IL…”QUASI PENTIMENTO” di Luigi Trombetta. Quelle due lettere anomale scritte ai pm: “Vi racconto tutto su un omicidio e sulle mie estorsioni”

16 Agosto 2019 - 13:10

MARCIANISE – Negli anni 2015 e 2016 il boss Luigi Trombetta scrisse due lettere ai magistrati per raccontare del delitto di Giovanni Battista Russo. In queste due missive, il cui contenuto è stato confermato anche durante gli interrogatori, spiega il ruolo da lui ricoperto: fece da “specchiettista”, cioè avvistò il Russo davanti ad una carrozzeria, in via Musone e avvertì, seduta stante, Domenico Belforte.

Un’ora dopo quella telefonata, passando da lì, Trombetta vide le forze dell’ordine: il delitto era stato consumato, così come aveva deciso Mimì Mazzacane. Nella prima lettera, Trombetta spiega anche di essere stato l’autore di quasi tutte le estorsioni riportate nella pen drive tenuta da Bruno Buttone.

Nella seconda lettera, spedita ad un anno di distanza dalla prima, invitava il pubblico ministero ad agire penalmente contro di lui, perchè partecipante all’omicidio Russo. Riferiva di volersi dissociare dal clan di Domenico Belforte, collaborando con la giustizia, per il bene dei suoi familiari.

Anche Trombetta ha confermato, così come gli altri pentiti, che Giovanni Battista Russo si era salvato, pur essendo in auto con Giuseppe Farina quando quest’ultimo fu assassinato dai killer del clan. Ma Domenico Belforte, alla fine, decise che quel testimone scomodo doveva essere eliminato.

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