Infiltrazioni del clan in politica, arrestato ex sindaco

30 Gennaio 2020 - 11:15

REGIONALE – L’ex sindaco di Marano, nel Napoletano, Mauro Bertini, 75 anni, oggi consigliere d’opposizione, e’ stato arrestato per concorso esterno in associazione a delinquere di stampo mafioso per presunti legami con clan Polverino e corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio. La misura cautelare riguarda altre due persone, l’imprenditore Angelo Simeoli e l’allora dirigente dell’ufficio tecnico Armando Santelia. L’imprenditore e l’ex primo cittadino, poiche’ ultrasettantenni, sono ai domiciliari. Per Santelia il gip ha disposto la misura interdittiva della sospensione dai pubblici uffici per 12 mesi. Bertini gia’ in passato e’ stato destinatario di un provvedimento restrittivo in una indagine su rapporti tra la cosca, tra le piu’ potenti ed economicamente forti della Campania, e le amministrazioni locali, ma e’ stato assolto dalle accuse.

I tre destinatari delle misure cautelari sono indagati, a vario titolo, per concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio aggravata dalle finalita’ mafiose per aver favorito il clan Polverino. Il provvedimento restrittivo e’ nato da un troncone di indagini prosecuzione di quella che il 24 maggio 2017 ha portato ai domiciliari di 5 indagati anche per concorso esterno in associazione mafiosa, documentando come gli imprenditori Aniello e Raffaele Cesaro, di Sant’Antimo, fratelli del parlamentare Luigi, in societa’ con esponenti dei Polverino, con il sostegno del boss Giuseppe detto ‘o Barone, tra gli anni 2005/2006 fossero riusciti ad aggiudicarsi la concessione per l’esecuzione dei lavori di realizzazione del locale Piano di insediamento produttivo.

Accertamenti di tipo patrimoniale e bancario, riscontri di intercettazioni e di dichiarazioni rese dagli indagati del maggio 2017, hanno permesso di ricostruire il ruolo avuto da parte di figure appartenenti alla amministrazione comunale di Marano e al mondo dell’imprenditoria. Bertini e Santelia, il primo anche in cambio di 125mila euro versati dai fratelli Cesaro, avrebbero favorito l’aggiudicazione alla societa’ riconducibile a quest’ultimi della commessa per l’opera pubblica, del complessivo valore di oltre 40 milioni di euro.

Simeoli, alias Bastone, imprenditore edile gia’ a processo per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, era partecipe dell’accordo corruttivo, e ha monetizzato, celando l’operazione con apparenti attivita’ svolte da proprie societa’, 5 assegni bancari per complessivi 62.500 euro, somma poi fatta avere al Bertini, a saldo di altri 50mila euro, dati in contanti sempre a Bertini direttamente dai fratelli. Bertini e Simeoli sono inoltre indagati per la realizzazione, tra gli anni 2004-2006, in violazione del Piano regolatore comunale vigente, di un complesso residenziale composto da 27 appartamenti e 9 attivita’ commerciali, edificato con l’abbattimento di una vecchia tenuta in stato di abbandono, Masseria Galeota. I lavori sono stati eseguiti da una societa’ di costruzioni di Simeoli che, per ricevere le previste autorizzazioni, ha dato a Bertini denaro. Santelia, dirigente dell’Ufficio tecnico, gia’ a processo per un reato poi prescritto di violazioni in materia urbanistica, su direttive di Bertini, aveva consentito a Simeoli di presentare una semplice Dichiarazione di inizio attivita’ al posto della necessaria concessione edilizia. Contestualmente e’ stata data esecuzione a un provvedimento di sequestro preventivo di beni per un valore stimato in circa 1 milione di euro.