L’imprenditore e faccendiere Orlando Diana avrebbe comprato la pendrive di Michele Zagaria. Il sindaco si fa fotografare con lui in macelleria. Commissione d’accesso subito e un appello alla segretaria comunale-giudice Anna Lisa Simone
18 Ottobre 2024 - 18:54
Abbiamo incrociato un interessantissimo post pubblicato oggi pomeriggio, nel suo profilo Facebook, dalla collega Marilena Natale, che ha scovato anche qualche fotografia che la dice lunga su tante cose
SAN CIPRIANO D’AVERSA (g.g.) – La collega Marilena Natale propone sempre argomenti e soprattutto notizie importanti. La vicenda della famosa pendrive asportata dal covo bunker in cui il 7 dicembre 2011 Michele Zagaria fu catturato dagli uomini dell’allora capo della Squadra Mobile di Napoli, oggi capo della Polizia di tutta Italia, Vittorio Pisani, ha dovuto giocoforza concentrarsi sulle conseguenze giudiziarie relative al probabile esecutore materiale di questo furto, quell’Oscar Vesevo, poliziotto della Questura partenopea che, recentemente, è stato condannato il Corte di Appello.
Ma il discorso più importante, ossia quello delle persone a cui quel furto giovava, quelle pronte a far propria la pendrive, non ha mai trovato una soluzione che poi era la soluzione principale a cui gli inquirenti sarebbero dovuti arrivare.
Fu imputato Orlando Fontana, ma questi guadagnò un’assoluzione per non aver commesso il fatto.
Oggi, in un post pubblicato nel suo frequentatissimo profilo Facebook, Marilena Natale svela alcuni particolari inediti:
“Urge commissione d’accesso a San Cipriano d’Aversa”. Già il titolo invita alla lettura del resto:
“Vi ricordate la questione della pendrive di Michele Zagaria. Le persone accusate dalla Dda – ricorda la giornalista anticamorra – erano Oscar Vesevo e Orlando Fontana. Quest’ultimo assolto – ed ecco il passaggio importante – in quanto scambiato con un altro Orlando”.
Dalla sentenza si evince che l’Orlando intercettato non era altro che Orlando Diana, indagato a piede libero nell’ambito dell’indagine che mette insieme il sistema attraverso cui il clan dei Casalesi si era insinuato in tantissimi Comuni della provincia di Caserta e Napoli, anche quello capoluogo, per controllare gli appalti dei servizi sociali, ma anche diversi meccanismi di gestione dei servizi sanitari partendo dalle incredibili modalità con cui Orlando Diana ottiene, a soli 20 giorni di distanza dalla dichiarazione del lockdown per il Covid, un super appalto per processare i tamponi dalla Asl Napoli 3 che lui sfrutta organizzando l’attività di verifica dei campioni prelevati ad opera di diversi laboratori, anche dell’agro aversano e dell’Asl Napoli 2, ossia al di fuori del perimetro di Napoli Sud, e dunque dell’Asl NA3.
In questa attività saltò fuori anche il nome del laboratorio di proprietà della moglie dell’allora consigliere regionale prima deluchiano, in un gruppo costituito da lui e dal suo amico di allora e di oggi Giovanni Zannini, poi di Fratelli d’Italia, Michele Schiano, che dal 2022 è diventato un deputato del partito della Meloni.
“Secondo la Dda – continua nella sua narrazione Marilena Natale, in precedenza ai fatti appena narrati – Orlando Diana avrebbe custodito armi e partecipato all’organizzazione di un agguato e, per ultimo, sarebbe lo stesso “Orlando” che avrebbe comprato la pendrive dal poliziotto Oscar Vesevo – svela la Natale – Tutto questo sta negli atti processuali e nella sentenza Medea”.
La Natale dà un senso alla sua affermazione iniziale, all’appello affinché una commissione d’accesso venga nominata al più presto per il comune di San Cipriano d’Aversa:
“Se il sindaco di San Cipriano non si preoccupa di nulla, anzi si mette in posa per farsi fotografare allegramente con Diana, vuol dire che soffre di delirio d’onnipotenza e se ne frega altamente della giustizia. In basso le foto di una recente festa in macelleria”.
È chiaro che un discorso del genere, tutt’altro che infondato, perché non lo è alla luce della circostanza della presenza in consiglio comunale della moglie di Orlando Diana, la quale, ricorderanno bene i lettori di Casertace, si dimise dalla carica di presidente del consiglio dopo la sequela di articoli che questo giornale aveva dedicato al marito in occasione dell’inchiesta sopra citata, accompagnati sempre da una chiara e perentoria posizione con la quale affermavamo che la funzione ricoperta dalla signora Diana fosse a dir poco inopportuna. Si dimise da presidente, ma rimase consigliera. Si abbassò il danno dell’inopportunità, che però non è stato cancellato completamente.
In un contesto così, non può non essere considerata anche un’altra figura cruciale nello scacchiere amministrativo del Comune di San Cipriano d’Aversa: va notato che la segretaria comunale del comune di San Cipriano è un giudice.
Ma daaai! No, non scherziamo. Si tratta di Anna Lisa Simone, già segretaria comunale al Comune di Pignataro Maggiore, quello in cui è sindaco Giorgio Magliocca, ratificatore formale, per ordine di Giovanni Zannini, della nomina di Vincenzo Caterino sindaco di San Cipriano, a presidente della Gisec, società il cui capitale è totalmente nelle mani della provincia, e che si occupa della gestione di tutti gli impianti dei rifiuti.
Anna Lisa Simone, lasciando Pignataro, ha abbandonato anche il mandamento di competenza del Tribunale di S.Maria C.V., dove lei esercita l’attività di Got, decidendo addirittura su processi penali.
Ma non è che San Cipriano, pur ricadendo nelle competenze territoriali del Tribunale di Aversa-Napoli Nord, stia in un’altra provincia. Le cointeressenze tra il sindaco di San Cipriano e Magliocca, tra lo stesso sindaco e la Gisec che ha la sua sede a Caserta, che ricade invece nel perimetro del Tribunale di S.Maria C.V., ripropone di nuovo il problema di quello che noi riteniamo un conflitto di interessi da parte della segretaria comunale e giudice Anna Lisa Simone.
Francamente ci fa specie come un’amministratore della giustizia penale possa stare a capo di tutti gli uffici e di tutte le aree della potestà amministrativa di tipo esecutivo di un Comune come San Cipriano.