LA MORTE DI MARCO. La volante poteva fare inversione a U sulla Variante? Cosa dice la legge su questa manovra e la potenziale velocità della Yamaha R1

25 Settembre 2023 - 19:22

In tanti chiedono giustizia per il 26enne e c’è chi punta il dito contro l’agente 24enne alla guida. Il Codice della strada parla chiaro, ma la verità arriverà solo al termine di una lunga indagine e di un probabile lungo processo

CASERTA – La morte del 26enne Marco Dongu ha segnato la città di Caserta.

Si tratta di una tragedia che colpisce sotto vari profili. Il primo, chiaramente, è quello dell’età di Marco. Il giovane giornalista aveva 26 anni, da poco laureatosi in Economia, molto conosciuto in città e apprezzato da tantissime persone, una marea enorme di amici e conoscenti che ne piangono la scomparsa.

Ma anche chi non ha avuto la fortuna di avere a che fare con Marco, è rimasto scioccato dalla dinamica dell’incidente che ne ha portato alla morte.

Il 26enne, infatti, ha impattato fatalmente con la sua moto contro una volante della polizia all’altezza dell’uscita di Tuoro della variante Anas. Una collisione che non ha dato scampo al ragazzo in sella a una moto, una Yamaha R1, da poco acquistata da Dongu, e causata da una manovra di emergenza compiuta dalla macchina della Polizia di Stato, chiamata ad intervenire per una rapina ad un tabacchi di via Vescovo Natale, al rione Tescione.

Il poliziotto alla guida dell’auto, un 24enne di Teano, indagato per omicidio colposo, ha quindi compiuto un’inversione a U. Ed è proprio la posizione dell’auto ad aver quindi provocato l’impatto contro la moto della vittima.

Questa versione non possiamo definirla come ufficiale, visto che non è stato pubblicato un comunicato o un testo proveniente dalla questura di Caserta o dalla sezione Volanti della Polizia, ma si tratta di una dinamica che tutte le fonti hanno confermato e che non ha avuto nessun tipo di smentita dai suindicati canali ufficiali.

Un evento tragico in ogni sua forma, dalla conclusione terribile dell’esistenza dir un ragazzo di 26 anni, al modo in cui l’auto della polizia e la moto di Marco hanno impattato violentemente.

E dallo stesso giorno dell’incidente non è passato momento in cui gli amici di Marco non hanno chiesto con forza verità e giustizia rispetto a quanto avvenuto.

Non si afferma nulla di strano nel momento in cui scriviamo che gli amici e i conoscenti della vittima hanno puntato il dito contro chi era alla guida della volante, chiaramente non nei confronti del ventiquattrenne in sé, chiedendo con forza un’immediata attestazione di responsabilità.

Da alcuni commenti traspare un sentimento di rabbia, comprensibile in chi ha perso un figlio, un parente, un amico, ma non giustificabile se dovesse essere cavalcato da personaggi pubblici.

Quello che sappiamo, al momento, è che l’inversione c’è stata ed è avvenuta per un intervento d’emergenza legato ad una rapina.

In molti ora si chiedono se quella manovra, quell’inversione a U sulla Variante fosse possibile. Per rispondere a tale quesito bisogna necessariamente informarsi e cercare tra le norme di comportamento del Codice della Strada quella comparabile ad ogni operazione di emergenza.

E la troviamo proprio all’interno del titolo quinto del Codice, all’articolo 177.

Il citato articolo (CLICCA E LEGGI) prende in esame la circolazione degli autoveicoli e dei motoveicoli adibiti a servizi di polizia o antincendio e delle ambulanze. Nel suo primo comma specifica chi può utilizzare il dispositivo acustico supplementare di allarme e quello di segnalazione visiva, ovvero, la sirena.

Il secondo comma, invece, riguarda proprio manovre vietate dal codice della strada, ma che è possibile compiere proprio per in quanto mezzo, potremmo dire, di emergenza.

I conducenti dei veicoli di cui al comma 1, nell’espletamento di servizi urgenti di istituto, qualora usino congiuntamente il dispositivo acustico supplementare di allarme e quello di segnalazione visiva a luce lampeggiante blu, non sono tenuti a osservare gli obblighi, i divieti e le limitazioni relativi alla circolazione, le prescrizioni della segnaletica stradale e le norme di comportamento in genere, ad eccezione delle segnalazioni degli agenti del traffico e nel rispetto comunque delle regole di comune prudenza e diligenza.

Quindi, se la rapina in via Tescione è ritenuto un servizio urgente dell’istituto della Polizia di Stato, se l’auto aveva la sirena accesa e l’allarme in funzione e se è stato rispettato il principio della prudenza e della diligenza, la manovra della volante della polizia che ha provocato l’incidente mortale di Marco Dongu è avvenuta nel rispetto della legge.

Il poliziotto alla guida della volante, come si evince dall’articolo 177, comma due del CdS, ha utilizzato al massimo la deroga prevista dalla legge, visto che l’inversione di marcia su una strada con doppia linea continua è una manovra pericolosa, consentita solo se eseguita rispettando quanto prevede la legge. Sull’ultima frase, a nostro avviso, si baserà poi l’inchiesta, lo studio dei periti e il futuro processo: “nel rispetto comunque delle regole di comune prudenza e diligenza“.

Se diligenza c’è stata, se prudenza c’è stata, lo potranno stabilire solo i tecnici che verranno nominati dalle parti in sede processuale. Altra questione che sarà centrale nelle indagini è quella relativa alla velocità della Yamaha R1 in quel momento guidata da Dongu. Il giovane aveva da qualche giorno acquistato la moto della casa giapponese, un mezzo pesante e capace di toccare i 300 km/h. Questo – chiaramente – non vuol dire che Marco abbia raggiunto questa velocità e, fino a prova contraria, non possiamo assolutamente affermare che la vittima abbia superato il limite chilometri orari previsto sulla Variante Anas in quel tratto (80 km/h), ma questa motocicletta può toccare vette di velocità molto alte e l’andamento del 26enne in quegli attimi, così come la prudenza e la diligenza da tenere da parte del 24 anni, sarà stabilito dalle indagini e dalle analisi dei periti.

Per quanto riguarda, infine, la posizione degli utenti civili della strada, come era il 26enne in quegli attimi, il terzo comma dell’articolo 177 specifica che chiunque si trovi sulla strada per corsa o in strade adiacenti ad un’auto di servizio con gli allarmi in funzione ha “l’obbligo di lasciare libero il passaggio e, se necessario, fermarsi“.

Ci pare importante specificare un concetto: noi non sappiamo se l’allarme fosse attivo, se la sirena fosse in funzione, se il ventiquattrenne alla guida della volante ha compiuto l’operazione rispettando le regole di comune e prudenza e diligenza, se Marco Dongu avesse superato il limite di velocità e se, sentita la sirena, abbia rallentato, si sia fermato o meno. Non possiamo saperlo perché non eravamo lì in quel momento, come chiunque altro che non sia la vittima, il poliziotto ventiquattrenne alla guida della volante e la collega che lo stava aiutando nei suoi primi turni.

Solo loro o dei possibili testimoni possono avere contezza di quello che è avvenuto in quegli attimi.

Ci sembrava necessario, però, approfondire e spiegare come funziona la legge, cosa dicono le norme rispetto ad un tragico evento come quello che ha colpito Marco e la sua famiglia.

Detto ciò, non possiamo che unirci al coro di chi vuole conoscere la verità su quei momenti terribili del 20 settembre scorso. Una verità che dovrà essere dimostrata partendo e mai discostandosi dalla linea tracciata dalla legge.