LAPRIMA PUNTATA. DDA ACCUSA CARLO MARINO. La Energetika Ambiente, Carlo Savoia, imprenditori di mafia e quel super contratto per l’Ilva di Taranto

19 Novembre 2018 - 10:09

CASERTA (Gianluigi Guarino) – Questa è la storia, non di “uno di noi”, ma sicuramente, di uno, due, tre e altri ancora di loro, di quelli, cioè, con cui non abbiamo voluto mai avere a che fare.

Faccendieri, mafiosi, mezzi mafiosi, camorristi, mezzi camorristi, che hanno riempito quella cosiddetta zona grigia dove grazie a patrimoni e a capitali a dir poco di dubbia provenienza hanno controllato, monopolizzato e dominato i centri di spesa più importanti del paese.

Questa è la storia di uno, due tre e molti altri ancora di loro. Questa è, dunque, anche la storia di Carlo Savoia, che dal 19 febbraio scorso, data di pubblicazione della prima puntata della nostra inchiesta giornalistica sul consorzio Cite, Casertace ha fatto riaffiorare dall’oblio in cui sapientemente Savoia si era calato, e con il quale aveva schermato le sue smodate ambizioni che lo hanno portato a diventare da faccendiere utile per ogni bisogno e per ogni bisogna della politica indigena, che lo ha utilizzato mettendolo al timone di enti di sottogoverno e di aziende miste pubblico-private dei rifiuti casertane e campane, a sedersi alla tavola principale delle strutture imprenditoriali di primissimo livello, quelle che hanno gestito raccolte, cicli integrati, mastodontiche discariche, facendo girare denari per miliardi di euro.

Sarà un percorso analitico che abbiamo tracciato attraverso ore  di studio e attraverso la lettura di decine di vecchi articoli pubblicati da giornali e siti web negli ultimi 8-10 anni, attraverso l’analisi di atti parlamentari e di ordinanze soprattutto erogate dai tribunali siciliani, su richiesta delle D.D.A. di Palermo e delle altre province.

in questa storia leggerete nomi altisonanti, molto conosciuti al grande pubblico e altri apparentemente meno importanti, ma ad altissimo peso specifico che hanno segnato un’epoca e che, ancora oggi, sono in piena attività vome dimostra l’inquietante aggiudicazione alla Energetika Ambiente dell’appalto da 116 milioni di euro dei rifiuti della città di Caserta, rispetto al quale si è giustamente sviluppata l’indagine della DDA di Napoli, che ha condotto alcuni giorni fa i carabinieri del Noe a compiere pesanti perquisizioni nei confronti del sindaco di Caserta Carlo Marino, dell’ormai ex dirigente, da ieri dimessosi e speriamo mai più avvistatile in città, Marcello Iovino, e del funzionario, anche lui antico ospite di questo giornale, del settore ambiente, sempre del comune capoluogo, Pippo D’Auria.

PRIMA IL FINALE, POI IL FLASHBACK.

Come capita in certi film, la trama inizia dal finale e dal finale, con la tecnica del flashback,  si riavvolge il nastro che racconta una storia che inizia in Piemonte, regione dell’allora potentissimo segretario di stato del vaticano Tarcisio Bertone, quello del super attico dello scandalo.

 

Ma non corriamo troppo. Quella di Carlo Savoia è stata una parabola vertiginosa che l’ha portato a ritornare a Caserta da potentissimo ricostruttore di un asse antico, quello tra lui, l’altro avvocato (ma quando l’ha fatto?) faccendiere Pasquale Vitale (a destra nella foto), e Carlo Marino.

Tutti insieme appassionatamente, come ai primi tempi di Gigi Falco, quando Marino fu a questi presentato come plenipotenziario di Cosentino, da suo cognato Francesco Iorio, figlio di quel Delio Iorio, avvocato penalista di primissimo piano che ha difeso decine e decine di imputati appartenenti al clan dei casalesi.

LA SCALATA “INVISIBILE” DI CARLETTO E BACIAMOLEMANI PARATORE

Per capire l’entità di questa ascesa e per capire l’identità di coloro che hanno popolato il mondo del faccendiere di Sant’Arpino bisogna partire da due nomi e da un solo cognome, che non sono certo al di sopra di ogni sospetto.

In principio, fu antonino Paratore, così definito dalla D.D.A. palermitana:” (…) A Paratore Antonino è stata poi contestata l’aggravante dell’aver agito per favorire l’associazione Santapaola (…)”.

Antonino Paratore ha generato biologicamente e imprenditorialmente Carmelo Paratore, uno che si è mosso con grande agilità in Sicilia, ma soprattutto nei palazzi romani, dove, però, è stato scortato più volte dal suo amico Carlo Savoia.

Ora, giusto per dirvi chi sono i Paratore, ripartiamo dalla citata ordinanza  che riporta alcuni affari illeciti nel campo dei rifiuti in cui erano e sono coinvolte le loro società.

ALLA CONQUISTA DELLA TURCHIA

I Paratore non sono una dittarella che sposta i bidoni della monnezza. Con la loro Cisma Ambiente hanno vinto, infatti, gare di valore stratosferico e gestito discariche che si estendevano come praterie del vecchio west. Mentre Antonino Paratore tirava di fili degli affari milionari, il figlio Carmelo, così scrivono i magistrati della dda, concettualmente ripresi dal GIP del tribunale di Palermo che la ordinanza ha emesso, : “intratteneva rapporti sociali e di affari con imprenditori amici (Pinzone Antoni, Costanzo giovani e Savoia Carlo) politici locali e nazionali per aggiudicarsi importanti commesse.

 

A riguardo, i PM siciliani scrivono: “hanno tessuto un trattativa per “l’apertura di una discarica in Turchia nel 2013, nella quale emerge la consegna di una misteriosa ‘busta’”.

Una discarica in Turchia non la apre un Pincopalla qualunque; occorrono relazioni che mettano insieme le istituzioni dello Stato (Ufficiali) e i soliti poteri forti (subacquei), i quali esistono e sopravvivono ad ogni stagione politica del paese.

CARLETTO FA IL VIRGILIO GRAZIE ALLA SIGNORA MISTERIOSA DEI MINISTERI. L’INCONTRO CON CARLO CALENDA

Si puo dire che Carlo Savoia, sempre rimanendo alla ricostruzione della DDA palermitana, quella che vive custodendo il ricordo e rinnovando la testimonianza di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, diventa una sorta di Virgilio. Un potente agli occhi di Antonino e Carmelo “baciamolemani” Paratore.

Ed è proprio Savoia che riesce a procurare attraverso la collaborazione di una dipendente pubblica, molto attiva negli ambienti parlamentari e in quelli ministeriali, a Carmelo Paratore un appuntamento con il vice ministro dello sviluppo economico (ce n’erano due, De Vincenti e Calenda, la questione dovrebbe riguardare quest’ultimo, cioè il terzo Carlo di questa storia).

Un appuntamento fruttuoso, visto che l’azienda siciliana fondata da chi la DDA ha ritenuto fosse vicino al clan del superboss catanese Nitto Santapaola, “conclude ai primi di marzo del 2015 un contratto -sottolineano i Pubblici ministeri dell’antimafia – per lo smaltimento di rifiuti dell’Ilva di Taranto”.

QUANTI ZERO C’ERANO PER L’APPALTO ILVA DI TARANTO?

Mo’, è anche vero che l’azienda pugliese è finita a puttane. Ma quel contratto fu perfezionato. E vi immaginate voi un appalto della gestione e il trattamento dei rifiuti di una delle acciaierie più grandi d’Europa? Vi rendete conto di che razza di bottino si trattava?

Tutte queste informazioni, tratte dalla citata ordinanza, diventano il contenuto di un’interrogazione parlamentare, presentata dai senatori dei 5 Stelle Giarrusso, Cataldo, Bertorotta, Gaetti, Donno, Cappelletti, Morra, più la casertana Moronese.

MA CARLO SAVOIA E’ UN CAMORRISTA?

C’è solo un passaggio della citata interrogazione, che non riproduce la lettera e il senso dell’ordinanza del tribunale di Palermo, il quale, va detto, non ha condiviso, per i fatti contestati con la DDA, l’accusa, a carico di Carmelo Paratore legata all’aggravante dell’articolo 7  (favori alla mafia), facendo rimanere intatte, però, tutte le altre, a partire dalla corruzione.

“(…) Carlo Savoia, imprenditore riferibile alla camorra (…)”.

Ora, è ver che questi dei cinque stelle utilizzando le. prerogative dell’insindacabilità parlamentare le hanno spesso sparare grosse, ma sarebbe interessante capire se questa etichetta appiccicata a Carlo Savoia quale colletto bianco dei clan casertani e napoletani, rappresenti la citazione testuale di qualche atto giudiziario e di qualche relazione della commissione antimafia.

Cosa c’entra tutto ciò con la Energetika Ambiente? C’entra, c’entra.

Cosa c’entra la Energetica Ambiente con il consorzio Cite, dato, nei pronostici, come vincitore della gara dei rifiuti del comune di Caserta a poi battuto da questa azienda con sede a Rozzano Milanese?

C’entra, c’entra, e lo scoprirete nella seconda puntata di questa storia di criminali, colletti bianchi, cooperative ugualmente bianche e anche rosse, di soubrettes note presentatrici, gnocche da capogiro e yacht da 5 milioni di euro.