IL NOME. ARRESTATO IMPRENDITORE. Tonnellate di rifiuti nascosti in una cava
3 Giugno 2024 - 11:08
NAPOLI – In data odierna, militari della Polizia Locale di Napoli, del Nucleo Operativo Ecologico dei
Carabinieri e del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza hanno eseguito
una ordinanza applicativa di misura cautelare emessa dal G.I.P. del Tribunale partenopeo, dott.
Antonio Baldassarre, su richiesta della Procura della Repubblica – Sezione V “Ambiente Edilizia
Urbanistica” (sostituto procuratore Giulio Vanacore), nei confronti di un imprenditore campano e
delle sue aziende operanti nei settori dell’edilizia e dello smaltimento rifiuti, con a carico gravi indizi
di reato per inquinamento e disastro ambientale.
Agli arresti domiciliari è finito l’imprenditore Bruno Sansone, tre anni fa già coinvolto nell’inchiesta sulla mancata bonifica della cava Suarez, sottoposto al divieto di dimora con sequestro di beni da tre milioni di euro.
Dalle indagini svolte, corroborate da precedenti risultanze processuali, da accertamenti dell’Agenzia
Regionale Protezione Ambientale della Campania e dalla consulenza tecnica di una professoressa
universitaria di geologia ambientale, è emerso che, nel corso degli anni, il predetto imprenditore
avrebbe
di una cava dismessa del capoluogo partenopeo, posta all’interno del Parco Metropolitano delle
Colline di Napoli, nell’area denominata “ex cava Suarez”.
In particolare, quale esecutore e appaltatore delle opere di ripristino e recupero ambientale della
predetta area, l’indagato avrebbe ivi realizzato una discarica abusiva sversando e smaltendo
illecitamente un volume di rifiuti pari ad almeno 146.000 – 176.000 metri cubi (corrispondente ad
una massa compresa tra le 200.000 e 250.000 tonnellate), incluse notevoli quantità di amianto
frantumato. Per avere un’idea dell’entità dello scempio perpetrato, basti dire che il volume dei rifiuti
illecitamente smaltiti, per come valutato dalla consulente, è pari a quello di un edificio con una base
di 90 metri per 90 metri e un’altezza di 7/8 piani.
Tale condotta avrebbe contribuito ad alterare l’equilibrio naturale del sito in esame, rimediabile solo
con interventi particolarmente onerosi ed eccezionali, determinando una significativa offesa alla
pubblica incolumità per via dell’inquinamento dell’area e dell’esposizione al pericolo di un numero
considerevole di persone, trattandosi di zona densamente urbanizzata.
Su queste basi, l’indagato è stato posto agli arresti domiciliari e, contestualmente, sono stati sottoposti
a sequestro preventivo gli autocarri e le macchine per il movimento terra delle società a lui
riconducibili (per un valore quantificato in circa 1 milione di euro), una delle quali, direttamente
beneficiaria delle condotte contestate, è stata anche interdetta dall’esercizio dell’attività
imprenditoriale.
Il medesimo imprenditore era già stato rinviato a giudizio per l’omessa bonifica proprio di cava
Suarez, ordinata sia dal Comune di Napoli che dal giudice penale, con il sequestro di tre milioni di
euro a suo carico, mancando di intervenire per il ripristino dell’area da almeno cinque anni.
Il provvedimento eseguito è una misura cautelare disposta in sede di indagini preliminari, avverso cui
sono ammessi mezzi di impugnazione, e il destinatario dello stesso è persona sottoposta alle indagini
e quindi presunta innocente fino a sentenza definitiva.