Ad Script

Il sindaco Velardi “cacci i soldi” e paghi le tasse come i suoi concittadini. Deve al popolo almeno 5 anni di Imu non pagata

21 Giugno 2022 - 20:57

Siamo riusciti a venire a capo di ciò che la fascia tricolore ha dichiarato nel gennaio scorso alla Repubblica Italiana nella sua rappresentazione di catasto immobiliare. E così il terzo piano famigerato è diventato…

 

MARCIANISE (g.g.) – Ci vuole calma e sangue freddo con il sindaco Antonello Velardi. Bisogna partire dal presupposto che lui possiede un senso della legalità molto personale e anche significativamente aleatorio.

Guardate, la questione della casa abusiva, soprattutto relativamente al modo con cui ha gestito e sta gestendo le fasi successive alla ufficializzazione dell’indagine giudiziaria a cui è stato sottoposto e dell’autocertificazione, da parte sua, dell’abuso compiuto, è realmente difficile da raccontare utilizzando un registro giornalistico, perché il suo narrato somiglia a un fatterello che sembra quello riguardante un Pinco Pallino qualsiasi, il quale, avendo compiuto un abuso edilizio, cerca di trovare una scappatoia, un pertugio, un espediente, un qualcosa che gli permetta di evitare danni economici nel momento in cui è chiamato a ricostituire lo status quo ante, cioè l’identità dei vani, dei locali, delle stanze usati per destinazioni diverse da quelle previste e sancite nel permesso a costruire.

Uno è portato a pensare che un sindaco, a un certo punto della giostra, non si possa comportare come un Pinco Pallino qualsiasi, visto che dovrebbe essere naturalmente portato a fronteggiare il problema della propria reputazione, della propria credibilità personale, andando conseguentemente a fare anche di più di quello che la legge gli impone di fare.

Buonanotte! Questo qua, due mesi dopo la notifica dell’ordinanza di abbattimento, firmata dall’allora dirigente Anacleto Fuschetti, accatastava la sua casa, arrampicandosi e abbarbicandosi ad espedienti di ogni genere.

Nel dettaglio, sapete come ha qualificato il famoso terzo piano, che lui ha utilizzato come un appartamento di abitazione per anni ed anni, rendendolo un tutt’uno, cioè un’unica unità abitativa con il secondo piano, ugualmente di residenza, attraverso la costruzione di una scala interna che non stava né in cielo e né in terra, ma soprattutto non stava nei contenuti del permesso a costruire ottenuto tra gli anni 2003 e 2004? Come “locale di sgombero”. 

No, correggiamo, perché la questione non è certo di lana caprina. L’ha qualificato più volte come locale di sgombero. In poche parole, ha appiccicato la stessa dicitura catastale ad ognuna delle stanze del sottotetto-deposito. Alla Repubblica Italiana, l’uomo in fascia tricolore ha detto di aver costruito un terzo piano, di averlo utilizzato come sottotetto non abitabile, come deposito, come suppigno, ma siccome gli piaceva passare il tempo con la scatola del gioco “Il piccolo ingegnere”, ha creato il primo esempio di suppigno suddiviso in vani: stanza numero 1, ambiente numero 2, un’area che somiglia, ma somiglia solo, per carità, a un cesso.

Ma così, per scherzare. Perché comunque a fine gennaio scorso Velardi ha falsificato al Catasto, come locale di sgombero, ognuna di queste stanze giocosamente ricavate.

Dunque, ricapitoliamo: il sindaco Antonello Velardi, quello a cui recentemente la comandante dei Vigili Urbani Guglielmina Foglia ha fatto premurosamente indossare (VEDI FOTO) la fascia tricolore prima dell’evento dei Visocchi, ripetiamo, l’uomo in fascia tricolore ha dichiarato alla Repubblica italiana, a gennaio scorso, che il suo terzo piano è formato da 4, 5, 6 sottotetti, o meglio, da un sottotetto da cui vengono fuori 4, 5, 6 depositi o locali di sgombero che dir si voglia. Quello è stato il terzo piano e non, invece, una residenza abitata, così come risulta incontestabilmente dall’ordinanza di abbattimento. Siccome il Catasto non ha mai conosciuto l’identità dell’utilizzo che Velardi ha fatto di quel terzo piano per 18 anni, noi siamo autorizzati a cazzeggiare sulla scatola del “piccolo ingegnere” e su tutto il resto.

Perché noi già immaginiamo la confutazione: ma io, il 13 dicembre, a proposito della comandante Foglia e dell’ingegnere del Comune, architetto Angelo Piccolo, ho presentato un’autocertificazione, una dichiarazione di avvenuta ottemperanza dell’ordinanza di abbattimento. Per cui, quelle che una volta erano stanze di residenza, oggi sono divenute stanze adibite a locali di sgombero.

Eh già, ecco perché noi diciamo da settimane, da mesi, che la decisione cosciente, volontaria, anzi premeditata di non realizzare immediatamente un sopralluogo nei locali di quel terzo piano, pesa e peserà sulla causa del completo accertamento della verità, e dunque, peserà sulle spalle delle strutture istituzionali di responsabilità dell’architetto Angelo Piccolo e della comandante Guglielmina Foglia.

Oggi, in quel terzo piano c’è un massetto, ma non sappiamo se sotto al massetto ci sia una coperta di plastica a protezione del pavimento di residenza. Perché se fosse così, Velardi a fine gennaio, forte della certezza matematica che se la sarebbe potuta prendere comoda, tanto il sopralluogo non l’avrebbero fatto, ha dichiarato che il terzo piano fosse formato, caso da portare all’attenzione dei grandi studi di architettura di Tokyo e New York, di un sottotetto diviso in vani tutti adibiti a locali di sgombero. Dichiarandolo, ripetiamo, ad un Catasto che non ha mai potuto registrare l’utilizzo abitativo e che dunque non sa il vero motivo di quel sottotetto a più vani.

Ma i locali di sgombero non hanno un pavimento di qualità, utilizzabile per residenze. Dunque, se questo fosse ancora incardinato, al Catasto andava anche dichiarato che “siccome io sono un po’ pazzerello, ho dotato ogni locale di sgombero di un pavimento elegante”.

Stando alla fotografia autocertificata e depositata al Catasto circa 5 mesi fa, i due piani, cioè il secondo ed il terzo, collegati da una scala interna, quella abusiva, rappresentano un’abitazione unica su due livelli. Un cosiddetto duplex, la cui ampiezza complessiva, al netto delle murature e del vano scala esterno condominiale, è di 350 metri quadrati. Poi c’è il primo piano, in cui abitano i genitori, ma che è ugualmente intestato ad Antonello Velardi, su cui poi dovremo un attimo ragionare in un altro articolo, visto che di tempo e anche di tranquillità ne abbiamo a iosa.

Ora, ritorniamo alla questione fiscale relativa al’Imu, perché di Tari non abbiamo ancora parlato e lo faremo presto partendo da uno strano sopralluogo che il Comune di Marcianise afferma di aver compiuto nel 2015, allo scopo di misurare le superfici da sottoporre al calcolo della tassa rifiuti.

Come abbiamo scritto negli ultimi articoli, sono esentati dal pagamento dell’Imu i proprietari di prima casa, a condizione che questa non superi l’ampiezza di 240 metri quadrati. In caso contrario, la dimora viene classificata come “casa di lusso”, con la conseguenza di non essere più in esenzione.

L’Imu si paga sulla superficie abitabile/abitata. Stando a quello che Velardi ha dichiarato a gennaio al Catasto, il terzo piano, ad oggi, non è più abitato e neppure abitabile. Dunque, le sue dimensioni andrebbero scomputate dai 350 metri quadri dichiarati per l’unità abitativa formata dal secondo e dal terzo piano, collegati da una scala interna, sopravvivenza ancora abusiva se la scala sta ancora là.

Ciò non ci permette, almeno per oggi, di stabilire se la superficie tassabile vada a fissarsi sopra o sotto la soglia dei 240 metri quadri.

E d’accordo, dato che i signori Piccolo e Foglia questo hanno voluto, diamo per buono quello che Velardi ha autocertificato, cioè la sua ottemperanza rispetto all’ordinanza di abbattimento, con conseguente ripristino dell’originaria destinazione d’uso del suppigno, del terzo piano a vani.

Mettiamo pure che nel gioco delle norme, ci troviamo di fronte a un caso, il che è tutto da dimostrare ed è tutt’altro che scontato, di prescrizione quinquennale. E infine, avrebbero detto gli antichi venditori di pentole, ci vogliamo rovinare e concediamo anche una misura che si attesta sotto ai 240 metri quadrati.

Ok, ma siccome Antonello Velardi fino al 13 dicembre 2021 ha abitato, come lui stesso ha dovuto ammettere, quel terzo piano utilizzandolo come dimora di residenza, con tutti gli annessi e connessi, arredi e complementi d’arredo, ora almeno i 5 anni precedenti, cioè quelli che partono dal 13 dicembre 2016, li vuoi pagare o no, visto che quell’area abitata era quota parte di questi 350 metri quadri che tu oggi dichiari al Catasto come superficie complessiva del secondo e del terzo piano?

Vuoi mettere mano alla tasca, con tutti i soldi che hai preso dalle casse del Comune per i permessi farlocchi, adempiendo almeno a questo obbligo indiscutibile?

Perché va bene la prescrizione penale, va bene la prescrizione fiscale che ti salva dal 2004 al 2016, ma tu, a dicembre di quell’anno, eri già sindaco di Marcianise e per 5 anni, formalmente fino al 13 dicembre 2021, data di interruzione dell’abuso, ma solo per volere dei signori Piccolo e Foglia, hai indiscutibilmente abitato quel terzo piano.

Lo hai dichiarato tu, sei reo confesso. E nel momento in cui a gennaio fai il conto dei metri quadrati, diventa indiscutibile che in questi 5 anni l’unità abitativa formata dal secondo e dal terzo piano uniti dalla scala abusiva, costituisse una casa totalmente adibita a residenza, in violazione del permesso a costruire, ma comunque adibita a residenza. 350 metri quadrati sono 110 metri quadrati in più rispetto al limite di esenzione.

Fa il sindaco per una volta, fai l’uomo e caccia i soldi che devi alle casse della città.