I MARIUOLI DELL’ASL. Il dirigente nel comitato elettorale di Peppe Stabile prendeva accordi per gli imbrogli. Iovinella dell’anticorruzione quereli o si dimetta subito

22 Aprile 2021 - 12:28

In calce all’articolo uno stralcio dell’ordinanza da cui emerge chiaramente il contenuto dell’incontro avuto tra Carizzone e Antonio Stabile durante la campagna elettorale per attivare i reati di falso, abuso d’ufficio e truffa, ma soprattutto il racconto del dirigente, il quale svela che il successore di Michele Tari lo avvertì personalmente pochi minuti dopo aver ricevuto nel suo ufficio i carabinieri dei Nas

 

AVERSA(g.g.) Tagliamo corto perchè magari certi concetti arrivano meglio a chi di leggere qualcosa di scritto non ha mai avuto la voglia nella propria esistenza e men che meno ce l’ha quando si tratta di apprendere cose vergognose sul sistema-Caserta, cioè sull0’articolato meccanismo di ruberie, di connivenze ma soprattutto di indifferenza ache fanno di questa provincia quella, con ogni probabilità, più corrotta d’Italia: il dirigente del dipartimento di Salute Mentale Luigi Carizzone che come grado veniva subito dopo i tre direttori cioè il generale, il sanitario e l’amministrativo, incontra Antonio Stabile, figlio di Salvatore Stabile, patron del sindacato Fials, nel comitato elettorale della famiglia.

Il giudice infatti lo definisce “comitato elettorale degli Stabile“. L’intercettazione collegata risale al maggio del 2019, precisamente al 6 maggio. Al tempo, Carizzone aveva già appreso dell’esistenza di un’indagine dell’autorità giudiziaria. Ma la macchina dell’imbroglio è in movimento e non si può fermare, per cui va a dire ad Antonio Stabile di darsi da fare perchè, chiarisce il dirigente, utilizzando un’espressione gergale, “noi

ci stiamo acapezzando….”.

L’attività richiesta ad Antonio Stabile è quella di acquisire le firme delle cosiddette UVI, unità di valutazione intermedia, condizione necessaria per ricoverare i pazienti psichiatrici con rimborso 100% a carico dell’Asl nelle due strutture Rosso Rubino e Verde Smeraldo di cui Carizzone era socio occulto, insieme alla sua amante Patrizia Rampone, al citato Antonio Stabile, a Nicola Bonacci, dirigente dell’Unità Operativa di salute mentale del distretto di Teano, e del genero di questi, Antonio Scarpa.

Mettiti a lavorare pancia a terra“, questo dice Carizzone, a conclusione del breve colloquio, ad Antonio Stabile. Noi riteniamo fondamentale, a supporto e a suffragio della narrazione da noi fatta in questi anni sugli interessi inconfessabili della famiglia Stabile che quell’incontro si ebbe dentro al comitato elettorale. Perchè questa famiglia ha sempre lavorato, mutuando l’esempio da uno schema classico del calcio con due punte: Salvatore, dominus incontrastato del sindacato Fials, alimentato attraverso decine e decine di adesioni clientelari che gli hanno permesso negli anni di aumentare sempre di più il suo potere contrattuale, ai tavoli di trattativa con l’Asl di Caserta, il fratello Peppe Stabile, un candidato perenne.

Per cui, non possiamo escludere che quel comitato elettorale fosse aperto in pianta, verrebbe da dire… stabile, al di la della scadenza immediata. Nel caso specifico, però, funzionava al servizio della candidatura a sindaco che Giuseppe Stabile presentò, dopo essersi messo d’accordo col suo amico Luigi Cesaro detto Giggino a purpetta e con l’allora coordinatore cittadino del partito, Paolo Galluccio.

Il fatto che Carizzone abbia incontrato Antonio Stabile in quel comitato elettorale ci dà soddisfazione perchè è un riscontro potentissimo di tutto ciò che noi abbiamo scritto negli anni, sui rapporti impuri tra politica, falso sindacalismo e dirigenti corrotti della pubblica amministrazione. In quel comitato elettorale Carizzone e Antonio Stabile prendono, infatti, accordi per perpetrare reati di falso, di abuso d’ufficio e di truffa. I fatti sono evidenti.

Ancor più importante di questa evidenza è quella successiva: pochi minuti dopo che i Nas avevano abbandonato l’ufficio di Pasquale Iovinella, che nel maggio 2019, aveva sostituito da qualche mese Michele Tari, a lui peraltro vicinissimo, nella funzione di responsabile dell’anti corruzione dell’Asl, si reca fisicamente da Luigi Carizzone e gli spiattella tutto quello che l’autorità giudiziaria gli ha dimostrato di avere in mano. Lo deduce dalle domande che gli fanno.

Attenzione, non scrive una lettera formale al capo Dipartimento dottor Luigi Carizzone per chiedere chiarimenti ufficiali sull’enorme utilizzo di danari riconosciuti a titolo di attività integrative nei centri di salute mentale. No, ci va a parlare personalmente. Non c’è fino a prova contraria un profilo di responsabilità penale in questo comportamento. Ma se un responsabile dell’anti corruzione finisce di parlare con i carabinieri e un minuto dopo ne dà conto, avvertendolo sui pericoli che si stanno correndo, soprattutto sul fronte di quelle attività integrative, con la persona la quale è evidentemente al centro dell’indagine, vuol dire che Iovinella non può ricoprire questo ruolo.

Per cui, delle due, l’una: o Pasquale Iovinella smentisce tutto, denuncia per diffamazione, per calunnia Carizzone, per il racconto che questo ha fatto degli avvenimenti a Patrizia Rampone e, aggiungiamo noi, anche alle cimici messe nel suo ufficio molto opportunamente dall’autorità giudiziaria, oppure si deve dimettere tra un minuto. E se Ferdinando Russo, direttore generale dell’Asl, ritiene che una figura come quella del responsabile anti corruzione debba essere valutata solamente su eventuali profili penali acclarati e non sull’etica dei suoi comportamenti nell’esplicazione dei suoi alti compiti di controllo amministrativo, allora vuol dure che Ferdinando Russo è uguale a questa gente qua, ha la stessa testa e la stessa mentalità.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA