IMPRENDITORI ARRESTATI. Le cure in Francia per la mamma di Michele Zagaria. Nicola Diana davanti ai pm: “Pagavamo 30mila euro al boss”

16 Gennaio 2019 - 19:38

GRICIGNANO D’AVERSA/CASAPESENNA – Sono stati i collaboratori di giustizia, una volta vicini a Zagaria, come Massimiliano Caterino, a parlare dei Diana quali imprenditori collusi, descrivendoli come componenti di un vero e proprio “cerchio magico” formato da operatori economici al servizio del boss e del clan.

Caterino e’ stato il primo tra i collaboratori a parlare del presunto “doppio gioco” dei Diana. Nicola Diana, dopo alcune dichiarazioni del pentito, il 29 febbraio 2016, si presenta spontaneamente ai pm, prima “ostentando – si legge nell’ordinanza di arresto firmata dal Gip Miranda – il loro impegno per le legalita‘”, quindi ammettendo di “aver pagato negli anni con somme di 30mila euro Michele Zagaria in quanto vittime di richieste estorsive“.

Il Gip bacchetta Diana per non aver mai denunciato le estorsioni subite. Caterino riferisce che Armando Diana, fratello di Mario, avrebbe anche aiutato la mamma di Michele Zagaria quando quest’ultima ebbe bisogno di cure mediche in Francia, facendola soggiornare presso una famiglia di amici. Un rapporto talmente stretto che quando il clan Russo, vicino agli Schiavone, mando’ i propri uomini a chiedere il pizzo ai Diana, dovette fermarsi.

Non tutti i pentiti pero’ la vedono in modo cosi’ netto. L’ex boss oggi pentito Antonio Iovine, dopo aver accusato il padre dei gemelli, Mario, ucciso nel 1986 e ritenuto in una sentenza definitiva vittima innocente del clan, di essere stato fino alla morte uno degli imprenditori “amici

del clan“, dice che i figli Antonio e Nicola non erano soci di Zagaria, ma pagavano 30mila euro all’anno “per stare tranquilli“.

Un altro pentito, Michele Barone, fratello della moglie di Antonio Diana ed ex fedelissimo del boss, difende i parenti acquisiti. “Antonio e Nicola Diana – racconta – non hanno mai avuto rapporti ne’ hanno mai versato somme a Michele Zagaria“; Barone riferisce solo di un “regalo” di 20mila di euro, ovvero una tangente, versato dai Diana a Zagaria, con i soldi che pero’ non furono mai consegnati al boss ma trattenuti da Barone, che per questo fu anche picchiato da Zagaria. Il racconto di Barone, in virtu’ del legame con i Diana, non viene pero’ ritenuto attendibile dal Gip.