LE FOTO. CASERTA. I campetti distrutti fuori la Reggia da mesi e la polemica per i concerti. La giornata di lettura, ma la biblioteca?
20 Settembre 2024 - 18:58
CASERTA (p.m.) – Massimo Vecchione, l’impresario, il promoter dei riuscitissimi concerti di questa estate davanti alla Reggia, ha fatto egregiamente il suo lavoro e ha vinto la sua scommessa imprenditoriale, che, non va dimenticato, è soggetta sempre all’alea, al rischio della riuscita. La città ne ha ampiamente beneficiato in termini economici e di immagine e non certo per opera dell’amministrazione comunale, che si è limitata ad un ruolo meramente passivo, secondo uno schema usuale.
Dunque, come ha spiegato ieri il direttore Guarino nel suo editoriale (leggi qui l’articolo),
Anzi più che prevedibile, qualche conseguenza era certissima, pensando all’imponenza delle strutture di palcoscenico e logistiche programmate e alla folle attese dalle prevendite dei biglietti degli spettacoli. Poi perché l’imprenditore ha provveduto da sé a ripristinare i luoghi, mentre ancora andava in scena, a leggere le cronache cittadine, la farsa tra comune di Caserta ed Agenzia del Demanio, condomini della piazza, a chi spettasse l’intervento.
Abitudine, questa, tipicamente casertana, dove – altro che strada maestra – si agisce alla come viene viene, come dimostra in abbondanza il fatto che, ad anno scolastico iniziato, ancora sono in corso lavori non brevi di sistemazione delle scuole, alcune delle quali pare mancherebbero dei certificati di agibilità.
Notizia la quale, se fosse vera, sarebbe gravissima perché vorrebbe dire che si scherza con le cose serie e dovrebbe far scattare i controlli immediati e provvedimenti delle autorità responsabili della incolumità pubblica.
Infine, perché i “campetti”, prima dei concerti erano già in stato pietosissimo, scandaloso, e da tutta l’estate. Come ne abbiamo scritto e documentato (leggi qui l’articolo del 6 agosto), anche quest’anno i prati non sono mai stati irrigati per colpa del comune, che da tempo non è in grado di far funzionare il sistema di innaffiamento. E dunque versavano in una condizione di arsura totale, con l’erba ingiallita per disseccamento ed il terreno superficiale esposto e polveroso.
I campetti nelle condizioni pietose prima dei concerti
Dato a Cesare quel che è di Cesare, si pone, se ci si pensa, un’altra questione non da poco.
Dopo la concessione a Luigi D’Alessio da Napoli, cantante, Gigi per groupie, fans e pubblico pagante e non, e ad un’altra serie di interpreti musicali e cantautori di piazza Carlo di Borbone per tenere i propri concerti su di un palco smisurato e con un parterre di migliaia di posti a sedere, chi potrà negarne l’uso a chiunque altro vi voglia organizzare e tenere “la qualsiasi” ?
Quale potrà essere l’argomento per negare ogni altro uso e giustificare la patente discriminazione?
Dobbiamo dire che, quando si sparsero le prime voci sui concerti che si sarebbero tenuti in estate in piazza Carlo di Borbone e con quel calibro di cantanti, non ci siamo presi neanche la briga di capire perché e come Soprintendenza e direzione della Reggia avessero autorizzato l’utilizzo spurio della piazza monumentale. Se si vuole, specie in campo culturale e pseudoculturale, si possono ammannire motivazioni per ogni cosa. E leggi e decreti possono dire quello che vogliono, che c’è sempre modo di “interpretarli”
“…il parco, con le aree adiacenti e le colline di fondo, non è altro che l’estensione nella spazialità interna al palazzo, ove gallerie radiali si diramano da un asse centrale, prolungamento di Viale Carlo III, ideale collegamento della capitale del regno con Caserta …” leggiamo in uno dei tanti testi normativi a tutela del sito storico-architettonico, puntualmente disattesi.
Ma siamo uomini di mondo e capiamo che, quando sono in ballo iniziative della portata della nostra, in termini di interessi economici, di immagine, di consenso, di relazioni, come si fa a dire di no? O meglio, si potrebbe, se fosse necessario, ma siamo convinti che non sono questi i tempi.
Comunque sia, già prima dell’inizio della serie dei concerti, abbiamo notato che la piazza vanvitelliana era al centro di svariate ed eterogenee iniziative, come se il posto non fosse di nessuno e dove tutti ci possono andare liberamente a fare quel che vogliono. Se nessuno controlla e fa rispettare i divieti che vigono sull’area monumentale è ovvio che si diffonda un’idea del genere. E che l’esercito e le forze polizia preposte alla vigilanza passino e spassino, motorizzati, avanti ed indietro senza mai intervenire non serve a niente, francamente. Un gruppo sportivo si era dato appuntamento per una seduta ginnica nella “splendida location”.
Un gruppo di Yoga pubblicizzava un calendario di incontri, con stuoie ed accessori, per esercizi sui prati di tecniche ascetiche.
Oggi abbiamo saputo che un’associazione di lettura cittadina si è data appuntamento nella piazza, domenica prossima, per un c.d. Reading Party. I partecipanti si troveranno sui “ prati dinanzi alla maestosa Reggia di Caserta” che “… per l’occasione saranno ricoperti di teli, plaid, cuscini e qualche sedia per chi abbia problemi ad usufruire delle altre postazioni create...”. Viene anche annunciato il patrocinio dell’amministrazione comunale e il collegamento con il c.d. Patto per la lettura città di Caserta. Benché la prima sia alquanto smarrita ed il secondo una superfetazione burocratica pensando alla biblioteca comunale ridotta ai minimi termini.
Non intendiamo polemizzare qui sul fatto che, come dicono gli stessi promotori, stanno assecondando una moda che nasce e si sta estendendo da New York. Per il nostro modo di vedere, ciò non la rende migliore.
Né che, per noi che concepiamo la lettura come fatto intimo di raccoglimento in se stessi senza interferenze distoglienti, portare un libro da leggere in mezzo a tanti altri, come si viene invitati a fare, è una contraddizione in termini.
Ma siamo preoccupati perché di questo passo non ci vorrà molto che verrà il turno della sagra della “fresella e pummarol”. In termini più pacati, ma conoscendo le indolenze e le fiacchezze burocratiche di comune e Soprintendenza, ci chiediamo preoccupati se in quegli uffici ne sappiano niente e se hanno qualcosa da dire. Solo questo. Poi ce ne faremo una ragione – e forse anche il maestro Vanvitelli, requiescat in pace – della trasformazione della piazza reale in uno spazio per fiere, raduni e divertimenti.
Il palo che regge la tabella toponomastica di piazza Carlo di Borbone. E’ pericolosamente storta così da almeno due anni. Neanche Gigi D’Alessio ci ha potuto