LA FOTO. Giorgio Magliocca con Roberto Maroni alla Vignarella. Uno, tra lui e Massimo Grimaldi, è di troppo. Ecco il piano del pignatarese

12 Ottobre 2018 - 12:53

CASERTA(g.g.) L’ex ministro degli interni, ormai l’ex Legista Roberto Maroni, è stato a Caserta per partecipare ad un convegno in cui ha potuto (a testa alta, gli va riconosciuto, essendo stati noi attentissimi testimoni del tempo), rivendicare con orgoglio il successo di quello che lui chiamò “modello Caserta” e che effettivamente, per fortuna o per capacità (ma questo sarà quasi impossibile stabilirlo, ma il dato di fatto è che ministro degli interni era lui), realizzò la migliore stagione nella lotta senza quartiere che lo stato effettivamente in quel frangente storico, scatenò contro i clan camorristici, mettendo a segno centinaia e centinaia di arresti, tra cui quelli clamorosi di Antonio Iovine e Michele Zagaria, con il citato ministro Maroni, presente, almeno 3 volte al mese, in Prefettura a presiedere le riunioni del comitato provinciale per la sicurezza e l’ordine pubblico.

Ma Maroni non è venuto qui a Caserta solo per il convegno, ma anche per parlare di politica e per capire se qui ci sia terreno fertile per dare subito forma e sostanza ad un nuovo soggetto, che al nord, ma anche sud, a questo punto, faccia concorrenza alla Lega di Salvini. Una “cosa” più vicina a Forza Italia che utilizzerebbe l’ex governatore della Lombardia, quale possibile, ma a nostro avviso, non probabile ridimensionatore di Salvini.

Maroni non è stato mai un arruffapopolo, un carismatico dei talk show e quindi avrebbe bisogno di classi dirigenti locali che, soprattutto quando si voterà per le elezioni politiche, probabilmente ancora con le liste bloccate e quindi senza la possibilità di mettere in piedi un’organizzazione del consenso di tipo clientelare, posseggano un carisma autonomo e una credibilità tale da fare emergere il nuovo partito dalle secche tipiche dei soggetti politici che nascono con l’obiettivo di togliere voti ad un altro partito e che in Italia (i casi sono decine e decine) hanno sempre fatto naufragio, sciogliendosi come la neve che un tempo cadeva sulle nostre montagne, sotto al sole.

Giorgio Magliocca, al di la della persona che merita il massimo rispetto, è, in questa chiave, un politico credibile? Perchè Giorgio Magliocca è stato vicino a Roberto Maroni durante la visita a Caserta e l’ha accompagnato, come dimostra la foto che pubblichiamo, alla Vignarella, ristorante della Vaccheria, tra i cui soci c’è anche Pasquale Napoletano, il simpatico e da noi, a suo tempo, smascherato Pippo Boccalone di facebook, ex assessore comunale di Caserta, oggi impegnato, al pari di Giorgio Magliocca, nella segreteria politica del consigliere regionale, nonchè vice coordinatore campano di Forza Italia, Massimo Grimaldi.

Dunque, Magliocca non ha fatto questo incontro di nascosto. Probabilmente l’ha concordato con lo stesso Massimo Grimaldi. Questo perchè, avvicinandosi la scadenza delle prossime elezioni regionali, che si svolgeranno tra poco più di un anno e mezzo, il presidente della provincia si è reso conto che con gli attuali sondaggi, Forza Italia eleggerà, con ogni probabilità, un solo consigliere regionale. Tenendo conto dell’alternanza di genere nella espressione delle preferenze, è chiaro che Magliocca non potrà candidarsi con Forza Italia, anche essendone il commissario provinciale, perchè Grimaldi, soprattutto se Stefano Caldoro continuerà ad avere un ruolo importante (si parla addirittura di una sua ri-candidatura a governatore) tra i berlusconiani campani, avrà, non solo la ri-candidatura al consiglio regionale in provincia di Caserta, ma anche la possibilità di stabilire l’identità dei suoi rivali.

E siccome lui e Magliocca pescano molto nello stesso territorio, siccome Magliocca arriverà a quell’appuntamento da presidente della provincia, dunque in grado di essere un concorrente temibile, tutto ciò non consentirà una contemporanea candidatura dei due.

Insomma, il sindaco di Pignataro, deve cercarsi un’altra lista e questa potrebbe proprio essere quella del nuovo movimento di Roberto Marino, in corso di fondazione. Ecco il senso della cena dell’altra sera alla Vignarella.

Chiudiamo questo articolo, ricollegandoci al tema della credibilità sul territorio che una sigla politica, non trascinata da un leader nazionale che i voti li prende a prescindere, anche se candida il figlio di Totò Riina, deve faticosamente costruirsi, attraverso la cifra, lo spessore personale, morale dei dirigenti scelti.

Vi diciamo come la pensiamo e lo facciamo, come sempre, solo dopo aver messo a disposizione dei nostri lettori, l’informazione completa sui fatti avvenuti. Giorgio Magliocca fa un ragionamento furbo: con un centrosinistra diviso, con 5 Stelle che prenderà sicuramente molti più voti di quanti ne abbia presi nel 2015, e grazie al sistema elettorale, con cui si vota alle Regionali, il centrodestra potrebbe partire favorito.

E se vince, grazie soprattutto all’apporto della Lega (precauzioni per l’uso di questa valutazione: non è detto che nel 2020 i sondaggi, come la storia ci insegna, siano come quelli di oggi), i candidati delle liste cosiddette di contorno, hanno una seria possibilità di essere eletti, come ci ha insegnato l’esperienza delle già citate elezioni del 2015, quando, addirittura, ben 3 consiglieri regionali (Alfonso Piscitelli, Luigi Bosco e Giovanni Zannini, quest’ultimo con soli 2 mila voti di preferenza) sono stati eletti nelle liste civiche collegate alla candidatura vincente a presidente della Regione di De Luca.

Dunque, Giorgio Magliocca, che sicuramente sarebbe il primo classificato per preferenze nella lista di Maroni, punta su questa opzione. Il fatto che lui sia oggi commissario provinciale di Forza Italia e in considerazione del fatto che quest’ultimo è un non partito, è totalmente irrilevante.

Diverso poi diventerebbe il discorso in un’elezione politica senza preferenze. Lì la costruzione del consenso clientelare, cioè i voti che Magliocca, da possibile consigliere regionale, potrebbe chiedere per il movimento di Maroni, determinerebbe un risultato nettamente inferiore (vedi il caso di Gennaro Oliviero alle ultime Politiche del marzo scorso) a quello che lo stesso Magliocca, personalmente conseguirebbe, sul proprio nome, alle Regionali.

In più, tutti coloro, e non sono pochi, che considerano l’attuale esperienza dell’amministrazione provinciale, i trasversalismi tra Magliocca e Bosco, l’ennesima rappresentazione di una politica degradata sotto ogni punto di vista, non voterebbero certo per il partito di Maroni. Il combinato di questi due elementi, aggiunto a quello già citato e relativo alla scarsa incidenza carismatica del leader nazionale, produrrebbe un sicuro flop.

Ma queste sono esercitazioni di chi racconta la politica, provando (e incontriamo sempre più difficoltà e anche un pò di schifo nel doverlo, purtroppo, fare) a leggerla con gli occhi dei politicanti. Per cui, è opportuno prendere con le pinze questi non certo luminosi orizzonti e sottoporli al vaglio di un futuro comunque immediato.