unità di Patologia Clinica. Arriva gaia dal reparto di Nefrologia, con le urine in provetta. Pascale dichiara che appartengono al marito Raffaele Liuzzi.

Sesto ed ultimo protagonista di questa sfilata, giusto per completare la filiera che comprende il settore medico e quello del comparto infermieristico, un operatore socio sanitario, che pure al cosiddetto comparto appartiene, ma in un’altra area rispetto a quella degli infermieri. Il suo nome è Luciano Di Furia. Anche qui urina in due provette e anche in questo caso la solita dichiarazione: “appartiene a un mio parente“.

 

LEGGI QUI SOTTO IL PASSAGGIO DELL’ORDINANZA:

“Ai prelievi dei vari Reparti Ospedalieri vi sono da aggiungere quelli accettati per esterni solo in regime ambulatoriale e/o convenzione, così come espressamente comunicato dal Direttore dell’UOS LISTE DI ATTESA – CUP – ALPI dell’A.O.R.N. di Caserta con missiva acquisita sempre in data 21 novembre 2017 presso la Direzione Sanitaria Ospedaliera. Tale nota distingue le accettazioni dei campioni in regime ambulatoriale piuttosto che per convenzione, definendo le casistiche possibili:

  1. regime ambulatoriale: prevede l’accettazione di prelievi direttamente da pazienti esterni riservato dall’1/1/2015 al 30/08/2016 esclusivamente a pazienti trapiantati e/o dializzati per continuità assistenziale e successivamente a tale data esteso anche a tutti i pazienti oltre quelli sopra menzionati;
  2. regime in convenzione: trattasi di convenzioni stipulate con i seguenti Enti esterni – Prefettura di Caserta, Procura della Repubblica di S.Maria C.V. – Adesione al Protocollo Mandelli.

Per entrambe le casistiche sopra enunciate è sempre prevista l’accettazione preliminare della richiesta di analisi presso gli sportelli del CUP Ospedaliero.

Come è emerso nel corso delle indagini, tali procedure non erano state rispettate nei casi di analisi effettuati a titolo di “piacere”.

Tale dato emergeva, in particolare, nel corso della perquisizione delegata eseguita il 30 maggio 2017 dai Carabinieri del N.A.S. presso il Laboratorio Ospedaliero. Nell’ambito delle attività di ricerca venivano, infatti, fermate e identificate varie persone intente ad accedere presso il reparto per consegnare provette di sangue e urine per l’effettuazione di analisi di piacere, in spregio alle procedure dettagliatamente codificate nelle suddette istruzioni. Le provette, in particolare, non erano identificate né erano accompagnate dalla prescritta richiesta di analisi digitale/cartacea. In particolare:

  • DIOMAIUTO Luigi, infermiere addetto ai prelievi in seno alla suddetta U.O.C., sopraggiungeva alle ore 07:00 circa, portando con sé una busta di plastica trasparente al cui interno vi erano quattro provette contenenti liquido verosimilmente ematico, anonime, ed uno scatolino con contenitore per prelievo urine, nonché un post it di colore giallo con alcune indicazioni manoscritte non rilevabile. In merito lo stesso riferiva che trattavasi di prelievi ematici e di urine, prelevati personalmente da propri familiari e destinati ad essere analizzati presso il laboratorio interno all’U.O.C.;
  • COVELLI Eugenio, medico radiologo, giungeva presso il laboratorio con tre provette contenenti liquido verosimilmente ematico asseritamente prelevato da BUGLIONE Ida, che di fatto l’accompagnava, destinato ad essere analizzato presso il suddetto laboratorio;
  • SANTORO Giovanni, infermiere addetto al reparto Urologia Chirurgica, giungeva con una provetta contenente liquido verosimilmente ematico, destinato ad essere analizzato presso il suddetto laboratorio;
  • FEDERICO Giovanni, direttore dell’U.O. Risk Management, giungeva con un campione di urina in barattolo, asseritamente proprio, destinato ad essere analizzato presso il suddetto laboratorio;
  • PASCALE Carmen, addetto al reparto nefrologia, giungeva con un campione di urine contenute in un vetrino, appartenenti asseritamente al marito convivente, LIUZZI Raffaele, destinato ad essere analizzato in loco;
  • DI FURIA Luciano, in qualità di OSS, giungeva con due campioni di urina in provetta, asseritamente di un proprio parente, destinato ad essere analizzato presso il suddetto laboratorio.

Nessuno dei soggetti sopra indicati era munito di prescrizione medica per le analisi di laboratorio e relativa prenotazione al CUP ospedaliero.”