L’EDITORIALE. Ufficiale: la provincia di CASERTA è la più contagiata d’Italia. Il sindaco Pellegrino si indigna e dà degli incapaci a quelli dell’Asl, ma noi…

19 Novembre 2020 - 12:16

Abbiamo voluto esprimere un nostro commento alla lettera aperta, che pubblichiamo integralmente in calce all’articolo, scritta dal primo cittadino di Parete. Quando la gente svuotava gli orinali dalla finestra si stava meglio di come stiamo oggi

di Gianluigi Guarino

PARETE – La lettera aperta del sindaco Pellegrino andrebbe letta e rispettata attraverso una considerazione serena, laica e tranquilla del suo contenuto.

Così facendo, quello che è un rituale modo di dire, che spesso è chiosa di scritti, fotografie e filmati, insomma, di ogni tipo di struttura di comunicazione, del proprio pensiero, diventerebbe pienamente giustificato, liberandosi dalla sua debolezza di esser diventato quasi un intercalare: quell’articolo parla da sé, quella foto parla da sé, non c’è bisogno di commenti davanti a ciò.

Insomma, un refrain che appartiene al linguaggio parlato e spesso affolla anche le canzoni della musica leggera, come possono ben testimoniare i non pochi ammiratori di Rosalino Cellamare in arte Ron, il quale, per l’appunto, non aveva “bisogno di parole…”.

Pellegrino sembra un sindaco di ottimo livello, che riesce a descrivere se stesso anche attraverso un sentire e una sensibilità che vanno ben al di là di una semplice trattazione valutativa di questioni attinenti alla vita del proprio territorio.

In effetti, Gino Pellegrino qualcosa in particolare ce l’ha, nel DNA, visto che sindaco ci è diventato dopo aver conquistato una certa notorietà, sviluppando un’idea che, al tempo in cui fu realizzata, avevano coltivato in pochi: riunire le ragioni dell’impresa con quelle della tenerezza nella struttura mondragonese di Foof, da lui inventata e portata avanti con molto coraggio.

Dalla lettera si coglie sia l’indignazione di un uomo delle istituzioni, sia quella di un cittadino che essendo abituato alla necessità di dover far quadrare i conti nell’efficienza aziendale, inorridisce di fronte ai dati del contagio da coronavirus, registrati in questi ultimi giorni in provincia di Caserta.

Quel 25%, infatti, oltre ad essere un record italiano, forse è addirittura un record mondiale. 1 tampone positivo su ogni 4 praticati è roba da peste nera, da influenza spagnola.

Non a caso, grandi epidemie, verificatesi la prima nel cuore del Medioevo, la seconda in un’Europa spossata dalla Prima Guerra Mondiale.

Se Caserta fa realmente questi numeri, assimila se stessa alla peste e alla spagnola, cioè a tempi in cui non esisteva né una sanità pubblica né una sanità tout court intesa quale relazione consapevole tra il genere umano e le infezioni batteriche o virali.

Guardate che quella scena di Troisi e Benigni in “Non ci resta che piangere” dell’orinale svuotato in strada non era solo una proposizione comica, ma funzionava davvero così perché le fogne non esistevano.

Stesso discorso, dopo il 1918, quando milioni di reduci tornarono dalle trincee, che se qualcuno vuole approfondire gli possiamo anche suggerire qualche libro o qualche documentario per capire quale fosse il livello di vivibilità per soldati spesso addirittura costretti a bere la propria urina.

Questa è Caserta. Il 25% di positivi al Covid in relazione ai tamponi effettuati e dichiarati ieri dall’Asl ci consegnano un certificato di arretratezza che, se esistesse un quinto, sesto o settimo mondo, neppure riusciremmo a incastrarla da qualche parte questa provincia.

Per il resto, la lettera di Pellegrino è bella. Noi la sottoscriviamo, ma senza entusiasmarci più di tanto, perché quello che Pellegrino scopre ora, Casertace lo scrive, testimonia e dimostra da anni e anni. Solamente la genetica parassitaria e parassita della provincia di Caserta, non avendo né l’attitudine né la capacità di leggere fino in fondo i nostri articoli, ci liquida alla buona, affermando che noi abbiamo “la guerra in testa”, che volgiamo essere bastian contrari, che non riconosciamo la necessità di accettare un punto di mediazione tra l’ethos e il pragma, tra Platone e Machiavelli.

Oddio, non dicono proprio così altrimenti qualche speranza ancora la avremmo.

Negli anni in cui abbiamo lavorato, si sono avvicendati 5 o 6 direttori generali dell’Asl e altrettanti nell’azienda ospedaliera.

Beh, al di là di qualche eccezione molto contenuta nel tempo, non si è fatto altro che scendere di livello. Un piano inclinato rispetto al quale l’attuale dirigenza, capitanata dal casoriano un po’ smargiasso Ferdinando Russo, ha avuto probabilmente solo la sfortuna di capitare in quel che era per le loro capacità modeste il posto giusto, anzi giustissimo, nel momento più sbagliato degli ultimi 100 anni.

Non esiste, dunque, una specificità ascrivibile a questa dirigenza. Esiste invece un meccanismo, un sistema che (siamo sempre qui a dire le stesse cose) non ha il suo difetto nell’essere costruito attraverso indicazioni che i politici vincitori delle elezioni, volta per volta, formulano; ma ce l’ha nel fatto che questa classe dirigente scegliere esclusivamente in base all’attitudine di quella persona di essergli servo.

Sì, diciamocela tutta, servo. Il resto non conta niente. Se il politico ha deciso di far diventare primario un asino, uno che non ha mai preso un bisturi in mano, non può mettere uno bravo e competente a comandare, ma solo un “utile idiota” nell’accezione leninista dell’espressione, pronto a tutto pur di difendere veri e propri privilegi di casta a partire dallo stipendio e proseguendo per la sistemazione dei figli e di un buon numero dei nipoti.

Dunque, sindaco Pellegrino, la sua lettera è uno sfogo e va presa come tale. Non può essere considerata qualcosa di più importante. Manca troppo, manca tutto in questa provincia, in questa regione e nell’Italia Meridionale perché queste cose possano modificarsi nel senso che lei auspica nella sua bella lettera.

Ecco perché non esagero nella parafrasi. Abbiamo fatto le elezioni regionali neanche due mesi fa e con questa affermazione chiudo: lei ritiene, sindaco, che il modo in cui hanno votato i campani – non mi riferisco certo alla scelta di schieramento politico, che qui vale zero – non c’entri nulla con quello che sta succedendo soprattutto a Caserta in questo periodo? Rifletta un attimo e rimandi a memoria i nomi di chi comanda oggi l’Asl di Caserta anche all’interno di uffici abitati da dirigenti che si sono presi la tranquilla libertà di far assumere i propri figli e di collocarli nell’area operativa da loro stessi diretta.

Bassolino, Caldoro, oggi De Luca all’ennesima potenza vogliono questa gente, perché, la voglio citare, alla politica locale manca una visione che vada al di là di una propria esistenza da vivere con comodità.

Manca l’amore per la propria comunità. Cose grosse, pellegrino, che non possono essere sintetizzate in un articolo giornalistico né in una bella lettera come la sua.

Questo è, e purtroppo non possiamo neanche aggiungerci vicino il pirandelliano “se vi pare”.

 

QUESTA LA LETTERA DEL SINDACO DI PARETE 

Cari conterranei, penso sia arrivato il momento di parlare dello stato di “salute” della sanità casertana.
In Italia ieri sono stati rilevati 34.283 positivi al covid-19 su 234.834 tamponi eseguiti (il 14,59%)
In Campania 3.657 positivi su 23.479 tamponi (il 15,57%). In linea con il dato nazionale.
In Provincia di Caserta 1037 positivi su 4107 tamponi processati (il 25,24%).
Quello della provincia di Caserta è probabilmente il dato peggiore d’Italia se si pensa che in Lombardia, la regione più colpita, tale percentuale si ferma al 20%.
La sanità casertana ha fallito nella gestione di tutte le fasi dell’emergenza: dalla lavorazione dei tamponi al tracciamento dei positivi. Non c’è mai stata un’organizzazione in grado di monitorare l’evoluzione dell’epidemia, isolare i positivi e contenere i contagi. Ne ho avuto prova nella gestione quotidiana. Molte volte, allertato dai cittadini ammalati, sono stato io a dover comunicare all’Asl le positività. A loro sfuggiva sempre qualcosa. Non per colpa del funzionario locale, che purtroppo doveva subire a sua volta la disorganizzazione interna. A tutela della salute dei cittadini ho dovuto fare le mie ordinanze di chiusura di scuole, chiese, attività sempre prima della comunicazioni ufficiali dei positivi da parte dell’Asl. Queste arrivavano in ritardo o non arrivavano proprio.
Disastrosa la gestione dei pronto soccorso e degli ospedali: malati lasciati morire senza ambulanze, senza posti letto, senza cure.
Comuni e privati si sono dovuti sostituire ad una medicina territoriale praticamente inesistente nell’assistenza sanitaria domiciliare.
Si tenterà di nascondersi dietro l’emergenza. Si dirà che i disagi e disservizi sono dovuti all’elevato numero di ammalati covid. Si addurranno mille scuse ma la verità è che questo sistema maldestro di gestione della sanità territoriale non pone al primo posto la salute dei cittadini. Purtroppo le inefficienze hanno ricadute nefaste anche sul mondo del lavoro e della scuola. Ho sperimentato di persona che non si tratta di un “affanno” momentaneo ma di un sistema in crisi cronica incapace di gestire anche l’ordinario, che è crollato di fronte alla gestione di un’emergenza epidemica come questa.
Lo dicono i fatti, lo dicono i numeri!
Ero tra quelli contrario alla chiusura delle scuole. Abbiamo lavorato tutta l’estate per adeguare le aule alle norme di distanziamento anticovid. Ma davanti ad una sanità inesistente non c’è alternativa, nonostante Parete, in rapporto alla popolazione residente, sia il Comune con il numero di contagi più basso dell’agro aversano. Chi di voi affiderebbe a cuor leggero un proprio caro a tale sistema sanitario? Come riusciremmo a gestire la prevenzione nella scuola con questi numeri se non si è stati capaci di farlo con numeri molto più bassi?
Cari amici, credo sia arrivato il momento di lottare tutti assieme per chiedere un deciso cambio di rotta.
C’è tanta gente che lavora ogni giorno per riscattare il nostro territorio, per ridare speranza ai giovani, dando anima e cuore per migliorare le condizioni di vita delle attuali e future generazioni ed è intollerabile che un settore prioritario come quello della sanità sia lasciato in mano a gente che non ha né le competenze né la mentalità giusta, che non ha visione ne’ vitalità.
Ci vuole una sanità efficiente, un management competente e selezionato con procedure trasparenti e meritocratiche.
Ci vuole una sanità che sia capace di curare i nostri cari con amore e professionalità.
Una sanità che sappia fare prevenzione e pronta ad aiutare, curare e soccorrere tutti, sempre!