IL JAMBO MALEDETTO, PARTE SECONDA. La coop, la torta dei parcheggi, il notaio del “paese” dell’amministratore giudiziario Scarpa, la moglie di Ortensio Falco. We, aridatece er puzone

24 Giugno 2020 - 18:11

Non è che il clima, la situazione, le procedure di oggi, quelle orientate dalla repubblica italiana siano molte più serene, lineari di quelle “del brutto tempo che fu”

 

TRENTOLA DUCENTA – (Gianluigi Guarino) C’è maretta nelle stanze del principale se non unico bastione del potere commerciale in salsa trentolese. Si suda a dismisura, nonostante l’area condizionata. Il motore degli ascensori è rovente. E anche i solai che sembravano munitissimi, costruiti dalla premiata ditta Falco/Zagaria ora sembrano scricchiolare, ma a causa di quei, “ficcanaso” della guardia di finanza, non certo per un’opera decisa, determinata in cui viene curata, da parte dell’amministrazione giudiziaria, anche la sfera dell’apparenza della legalità, fatta di azioni chiare e precise nella loro discontinuità rispetto al passato.

Dunque, oggi, come avevamo promesso domenica a conclusione dell’articolo con il quale abbiamo ripreso i fili di questa complicatissima vicenda, continuiamo la narrazione della saga Jambo e dei maggiori protagonisti della stessa che, oggi, sono, senza ombra di dubbio, l’amministratore giudiziario Salvatore Scarpa e il super “consulente a tutto” Luigi Credendino. Chi si è perso la prima puntata, nella quale abbiamo dato anche notizia della visita avvenuta la settimana scorsa da parte della guardia di finanza della compagnia di Aversa negli uffici amministrativi della Cis Meridionale, PUO’ CLIKKARE QUI.

La liaison tra Scarpa e Credendino comincia in un giorno che gli scaramantici considerano nefasto. Ma evidentemente i due protagonisti di questa storia sono persone concrete, che non hanno neppure il tempo per riflettere e per considerare la possibilità di un ruolo giocato dalle strutture cabalistiche. Il tempo dirà se hanno avuto ragione nel non essere scaramantici o se invece magari poteva essere utile occupare qualche altra giornata del calendario che non fosse quella del “famigerato” 17 dicembre dell’anno 17.

Luigi Credendino, per gli amici Gigi, imprenditore napoletano, è esponenzialmente cresciuto rispetto ai ruoli e all’incidenza esercitati negli anni precedenti, sin dai tempi della gestione della famiglia Falco a cui Credendino è rimasto legato. Non di rado è stato, infatti, avvistato insieme all’Ortensio Falco, negli uffici della Cis. Credendino è un continuum vivente visto che nelle cose del Jambo c’è stato anche nel corso della prima gestione commissariale, pur non assumendo ancora una posizione di gran rilievo.

Con l’avvento del commercialista vesuviano Salvatore Scarpa alla carica di amministratore giudiziario, assisosi al comando nella giornata appena citata dei numeri che spaventano gli scaramantici, la stella di Credendino si è levata alta e luminosa. Questo imprenditore, a quanto pare residente ad Afragola, è divenuto il fulcro di tante attività, una sorta di interfaccia autorevolissima e potentissima dell’amministrazione giudiziaria e, di conseguenza, dell’agenzia nazionale dei beni confiscati alla criminalità organizzata, sotto la cui egida, Salvatore Scarpa si muove. 

Il Credendino è diventato forte perchè Scarpa si è fidato ciecamente di lui, salvo prenderne le distanze in maniera piuttosto tardiva e poco credibile, con una lettera “scaricaGigi” scritta proprio nei giorni della bufera legata alla visita dei finanzieri. Probabilmente, Scarpa deve aver colto degli elementi di affinità nella visione relativa alla gestione di un importante struttura imprenditorial-commerciale che lo hanno avvicinato, affratellato al buon Credendino. Fatto sta che gli ha firmato una sorta di delega in bianco per operare scelte che hanno finito per configurarlo come una sorta di amministratore surrettizio. Gigi fa, disfa, organizza, disorganizza e il più delle volte non ha neppure bisogno di dar conto ad alcuno.

Non c’è che dire: Credendino è un self made man che in due anni e mezzo, cioè a partire dal famoso 17/17 si è affrancato dall’età della sua gavetta, quella trascorsa anche con cazzuola e “cucchiarella”, per arrivare ad uno status di vero plenipotenziario dello stato, della repubblica che amministra questo enorme bene sequestrato 4 anni e mezzo orsono al clan dei casalesi, e lo fa anche presentando la sua persona con dei simboli esteriori che hanno comunque il loro valore, soprattutto nel contesto socio culturale che abita il Jambo e le sue principali attinenze. Quel coccodrillo del grande tennista francese del passato, sempre lì piantato sul cuore, parla, spesso, più di mille parole.

L’affare dei parcheggi finito, come detto, sotto la lente d’ingrandimento dei finanzieri della Compagnia di Aversa, è una delle poche sezioni operative del connubio criminale tra certa imprenditoria e clan dei casalesi a non essere stato perfettamente inquadrato nella mega indagine della dda, propedeutica all’emissione dell’ordinanza-retata del 10 dicembre 2015. E già, ancora una volta dicembre, un mese che ritorna spesso nella cabala “jambista”.

Una montagna di monetine che per chi ha vissuto il tempo della lira, monetine non sono, visto che 50 centesimi equivalgono a quasi mille lire. Siccome il Jambo è un centro commerciale che si trova in un’area con una densità demografica pari a quella delle megalopoli indiane, si può ben immaginare quante monete da 50 centesimi sono state introitate ogni giorno. Insomma, somme astronomiche.

Stando a qualche fonte interna molto ben informata, è capitato che nei mesi estivi si siano “tirati” anche 30 mila euro al mese, con una proiezione di 300mila euro all’anno che tiene conto di una flessione dei mesi più interlocutori.

Dunque, nel momento in cui salta, com’è effettivamente saltata, la società titolare di questo servizio e che ha gestito per 8 anni i soldi incassati dal parcheggio, è chiaro che uno non può non interrogarsi. Lo facciamo noi così come lo ha fatto la guardia di finanza, indagando sull’identità diretta, esplicita, ma anche sull’identità di chi avrebbe potuto benissimo manovrare, eventualmente dietro le quinte, utilizzando dei prestanomi di fatto, del nuovo soggetto che ha ereditato, attraverso un incarico diretto dell’amministrazione giudiziaria, cioè di Salvatore Scarpa, questa piccola miniera d’oro. 

Ma andiamo per ordine: chi va e chi viene, chi lascia…il malloppo e chi lo piglia. Anno 2012: è il tempo in cui la società SE.GE.FI. srl, è al centro dei principali canali di fornitura dei servizi interni del Jambo. Si tratta di un soggetto economico, riferibile in qualche modo ai legittimi interessi del maranese Terracciano senior che ha vissuto la sfortuna di avere un figliolo che ha imboccato una strada sbagliata, dato che Alessandro Terracciano è formalmente un pregiudicato.

Giusto per completare i tratti identificati della SE.GE.Fi. quest’ultima è proprietaria del 50% delle quote della Laser Service con l’altro 50% nelle mani di Maria Maglietta da Pozzuoli. Laser Service si occupa delle pulizie all’interno del centro commerciale. Insomma, una sorta di multi servizi variamente declinata nelle sue ragioni sociali visto che la “capofila” SE.GE.FI., ha gestito i parcheggi sia per quanto riguarda la manutenzione che per quanto riguarda il controllo delle entrate, sin dal 2012, cioè dai tempi in cui era la famiglia Falco a governare (si fa per dire, perchè il dominus di fatto era Michele Zagaria) le sorti del centro commerciale.

Mentre la società cara a Terracciano continuava con una certa tranquillità, a coltivare il suo business, nasceva, quatta quatta, zitta zitta, davanti al notaio Alessandro Isone, di Torre del Greco, cioè un conterraneo di Salvatore Scarpa e dei suoi familiari, titolari di un accorsatissimo studio commerciale in quell’area del sud napoletano, la Società Cooperativa J-One and Security. J-One sta per Jambo1 e Security sta per security ed evoca, non volendolo, fino a prova contraria, le tante altre security che hanno affollato molte ordinanze, riguardanti il dominio e gli investimenti che il clan dei casalesi e/o i clan napoletani, a partire dai Mallardo di Giugliano, hanno esplicato in questo specifico settore. Ciò accadeva precisamente un anno fa, cioè il 26 giugno del 2019.

Questa operazione segnava la caduta di un altro santuario della gestione dei Falco che si era sempre servita del notaio Raffaele Lupoli. Ora, a questi subentrava Isone, ottimo professionista, per carità, ma che Salvatore Scarpa, per motivi di opportunità, poteva evitare di coinvolgere, dato che si tratta di un notaio che opera nella sua zona di residenza e dato pure che Scarpa non gestisce soldi suoi, frutto di una propria attività imprenditoriale, ma rappresenta lo Stato che ha l’obiettivo di ricostituire delle condizioni di legalità e di equità che non possono non riguardare anche la forma di certi atti e dunque l’opportunità dei medesimi, al di la di quello che può essere il profilo, tutto da verificare, della loro legittimità.

Si dice che la cooperativa sia nata in un ufficio del secondo piano, attinente al Jambo, della Cis Meridionale. La costituiscono Diego Mottola da Aversa che assume la carica di presidente, Antonio Buro da San Prisco, anche lui dentro ad una discreta fortuna che lo ha portato ad emanciparsi dall’umile lavoro di manovale, fino ad arrivare al rango di imprenditore, quand’anche di cooperatore, e soprattutto, sempre per completare il consiglio d’amministrazione, il tuttofare trentolese Salvatore Eramo, di cui abbiamo già scritto domenica nel nostro primo articolo. Si tratta del figlio di Giuseppina Lovernni, storica dipendente del comune di Trentola e sorella dell’agente di polizia penitenziaria Luigi Lorvenni, pesantemente coinvolto e di recente rinviato a giudizio per la nota tangentopoli trentolese, innescata pochissimi mesi dopo le ultime elezioni, dal sindaco appena eletto Andrea Sagliocco e dall’avvocato faccendiere Saverio Griffo, ammanigliatissimo nelle stanze che contano nelle prefetture di Napoli e Caserta, insieme a tutti i riferimenti più importanti della burocrazia governante negli uffici che contano dentro a questo tormentatissimo comune dell’agro aversano.

Eramo è innamorato del marchio Jambo. L’ingresso nella cooperativa incaricata da Scarpa di gestire i parcheggi al posto della epurata SE.GE.FI., è probabilmente la conseguenza di una conoscenza e di una stima reciproca che lo lega, al di la della citata lettera, che lascia, ripetiamo, il tempo che trova, a Gigi Credendino. Eramo è un vero e proprio benemerito. Dà una mano dove serve e spesso lo si è avvistato dietro al separè del tabacchi interno al Jambo. Lo conosce palmo per palmo, il Jambo, dato che si è spesso occupato della sorveglianza interna. Ma Eramo può guardare oltre ai parcheggi, oltre alla mission della vigilanza perchè ha l’esperienza per farlo. Insomma, un vero e proprio jolly, perchè crede, come ci credevano i Falco e come ci crede, a specchio, l’amministratore giudiziario Salvatore Scarpa, nel progetto di ampliamento del centro commerciale che poi mai e poi mai dovrebbe essere frutto di una scelta operata da quello che un commissario della repubblica italiana e non certo un imprenditore che compie un investimento con i suoi soldi connotato da un rischio di impresa che colloca il medesimo in un contesto di libera concorrenza praticata. 

E’ chiaro che l’ampliamento presuppone l’instaurazione e/o il consolidamento di relazioni istituzionali. Nessuno mette in discussione l’integrità di Giuseppina Lorvenni, ma è chiaro che se sulla sua scrivania dell’ufficio tecnico del comune di Trentola dovesse approdare il progetto di ampliamento, lei dovrebbe come minimo scappare via a gambe levate, vista e considerata la posizione del figlio ormai co-titolare di uno dei servizi più lucrosi del Jambo, destinato a vedere crescere i propri incassi qualora, oltre al Jambo di oggi, nascesse il Jambo di domani, quello sognato dalla gestione Falco-Zagaria e ugualmente perorato anche dall’antitesi della stessa, cioè dall’amministrazione giudiziaria rappresentata da Salvatore Scarpa.

Quest’ultimo, a nostro avviso, non si è ancora reso conto, non ha una percezione reale della delicatezza del suo ruolo. Lui è lo Stato e nel momento in cui annovera tra i dipendenti del Jambo, di Cis Meridionale, Angela Pezone, moglie di quell’Ortensio Falco, più volte avvistato insieme a Credendino, dev’essere particolarmente rigoroso con se stesso. Perchè probabilmente la Pezone ha tutto il diritto di rimanere a lavorare lì. Diciamo probabilmente perchè non sappiamo com’è stata inquadrata quando a comandare erano il marito e il cognato.

Ora, però, riconosciuto, in purissimo stile liberale, alla Pezone quello che è nei diritti della stessa, anche questo elemento dovrebbe indurre Scarpa a stare mille chilometri lontano da certe situazioni che possono generare, come effettivamente generano, delle ombre sinistre, magari non reali, ma che nessuno può considerare frutto di una forzata strumentalizzazione.

Qui c’è una cooperativa, nata negli uffici di Cis con all’interno uno come Eramo, che soppianta la società che dal 2012 ha gestito i parcheggi e lo fa a pochissimi mesi di distanza dalla propria nascita nello studio di un professionista, di un notaio anche lui di nuovo conio, residente della zona in cui Salvatore Scarpa vive e soprattutto in cui lui e i suoi familiari coltivano i propri interessi professionali, tutt’altro che irrilevanti, che si dipanano e di propagano da un frequentatissimo studio di commercialisti in zona vesuviana.

Di questa cooperativa fanno parte persone che non vengono dalla luna, ma, a partire dall’iper citato Eramo, sono dentro alle questioni Jambo da tempo immemorabile. Una condizione, un’esperienza che spesso si è configurata come vera e propria rendita di posizione che trae origine dalle scelte compiute a suo tempo dalla gestione della famiglia Falco che, ancora oggi, è sotto processo perchè considerata una prestanome di prestigio, ma pur sempre una prestanome, al pari dei vari imprenditori locali Silvestro e Gaetano Balivo, del super boss Michele Zagaria.

Vogliamo dare per buona, sempre da un angolo visuale integralmente liberale, l’idea che tutto ciò non significhi nulla e che tutto ciò non offuschi la gestione che lo stato sta facendo attraverso il dottor Salvatore Scarpa. Detto questo, però, abbiamo il diritto, questo vale per noi, come vale per la guardia di finanza, di trovare degli elementi per capire bene come abbiano funzionato le cose in questi due anni e mezzo. Perchè sono troppe le coincidenze che prima di rubricare all’interno delle variabili casuali, occorrerà valutare con grandissima attenzione.