Equivoco o caso? “Inchino” degli accollatori di sant’Elpidio davanti la casa dei fratelli Zagaria. Il sacerdote tuona: “Fermi! Questo si fa con i camorristi!”

28 Maggio 2018 - 16:19

CASAPULLA (g.g.) – Don Mariano, vice in una delle parrocchie di Casapulla, l’ha fatta grossa, anzi, l’ha detta grossa.

Scena: ritorno verso la chiesa della processione dell’effige di sant’Elpidio, molto venerato dalla comunità casapullese. Tanta gente presente, gli accollatori intenti a preparare le operazioni di rientro. Prima che questo avvenga, avvicinano la statua a una cappellina che io trova proprio di fronte a loro. Qui farebbero una sorta d’inchino. Eccola qua: la parola peccaminosa, che porta pure male. L’inchino di schettino davanti all’isola del giglio, l’inchino di Sarri davanti a uno stadio San Paolo adorante, viatico di un addio rovente.

Poi ci sono gli inchini mafiosi, che a ricordarli ci ha pensato don Mariano, il quale da una certa distanza ha redarguito gli accollatori: “Ma che fate gli inchini come si usa con i camorristi?”. ora, a meno che ndon Mariano non fosse tanto stanco da aver perso lucidità, è chiaro che una cosa del genere non la poteva non collegare a un gesto popolare, discutibile, rivolto a un’altra icona della cristianità: cioè la statua della cappellina.

A complicare le cose e ad aprire la strada a mille congetture il fatto che proprio al lato di quella cappellina ci sono le dimore dei fratelli Zagaria. Della consigliera provinciale e comunale Raffaella, il fratello Francesco e l’altro fratello. Dato che il papà, costruttore edile, insieme a un fratello, sono già entrati nei testi delle ordinanze della Dda, abita a Casagiove. Va però sottolineato che il genitore di Raffaella Zagaria è stato prosciolto.

Si parla di un contributo economico dato dagli Zagaria per la festa di sant’Elpidio, utilizzato per i fuochi. Naturalmente in paese non si parla d’altro. Don mariano non ha spiegato, poiché sarebbe difficile spiegare che sarebbe cosa brutta e malvagia un inchino, che di solito si fa in chiesa davanti a un sacramento, regalato a chi quella cappellina è dedicata, sia un gesto di deferenza nei confronti della criminalità organizzata.