INDAGATI DUE MEDICI del 118. “Se lo portiamo in ospedale prende il Covid”, muore dopo mezz’ora nel suo letto. La denuncia della madre e dei familiari

19 Febbraio 2021 - 11:52

Oggi pomeriggio l’esame autoptico sulla salma del 46enne. Stamattina, il pubblico ministero Gionata Fiore ha nominato il perito della Procura

 

BELLONA – “Se lo portiamo all’ospedale prende il Covid”. E dopo mezzora spira nel letto di casa in una pozza di sangue, a soli 46 anni. Questa è la ricostruzione dei fatti operata dai congiunti della vittima di quello che si configurerebbe, qualora la trama degli avvenimenti fosse confermata dalle indagini già aperte dalla procura della repubblica di Santa Maria Capua Vetere come un caso di mala sanità, in grado di configurare anche il reato di omicidio colposo

La denuncia formale è stata presentata dai familiari di Michele Messuri, di Bellona che sono assistiti da Studio3A-Valore S.p.A.: una vicenda su cui la Procura di Santa Maria Capua Vetere, per il tramite del Pubblico Ministero dott. Gionata Fiore, ha subito aperto un procedimento penale proprio con quella ipotesi di reato che abbiamo ipotizzato all’inizio: omicidio colposo in concorso, iscrivendo nel registro degli indagati due medici e disponendo l’autopsia sulla salma della vittima.

Messuri, che abitava appunto a Bellona con l’anziana mamma Maria (era epilettico, ma assumeva regolarmente i farmaci prescritti), lunedì 15 febbraio 2021 avrebbe cominciato a manifestare difficoltà e insufficienze respiratorie sempre più serie, al punto che i familiari nel pomeriggio hanno chiamato il 118. I sanitari, sopraggiunti alle 17.30 con l’ambulanza dall’ospedale di Caserta, gli avrebbero misurato la saturazione di ossigeno, la febbre (già alta) e altri parametri, senza però, sempre stando a ciò che i congiunti del 46enne hanno messo nero su bianco nella loro denuncia, sottoporlo al tampone, e non avrebbero ritenuto necessario trasportarlo al pronto soccorso, limitandosi a prescrivergli un antipiretico, un antibiotico e del cortisone e a indirizzarlo dal suo medico di famiglia per le relative ricette.

L’indomani mattina, 16 febbraio, però, la situazione è precipitata e ai problemi respiratori si sarebbero aggiunti anche un reflusso di sangue sempre più copioso, dal naso e dalla bocca. In casa, chiamati d’urgenza dalla madre della vittima, sono accorsi il cognato e una delle tre sorelle ed è stato nuovamente richiesto l’intervento del 118. L’autolettiga da Caserta arriva poco prima delle 8 e gli operatori sarebbero rimasti, sempre stando al racconto dei familiari, circa un’ora, sottoponendo Michele agli stessi accertamenti dei colleghi intervenuti il giorno prima. Neanche stavolta, lo dobbiamo ripetere perchè effettivamente la storia se fosse confermata avrebbe dell’incredibile, dunque, sempre secondo la denuncia presentata dai congiunti, l’avrebbero sottoposto il tampone. Prima di ripartire, l’equipaggio avrebbe confermato le medesime prescrizioni, tra cui c’era un medico, antibiotico e cortisone.

A quel punto, i familiari si sarebbero mostrati sempre più interdetti di fronte al loro congiunto che giaceva lì a letto con una copiosa perdita di sangue. Avrebbero insistito per il ricovero. E qui avrebbero ricevuto la seguente risposta:  “Se ce lo portiamo rischia di restare contagiato dal Covid. E’ peggio”. Mezzora dopo la loro partenza, alle 9.30, Michele accusa la crisi finale, non respira più: sotto gli occhi disperati della mamma, la sorella e il cognato tentano di praticargli il massaggio cardiaco e richiamano, per la terza volta, il 118. Ma non c’è niente da fare. Quando, un’ora e mezzo dopo, alle 11, arrivano i sanitari, avrebbero messo in atto tutte le manovre rianimatorie, provando anche con il defibrillatore, ma il paziente era già spirato.

Sconvolti dall’improvvisa perdita ma anche comprensibilmente scioccati per la condotta dell’equipaggio della prima ambulanza intervenuta quel martedì, ritenuta superficiale se non omissiva, e convinti che, se fosse stato condotto subito all’ospedale, il loro caro si sarebbe potuto salvare o almeno avrebbe avuto più chance di sopravvivenza, i familiari di Messuri, attraverso il consulente legale Vincenzo Carotenuto, si sono affidati a Studio3A-Valore S.p.A. e nella stessa giornata di martedì 16 febbraio hanno presentato formale denuncia querela presso la stazione dei carabinieri di Vitulazio. Nell’esposto hanno chiesto all’autorità giudiziaria di porre sotto sequestro la salma per procedere con un’autopsia e di avviare tutti gli accertamenti necessari per fare piena luce sui gravi fatti e su eventuali responsabilità da parte dei sanitari, con particolare riferimento agli operatori dell’ambulanza intervenuta poco prima delle 8 del mattino del 16 febbraio.

Istanze prontamente riscontrate dal Sostituto Procuratore di Santa Maria Capua Vetere, dott. Fiore, che ha aperto un fascicolo indagando due medici dell’equipaggio dell’ambulanza del 118, P. S. e N. M., e disponendo la perizia autoptica che sarà fondamentale per capire le cause della morte del quarantaseienne e quindi per valutare anche il comportamento dei sanitari: l’incarico sarà affidato quest’oggi, venerdì 19 febbraio 2021, alle 14.30, presso gli uffici di piazza della Procura di Santa Maria. Alle operazioni peritali, che si svolgeranno a seguire all’ospedale di Caserta, parteciperà anche il Luca Lepore, medico legale di parte per la famiglia Messuri messo a disposizione da Studio3A.