LA NOTA. AVERSA. Cesare Lombroso mi è venuto in sogno: “Lascialo perdere quello con gli occhiali rossi “. No, no, Alfonso Golia, incredibile ma vero, è il sindaco, per cui…

13 Luglio 2022 - 19:51

É, dunque, mio e nostro dovere quello di replicare, anche se è difficile opporre un pensiero in contraddittorio con uno che ha preso la Procura della Repubblica per l’ufficio reclami e che rivendica oggettivamente, dato che noi l’abbiamo nominato pochissimo negli articoli dedicati all’argomento, la correttezza delle procedure di affidamento degli incarichi professionali. E invece no, sindaco, siccome siamo in democrazia e siccome noi abbiamo sempre argomentato le nostre tesi, la invitiamo a farsi video intervistare da me e dalla collega Marilena Natale, così le spieghiamo, senza voler affermare assolutamente che questo sia avvenuto con certezza nel suo Comune, come si trucca la procedura dei “5 invitati”

 

 

 

AVERSA (Gianluigi Guarino) – Qualcuno, negli ultimi giorni, ci ha domandato perché il sottoscritto non ha replicato ai post del sindaco di Aversa Alfonso Golia e concettualmente reiterati nelle sue dichiarazioni pubblicate stamane dal quotidiano napoletano “Il Mattino”.

Il mio deve essere sembrato, soprattutto a chi ha consuetudine alla lettura di Casertace, un atteggiamento strano, anticiclico, visto che quando ho ricevuto, decine e decine di volte, attacchi da parte di sindaci, di consiglieri e assessori regionali, o anche da parlamentari italiani ed europei, più di 48 ore non sono mai trascorse prima che io replicassi, come ben si è potuto vedere anche quando ad attaccarmi è stato mister Roberto Saviano, accolto in tutte le televisioni che gli hanno dato la possibilità di dire una montagna di fesserie – e fin qui ci possiamo anche stare – ma senza garantire a chi da lui veniva citato il sacrosanto diritto di replica, che però, colpo su colpo, non è mai mancato sulle colonne di Casertace, per quel che ovviamente riguarda le sciocchezze affermate sui presunti e immaginari rapporti tra “Il Corriere di Caserta”, che io ho diretto per cinque anni, e la camorra.

Se lo stesso atteggiamento, la stessa rapidità di replica, non li abbiamo avuti nei confronti di Golia è perché, nella notte successiva alla pubblicazione del primo post, mi è venuto in sogno Cesare Lombroso. Uno dei neuropsichiatri più importanti della storia, scienziato di livello internazionale quandanche controverso per certe sue posizioni apparse ai più discriminatorie nei confronti dei meridionali.

Ma se c’è uno che ha potuto parlare di fisiognomica come forma di rappresentazione dell’atavismo, quello è Cesare Lombroso, che questa disciplina ha messo a sistema.

Azz – gli ho detto in sogno – lei che ci fa da queste parti? Ah, ho capito. Ha deciso di venire in sogno a un meridionale un po’ sui generis, magari più aperto a comprendere le ragioni che la indussero a dedurre dall’analisi del cranio di cadaveri e scheletri sudisti che il “tipo meridionale” avesse una maggiore attitudine a delinquere. Non sono d’accordo con lei, ma neppure con quelli del mio Sud, che issano bandiere rifugiandosi nella comoda doglianza sul razzismo. Allora, che mi vuole dire in questa notte rovente di luglio, dottor Lombroso?

– Le voglio dire di lasciarlo perdere.

Fin qui la conversazione.

Perché come capita spesso nei sogni, sul più bello, questi o si interrompono o cambiano canale.

La mattina dopo mi sveglio e quasi come se quello spirito avesse voluto lasciare una traccia, mi salta fuori dentro allo schermo dello smartphone un secondo post del sindaco di Aversa, ritratto in primo piano nella fotografia acclusa.

Ho capito. Ok Lombroso, tutto ok.

Cosa diavolo posso rispondere a uno che, prima di tutto, non ha gli attributi per fare nome e cognome del sottoscritto e di questo giornale; cosa posso rispondere a uno che dichiara di aver presentato dieci querele, e fin qui è un suo diritto come lo è di ogni cittadino. Ma aggiunge pure di essersi recato o di volersi recare fisicamente negli uffici della pubblica accusa, della magistratura inquirente, per mettere fine a quella che considera una campagna diffamatoria nei suoi confronti. Evidentemente ha preso la Procura della Repubblica per un ufficio reclami, in un’interpretazione bizzarra dell’obbligatorietà dell’azione penale, pensando anche che l’Italia sia tornata al tempo del fascismo, o sia come la Spagna di Francisco Franco o come il Cile di Augusto Pinochet, o ancora come l’unione sovietica di Stalin e, perché no, la Russia di Putin, dove i giudici chiudono i giornali e le televisioni da un giorno all’altro, svolgendo diligentemente la loro funzione ancillare rispetto a una dittatura.

La cosa della galera per la diffamazione l’avrò spiegata un milione di volte e qui Lombroso si arrabbierebbe sul serio se ora pretendessi di spiegare ad Alfonso Golia cosa sia stata la marcia del sale, chi sia stato Gandhi, chi sia stato per l’Italia Marco Pannella, perché questi pretese di farsi arrestare mettendosi a vendere a favore di telecamera il fumo in Piazza Navona. Potrei continuare per ore.

In carcere io sono entrato quando ho voluto e ne sono uscito quando ho deciso di uscire, attivando esclusivamente meccanismi come la continuazione e l’indulto, che fino ad allora non avevo deliberatamente utilizzato perché, riducendo la mia condanna a 20 giorni, non mi avrebbero consentito di andare in carcere e di protestare per l’assurdo reato di omesso controllo su articoli scritti da altri, che al tempo era ancora nell’ordinamento, che costarono giorni di domiciliari anche ad Alessandro Sallusti, un reato di opinione che, udite udite, negli anni ’50 aveva costretto ad entrare in cella finanche il grande Giovannino Guareschi, cioè l’inventore dei mitici Peppone e Don Camillo.

Vabbè, qualcosa l’ho detta, a dispetto di Cesare Lombroso, perché magari questo racconto ripetuto un milione di volte, c’è ancora qualcuno che non lo conosce. Si tratta di cose che si realizzano solo se uno ha le palle al punto da considerare una battaglia di testimonianza ideale e culturale più importante della tutela di se stesso in quanto persona. Siamo in un’altra galassia rispetto a quella fotografia che un Lombroso evidentemente divenuto goliarda dell’aldilà, ci ha fatto trovare sullo smartphone.

Noi siamo pronti a stringergli a mano. Non a lui personalmente, ma alla funzione che esercita, se accetterà una videointervista nel luogo che ritiene utile e comodo, anche in piazza ad Aversa, con il sottoscritto e la collega Marilena Natale, un’aversana doc che, come me, aveva riposto nel sindaco Golia qualche speranza di rappresentazione anche completa di una piccola inversione di tendenza e che, sbigottita quanto me, ne ha viste di tutti i colori.

Ci faccia sapere dove e quando e le spiegherò in quell’occasione per quale motivo è molto  meglio essere sinceri, affermando che il governo a causa del Covid ha dato ai Comuni la possibilità di affidare direttamente ad un professionista designato un incarico, che tenere in piedi il teatrino dei 5 invitati  (in linea di massima sono sempre gli stessi e te li ritrovi) solo per far vedere che si è trasparenti.

Se sono sempre gli stessi, e un po’ tutti poi te li trovi gratificati a rotazione, se tra i 5 invitati ci sono persone imparentate tra di loro, come abbiamo dimostrato, ci spiega, sindaco,  come l’azzecca questa roba della trasparenza delle procedure sulla quale ha fatto scompisciare dalle risate Cesare Lombroso? Le abbiamo risposto solo perché lei, è il sindaco della seconda città della provincia di Caserta, non per un incidente della storia, ma per la corsa del gambero che ormai coinvolge tutti i comuni di questa provincia, al punto che i disvalori  considerati come antitesi dei valori della meritocrazia, della preparazione, della competenza sono divenuti requisiti essenziali, fondamentali, obbligatori delle scalate politiche esattamente come delle scalate che la politica promuove a vanteggio di autentici ronzini,  gonfi di medaglie e di benemerenze, conquistate sin dai tempi  delle scuole superiori, quando, con calma in 6 o 7 anni sono riusciti a diplomarsi, divertendosi anche con un paio di bocciature e che oggi si trovano addirittura al vertice di grandi aziende sanitarie e di grandi aziende ospedaliere della Campania.

E io, purtroppo, Lombroso o non Lombroso, e anche vergognandomene un po’ come cittadino e come giornalista, non posso non tener conto che Alfonso Golia è, a tutti gli effetti, per i motivi di cui sopra, il sindaco di Aversa.