LA CAMORRA DI MARCIANISE. Arriva Rockefeller e Angelo Piccolo “sfotte” Andrea Letizia: “Lui è Al Capone, mica può andare a casa sua!”

11 Aprile 2019 - 13:09

MARCIANISE(g.g.) E’ una conversazione carceraria non giovanissima, non recentissima. Ma l’abbiamo selezionata perchè rappresenta un elemento di comprensione importante degli equilibri fragili e spesso variabili di questo clan Piccolo-Letizia che, dopo i colpi inferti dalla giustizia ai Belforte Mazzacane, loro storici rivali a partire dalla prima scissione, quella dei Piccolo, datata 1984, proseguendo con la seconda scissione, frutto del duplice omicidio dei coniugi Giovanna Breda e Biagio Letizia, della famiglia di quest’ultimo che, a partire dal figlio dei due uccisi, cioè Salvatore Letizia, lasciò il cartello dei Mazzacane per entrare in quello avversario dei Quaqquaroni.

Come abbiamo scritto nei giorni scorsi, Achille Piccolo non aveva nel 2009, alcuna intenzione di lasciare il comando del clan. Dunque, parlando con il fratello di Angelo, nel carcere di Fossombrone, commenta con fastidio il racconto relativo alla ricerca dei nuovi equilibri tra le due famiglie dell’unico cartello criminale, all’indomani della scarcerazione per fine pena, di Pasquale Piccolo, detto Rockefeller, che poi abbiamo pure capito finalmente il perchè di questo soprannome.

E qui viene fuori un episodio significativo. La camorra, ma in generale tutti i clan malavitosi organizzati, esprimono una ritualità delle forme comportamentali che non sono formalismi, ma che costituiscono addirittura sostanza, in grado addirittura di scatenare azioni di violenza.

Achille e Angelo Piccolo parlano dell’arrivo a Marcianise di Pasquale Rockefeller. Achille formula una domanda: “Ma Andrea Letizia è andato a salutarlo?“. Risposta secca: “No”. E qui si capisce immediatamente che almeno all’inizio tra Pasquale Piccolo e Andrea Letizia c’era un conflitto latente sulla titolarità del ruolo di guida criminale del gruppo. Al riguardo, Angelo Piccolo racconta, dopo aver fatto una battuta (“Al Capone può mai andare là, da lui?!“) di una sorta di sfogo fatto da Letizia il quale dice che per 7 anni, quando ha dovuto reggere l’intero clan, si è esposto a rischi enormi, “dovendo ricevere almeno 15 pregiudicati al giorno“. Insomma, una roba da studio di un luminare della medicina.

Cosa vuole dire Andrea Letizia? “We, Rockfeller, tu arrivi fresco fresco e vuoi comandare tutto, ma qui ci siamo fatti il mazzo.” L’altro sembra dire: “Non sono stato in vacanza, ma in carcere.” Alla fine sempre dalla conversazione intercettata tra Achille e Angelo si capisce che Andrea Letizia e Pasquale Piccolo, si sono poi incontrati e hanno anche definito una sorta di equilibrio di poteri e di spazi di intervento, mettendo al riparo il clan da pericolose tensioni disgregatrici.

E veniamo a Rockfeller, che, ricordiamo per chi non lo sapesse, è il cognome di una dinastia americana che col passar del tempo è diventata sempre più ricca fino ad arrivare, da posizioni conservatrici, alla vice presidenza degli Stati Uniti, con Gerard Ford il quale, nel 1974, a sua volta da vice presidente, sostituì il dimissionario Richard Nixon, travolto dallo scandalo Watergate (“Tutti gli uomini del presidente“), nominando un nuovo numero due alla Casa Bianca, cioè Nelson Rockefeller.

Dunque, è un soprannome che pesa. Ma non buttato lì a caso. Leggete questo passaggio. A parlare, sempre durante la stessa conversazione è Angelo Piccolo che porta evidentemente al fratello Achille le notizie dall’esterno: “Devo mettere pure i figli miei a fare impresa, perchè non esiste proprio.” In poche parole, Rockefeller voleva cambiare la faccia della camorra marcianisana: non più estorsioni ad imprenditori ma partenership attraverso l’assegnazione di lavori in subappalto ad altri soggetti giuridici controllati in qualche modo proprio dai suoi figlioli.

Andrea Letizia, più pratico e meno visionario, questi discorsi non li voleva sentire tanto. Lui era un tradizionalista delle vecchie metodologie criminali. Le estorsioni, la rete, la lista degli indirizzi storicamente conservata, garantivano entrate sicure, riparate dal rischio d’impresa.

In conclusione, sempre collegandoci a questo estro imprenditoriale di Pasquale Piccolo Rockefeller, va segnalato la pulsione, non certo amichevole che quest’ultimo ha nei confronti di Gaetano Petruolo, visto un pò come il fumo negli occhi proprio perchè era riuscito a crearsi uno spazio imprenditoriale, dello stesso tipo di quello che Pasquale Piccolo voleva realizzare per i figli: “Lui ha detto – racconta Angelo Piccolo al fratello detenuto – che a Gaetano non lo vuole far lavorare più.

 

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