I NOMI. CAMORRA & ASTE GIUDIZIARIE. Estorsione a un noto avvocato. A un passo dal processo il figlio del boss Antonio Iovine
29 Novembre 2023 - 12:09
CASERTA – I magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli hanno notificato ai 38 indagati la chiusura delle indagini preliminari sul clan napoletano Cacciapuoti&Ferrara, attivo anche nell’agro aversano. Si tratta di un passaggio propedeutico della procura antimafia per richiedere il rinvio a giudizio dei 38 (o di parte di questi), trasformando il loro status da quello di indagati all’essere imputati.
Tra i casertani coinvolti nell”inchiesta sicuramente il nome più importante di questa triade è Oreste Iovine. Si tratta, infatti, del figlio 33enne del boss Antonio Iovine O’Ninno, uno dei quattro capi del clan dei Casalesi che ha iniziato dal 2014 la sua collaborazione con la giustizia.
Oreste Iovine, residente a San Cipriano d’Aversa, risulta indagato assieme agli altri due casertani, Raffaele (71 anni) e Bernando Pezone (36) per un estorsione, aggravata dal metodo mafioso, compiuta, assieme a Giuseppe Cacciapuoti, nei confronti di un noto avvocato, divenuto testimone di giustizia, che aveva acquistato all’asta giudiziaria del tribunale di Santa Maria Capua Vetere due appartamenti e un locale seminterrato per un valore di 81.405 euro.
L’immobile era di proprietà inizialmente di Raffaele Pezone che, per motivi che dobbiamo ancora chiarire, l’aveva perso ed era stato messo in all’asta al tribunale di Santa Maria Capua Vetere.
Mediante minacce implicite ed esplicite, i quattro avevano costretto l’avvocato a non vendere l’immobile a possibili compratori, bensì a concludere un accordo proprio con Pezone, al prezzo di 100 mila euro, nettamente inferiore rispetto al valore commerciale degli appartamenti.
Tra l’altro, di questi 100 mila, solo 83 mila e 700 euro verranno versati all’avvocato.
LA STORIA
L’inchiesta nasce dall’indagine della DDA di Napoli sul clan bicefalo Ferrara-Cacciapuoti, sgominato lo scorso mese di giugno da un blitz anticamorra.
Un’operazione che ha cercato di spezzare il lungo dominio del gruppo nell’hinterland a Nord del capoluogo partenopeo.
L’obiettivo era infiltrarsi nel tessuto economico-imprenditoriale e i sequestri notificati dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Napoli e di Castello di Cisterna nell’ambito del blitz anticamorra lo dimostrano. Tra le varie attivita a cui sono stati apposti i sigilli c’è anche la società “Sarracino Petroli sas” che gestiva a Orta di Atella l’impianto di distribuzione carburanti Total Erg, oggi con l’insegna Ip.
Sono stati 19 gli arrestati e 38 gli indagati dalla Direzione distrettuale antimafia. In molti sono originari dell’area nord della provincia di Napoli, soprattutto di Villaricca, il luogo dove il clan ha radicato le sue origini. Ma la zona Napoli nord, così come esplica nell’intitolazione il tribunale con sede ad Aversa, è intimamente collegata all’agro Aversano. Ed è proprio qui che risiedono i casertani indagati nell’inchiesta.