Il clima politico-criminale di TEVEROLA gli ha incendiato le tombe dei genitori, i suoi uffici, ma Roberto Vitale ha la testa durissima e vince un altro processo al Tar contro il Comune arrogante e spavaldo

23 Ottobre 2024 - 13:39

Pensate un po’ che gli avevano negato il  silenzio anche l’accesso agli atti, finalizzato ad ottenere le somme mai erogategli, nonostante le fatture emesse per il servizio di illuminazione pubblica revocato brutalmente da un’ amministrazione comunale pienamente controllata dall’uomo dei soliloqui ossia Biagio Lusini

TEVEROLA (g.g.) A noi fanno ridere certe persone che oggi si mostrano stupite o addirittura stupefatte nell’apprendere, in parte attraverso una lettura diretta della sua richiesta di arresto, che Biagio Lusini, ex sindaco di Teverola ma dominatore assoluto, mammasantissima da tempo ormai immemorabile di tutto quello che si è mosso e si muove nel comune alle porte di Aversa, determinatore unico dell’esito delle ultime elezioni comunali, svoltesi a giugno, fortemente inquinate dal diretto intervento, in presenza fisica, davanti ai seggi di un esponente appartenente al vertice locale del clan dei casalesi, non sia solamente un personaggio inquietante, bensì un personaggio originalmente inquietante.

I suoi monologhi, i suoi soliloqui all’interno dell’auto, cosparsa dalle cimici dei carabinieri, rappresentano, infatti, un

unicum, e non scherziamo, men che meno esageriamo, nella storia giudiziaria italiana.

Noi di CasertaCe, che ci siamo rotti il culo anni e anni su documenti giudiziari, amministrativi, non sapevamo che questo qui parlasse da solo e dunque lo abbiamo appreso, anche noi, dai contenuti della richiesta di applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari formulata ai suoi danni. Ma da molto tempo sulla scorta di quello che avevamo solidamente appreso dai documenti studiati da quello che abbiamo assorbito dalle dichiarazioni di collaboratori di giustizia a partire da quelle esposte da Antonio Iovine detto o’ Ninno, appartenente alla cupola storica del clan dei casalesi e considerato dai magistrati della Dda un pentito credibile al punto da avergli garantito da anni un programma di protezione per se e per i suoi parenti, che Biagio Lusini era un personaggio pericoloso e che dunque nulla poteva lasciare stupiti di fronte alle sue azioni effettive potenziali.

Ciò che è successo all’imprenditore Roberto Vitale, arcinoto alle cronache di CasertaCe, è frutto di un clima che Biagio Lusini ha creato contro di lui. Questo non vuol dire, fino ad una prova contraria che non possediamo, che Lusini sia stato l’ispiratore morale di atti gravissimi come l’incendio, finalizzato a distruggere la memoria dei Vitale nella cappella cimiteriale di famiglia dove sono sepolti i suoi genitori e i suoi affetti più cari, ciò non significa che Biagio Lusini sia l’ispiratore, fino a prova contraria che non possediamo, morale dell’incendio appiccato dalla camorra agli uffici della sede della Vital One Costruzioni srl. Ma sul clima generato attorno a questa famiglia e alimentato dal Lusini che in passato è dirittura venuto allo scoperto con incredibili post pubblicati in Facebook, non c’è alcun dubbio.

E se Biagio Lusini costruisce la sua campagna elettorale fisicamente, materialmente, come dimostrano  molte foto scattate insieme a Pasquale De Martino, fratello del capozona del clan dei casalesi, se Biagio Lusini si associa, ripetiamo, materialmente parlandoci in diretta, in strada a pochi metri dai seggi,  a questa famiglia di camorra la quale porta in consiglio una propria rappresentante ossia Ellen Di Martino, figlia di Pasquale Di Martino e dunque nipote diretta di Nicola Di Martino e in grado di raccogliere quasi 500 voti di preferenza; se Biagio Lusini è il leader reale della lista che ha avuto come candidato sindaco Gennaro Caserta, una tipologia di personaggio che sempre Lusini nelle conversazioni intercettate cercava per metterlo al posto di Tommaso Barbato come suo prestanome politico di fatto, guarda e registra, probabilmente con compiacimento, la presenza, ugualmente fisica, gravissimamente fisica, davanti al seggio elettorale, di Salvatore De Santis, poi arrestato nell’ambito della retata Dda riguardante il clan unificato Picca- Di Martino,  ma in quei giorni reggente del gruppo criminale teverolese al posto di Nicola Di Martino, recluso in carcere, è chiaro che questo abbia dato una visione plastica ad un clima che a Teverola c‘è stato sempre.

Ecco perché diciamo che ci fanno ridere coloro i quali oggi si stupiscono di fronte ai soliloqui di quello che è il re della politica e di tante altre cose di Teverola.

Lusini è l’istauratore di un clima, di un regime, partecipato da esponenti della criminalità organizzata a cui Roberto Vitale si ribella rivolgendosi più volte allo stato per essere tutelato.

E figuriamoci, alla luce di tutto questo, se può stupirci che il Comune di Teverola abbia negato al Vitale un diritto fondamentale, elementare, ossia quello di prendere visione della documentazione depositata presso gli uffici municipali e “relativa alla sua posizione economica”, connessa al contratto, revocato incredibilmente dal Comune di Teverola, il diritto a erogare, per 20 anni, il servizio di illuminazione pubblica, con tutti gli annessi e connessi.

Alla fine di tutto questi attacchi, all’apice di un vero e proprio crescendo criminale, ovvero l’incendio delle tombe di suo padre e di sua madre, l’incendio della sua sede di lavoro, il Comune di Teverola cancella, in pratica, una legge fondamentale dello Stato, la 241 del 1990 meglio conosciuta come la legge sulla trasparenza degli atti amministrativi. Roberto Vitale viene fatto fuori e, come già scritto prima, gli viene revocata la concessione. Chiede, avendo lapalissianamente un interesse concreto e materiale a prendere visione di quegli atti e con una spavalderia che è parte integrante del clima che abbiamo descritto, il Comune non gli risponde neppure. D’altronde, non può apporre un diniego espresso, esplicito, altrimenti dovrebbe mettere nero su bianco che uno più uno fa tre e non due

Il concetto è il seguente: a Teverola non ci sono leggi che tengano. Qui comandiamo noi e siamo noi a determinare la legge. In pratica, un Far west extraterritoriale

Ma Roberto Vitale è un indomito. Di fronte all’iniquità e all’ingiustizia, non si piega, ovviamente non si spezza, ma rilancia. E anche stavolta investe un giudice per ricorrere contro il Comune. Nei giorni scorsi, l’Ottava sezione del Tar della Campania, con la sentenza indicata nel registro generale col n. 3478, dopo aver riconosciuto la piena legittimità ad adire al tribunale amministrativo che, dunque, diventa giudice naturale, spende pochissime pagine per chiudere la partita. D’altronde è talmente chiara la situazione che c’è poco da scrivere. E il Comune di Teverola mostrandosi ancora una volta strafottente, non si costituisce neppure.  

Come dire: fate, fate pure voi che tanto alla fine faremo sempre come diciamo noi, affermando la legge del più forte, la legge dei soliloqui, la legge dell’arroganza criminale, quella contro cui questo giornale combatte da più di 10 anni.

Il Tar, ad epilogo della camera di consiglio dello scorso 10 ottobre, sentenzia che entro 30 giorni, a partire dalla data di pubblicazione del giorno 11 ottobre, il Comune di Teverola dovrà rilasciare tutti i documenti alla Vital One Costruzioni srl in modo che questa possa avere a disposizione ogni strumento per rivendicare ancora meglio quello che già sta rivendicando al cospetto del giudice civile e cioè l’omesso pagamento delle fatture emesse dall’azienda nonché la mancata corresponsione del prezzo  dovuto.