Il caseificio del figlio di Cicciariello Schiavone becca l’interdittiva antimafia. La decisione dei giudici

5 Gennaio 2025 - 09:53

SAN CIPRIANO D’AVERSA – La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato da Luigi Schiavone, figlio di Francesco Schiavone Cicciariello e titolare della ditta “Caseificio Fattoria di Luigi Schiavone”, contro il provvedimento della Corte di Appello di Napoli.

Quest’ultima aveva rigettato la richiesta di applicazione del controllo giudiziario volontario, previsto dall’art. 34-bis del Decreto Legislativo 159/2011, per l’azienda di Schiavone, a causa della sua connessione con il clan dei Casalesi, in particolare con il padre e il fratello, entrambi condannati per reati di mafia.

Il ricorso si basava su due motivi: la presunta mancata motivazione della Corte di Appello circa l’insussistenza dei presupposti per il controllo giudiziario e l’omessa valutazione sulla possibilità di “bonificare” l’azienda. Il difensore di Schiavone sosteneva che non ci fossero elementi sufficienti per giustificare il rigetto della richiesta, citando anche il percorso di affrancamento del ricorrente dalla criminalità e le prove di gestione lecita dell’impresa.

Tuttavia, la Corte di Cassazione ha respinto entrambe le argomentazioni, sottolineando che il controllo giudiziario è volto a verificare l’eventuale cronicità dell’infiltrazione mafiosa. In questo caso, la Corte di Appello aveva correttamente escluso l’occasionalità della partecipazione di Schiavone nell’attività del clan mafioso, evidenziando il ruolo continuativo e pervasivo dell’organizzazione criminale nell’impresa, che non giustificava la possibilità di bonifica.

Pertanto, il ricorso è stato dichiarato inammissibile e Schiavone è stato condannato a pagare le spese del processo e una somma di 3.000 euro in favore della Cassa delle Ammende.