LA NOTA AVERSA. Mancano i leader e chiunque punta a fare il sindaco: Magliocca lo ha proposto finanche a Federica Turco

29 Marzo 2019 - 11:54

AVERSA(Gianluigi Guarino) Non poteva essere altrimenti: se si eccettua la Lega, il partito alla moda pro tempore e dunque la location più accattivante per i trasformisti, per gente che, partendo da Forza Italia o da Alleanza Nazionale, ha, poi, affollato, come in un tram all’ora di punta, il partito di Renzi e ora, con non chialance, va con Salvini, il resto dell’offerta politica è talmente debole da non rappresentare un elemento attrattivo funzionale ad una omogeneizzazione del quadro pre elettorale.

Aversa balcanizzata, dunque. Si spaccano tutti, si frantumano anche le particelle elementari che nella città normanna abbondano. Insomma, una vera e propria atomizzazione. E anche all’interno degli stessi movimenti, parliamo ad esempio di Noi Aversani, ci si riposiziona e ci si disgrega, come ha dimostrato l’addio di Carmine Palmiero.

Marco Villano rinsalda il rapporto di antica e reciproca stima che lo lega a Francesca Marrandino. Ha compiuto un tentativo, durante il tempo, già tramontato, della super coalizione civica che avrebbe dovuto mettere insieme “quelli delle firme dal notaio”, cioè una filiera che sarebbe dovuta partire da Gianpaolo Dello Vicario fino ad arrivare alle aree del Pd più a sinistra, dopo aver tentato di convincere, con un’azione velleitaria e puramente tattica, l’ufficiale dei carabinieri Fabio Cagnazzo,

figlio del generale in pensione Domenico Cagnazzo.

Ora, sta colloquiando con Francesca Marrandino, per coinvolgerla, probabilmente facendole intravedere una possibile candidatura a sindaco, ad allearsi e a portare in dote alla coalizione meno estesa rispetto a quella del notaio che Stefano Graziano sta provando a costruire, i voti di Noi Aversani.

Mentre avviene ciò, Giorgio Magliocca, una ne fa e cento ne pensa. Intanto, non si capisce bene come possa fare il coordinatore provinciale di un partito, sviluppando una carica che, per definizione, dovrebbe concentrare ogni energia sulle specifiche esigenze e sugli specifici interessi della sigla che si rappresenta, a partecipare da candidato alle elezioni europee, cioè a quella campagna elettorale che, più di ogni altra, per effetto delle tre preferenze esprimibili in scheda, e per effetto del numero esiguo di candidati territoriali presenti nelle liste dei macro collegi, sottolinea, molto di più delle stesse elezioni regionali dove la concorrenza è molto più densa, il tratto clientelare e trasformistico, vero marchio di fabbrica della pseudo politica dei nostri territori.

Nei ritagli di tempo, il presidente della provincia tenta, pure lui, di spaccare Noi Aversani, proponendo a Federica Turco la candidatura a sindaco, avendo compreso che il carattere delle ambizioni no limits di questa ragazza, e ben sapendo che la riunione di una coalizione di centrodestra, comprendente anche le componenti vicine all’amministrazione sfiduciata di De Cristofaro, presuppone una rinuncia alla massima candidatura di quelle che sono state le componenti più litigiose della vecchia maggioranza.

Per cui, se quel tavolo parte dal presupposto che nè De Cristofaro, nè suoi parenti politici stretti, cioè i Bisceglia, sono candidabili a sindaco, non potrà essere proponibile, per gli stessi motivi, una Federica Turco, la quale, dopo esser stata rimossa dalla giunta, ha condotto, con il movimento di Noi Aversani, una opposizione durissima, culminata con la trasferta dal notaio dei due consiglieri comunali sopravvissuti del movimento, Francesco Sagliocco e il già citato Carmine Palmiero, che di Noi Aversani è già ormai un ex.

Insomma, si ha la sensazione che mancando un gradiente ed essendo in declino il prestigio politico della vecchia guardia dei cosiddetti poteri forti, che ha in Pasquale Giuliano ancora oggi un punto di riferimento, si rischia, a colpi di veti incrociati, di arrivare ad una diffusa consapevolezza che, essendo super scontata la coda del ballottaggio, in tanti riterranno di poterci provare al primo turno, perchè magari con un 20% ci si potrà poi giocare la partita decisiva nel “secondo tempo” del 9 giugno.

Per cui, oggi è inutile sparare nomi a raffica, visto e considerato che le ipotesi sorgono e tramontano rispettando i tempi astronomici del sistema solare e del pianeta terra.

Detto di Magliocca, lo stesso discorso vale per Nicola Caputo che però, va detto, quantomeno non è il segretario provinciale del Pd. Soprattutto in questa circostanza, ad epilogo della quale il Pd non prenderà di nuovo il 40% della volta scorsa, ogni voto è buono. Specialmente a Caserta e provincia, non è un problema se un sedicente nostalgico di Benito Mussolini sceglie su una scheda elettorale un candidato del Pd o se un sedicente nostalgico di Carlo Marx vota per Fratelli d’Italia.

Chi rimane? I consiglieri regionali di maggioranza, a partire da Stefano Graziano, se hanno accumulato un pacchetto di voti iper clientelari, soprattutto attraverso la gestione, a dir poco opaca, degli enti strumentali, Asi e consorzi, non sembrano possedere quel carisma rappresentativo, quelle stimmate riconosciute anche al di la della stretta appartenenza politica, in grado di dar forza ad una proposta che unifichi quantomeno una coalizione che parta da un partito di riferimento.

Ciò rafforza la narrazione del civismo. Ma se dietro al civismo non ci sono i leader, non ci sono persone che nell’epoca dei social media “influenzino”, allora, puoi costituire anche il movimento dei boscaioli uniti o del coro delle voci bianche del Duomo, non servirà a un tubo, perchè fai altra confusione e frammenti ulteriormente il quadro politico.

Questo è, per il momento.