PENTITI 2.0 Il marito di Teresa Bidognetti arrestato martedì, collaboratore dopo una settimana. Le svolte fast dei “giovani leoni” del clan dei Casalesi

4 Dicembre 2022 - 09:58

Già partito il programma di protezione per i congiunti, compresa la figlia di secondo letto di Cicciotto

CASAL DI PRINCIPE/ S.MARIA CAPUA VETEREVincenzo D’Angelo è un nome relativamente nuovo tra quelli dell’ultima generazione del clan dei Casalesi , storico cartello criminale che ha accolto Vincenzo D’Angelo, nato, cresciuto e pasciuto a Santa Maria Capua Vetere, per una sorta di assimilazione di sangue, visto che D’Angelo, com’è arcinoto ai lettori di Casertace, è il marito della non certo docile Teresa Bidognetti, ultima nata dei tre figli di secondo letto, di Francesco Bidognetti, cofondatore del clan dei Casalesi e in carcere da più di trentun anni, visto che il suo arresto risale al 1991. L’assimilazione di D’Angelo alle dinamiche del clan è avvenuta negli ultimi sette otto anni. Ed è soprattutto di questo periodo di partecipazione attiva che D’Angelo potrà eventualmente rendere oggetto della sua collaborazione, divenuta ufficiale da circa ventiquattro ore con l’attivazione del programma di protezione per i suoi congiunti e, a quanto pare, anche a vantaggio di sua moglie Teresa, la quale, accettandolo, dimostrerebbe di aver condiviso pienamente la scelta del marito, destinatario con lei, dell’ordinanza di custodia cautelare che ha portato all’arresto di 41 persone tra esponenti vecchi e nuovi delle fazioni Bidognetti

e Schiavone del clan dei Casalesi. È una camorra delle estorsioni, della violenza e della droga quella che D’Angelo potrà raccontare ai magistrati della Dda. Una camorra che ha tentato s più riprese di riorganizzarsi in questi ultimi anni con una determinazione che si riassume di condensa nella fortissima motivazione crinale mostrata da Gianluca Bidognetti, fratello di Katia e Teresa e cognato di Vincenzo D,’Angelo
Una determina ione che lo ha portato ad impugnare un telefonino come se si trattasse di una pistola, e ad impartire dal carcere in cui è recluso, ordini agli uomini impegnati all’esterno.