IL FOCUS. L’appalto truccato da 13 milioni, il rapporto tra Ninì Migliaccio e Nicola Andreozzi, la parentela con Caldoro e due motivazioni che possono coesistere

4 Gennaio 2020 - 11:12

LUSCIANO/AVERSA – Con franchezza abbiamo scritto, in merito all’avviso di garanzia recapitato all’ex assessore all’Urbanistica del Comune di Aversa, Pasquale Migliaccio, per gli amici Ninì, che esiste una coincidenza, non necessariamente qualcosa di più di una semplice coincidenza,

tra il famoso incarico affidato a Migliaccio da parte del Comune di Lusciano quale responsabile della sicurezza del cantiere, quello della rete fognaria, da far nascere per effetto di una clamorosa serie di illegalità compiute, e il fatto, perché di dato di fatto si tratta, che al tempo il via libera al finanziamento l’avrebbe dovuto dare, come effettivamente fu, la Regione Campania, governata da Stefano Caldoro, imparentato con la famiglia della moglie scomparsa dello stesso Migliaccio.

La dirigente Anastasia Russo, sfogandosi con il marito, dice di essere rimasta letteralmente stupefatta dal via libera al finanziamento dato dalla Regione.

Un placet che le crea inquietudine, perché lei contava molto sul dato delle incongruenze, delle zone d’ombra, della documentazione progettuale presentata.

Riteneva che fossero tanto leggibili da indurre la Regione a  negare il finanziamento e a togliere anche lei dai guai.

Chi come noi sta leggendo con attenzione, riga per riga, l’ordinanza è in grado di mettere insieme fatti, parole, circostanze, apparentemente scollegati tra di loro.

Come abbiamo scritto all’inizio, però, tutto ciò può essere frutto di una coincidenza.

A Lusciano ed anche ad Aversa si è formata, in queste settimane, una seconda corrente di pensiero: il super incarico da 77mila euro netti, Migliaccio lo avrebbe ottenuto attraverso una procedura che la Procura di Aversa considera illegale, in forza dei buoni offici di Nicola Andreozzi, altra vecchia conoscenza della politica aversana, visto che ai tempi delle amministrazioni comunali di Domenico Ciaramella, fu assessore in quota Forza Italia.

Nicola Andreozzi è un architetto, Ninì Migliaccio è collega e, a quanto pare, anche socio e partner professionale.

Questo giornale si è occupato, in passato, precisamente qualche mese prima delle ultime elezioni comunali di Lusciano, del rapporto intimo tra il sindaco Nicola Esposito e il Raffaele “u’ russo”, padre di Nicola Andreozzi, il cui nome è molto presente nell’ordinanza sul polo calzaturiero fondata sulle dichiarazioni del pentito Antonio Iovine “o’ ninno”.

Nicola Andreozzi è cugino diretto del sindaco, che dunque è nipote di Raffaele “o’ russo”.

Ma se ci ragiona un attimo, in questo racconto ci sono due motivazioni, quella del rapporto di parentela, che peraltro riguardava la moglie di Migliaccio e non lui direttamente, con Caldoro, e quella del rapporto con Andreozzi, imparentato, come detto, col sindaco Esposito.

C’era da ottenere un finanziamento dalla Regione con carte truccate e avere un architetto in rapporto parentale con l’allora governatore, che peraltro Migliaccio frequentava spesso, poteva tornar comodo.

Se è vero non si sa, ma verosimile lo è sicuramente.

E verosimile, se non vero fino a prova contraria, è che le due motivazioni abbiano potuto benissimo coesistere.