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L’Omelia di Don Franco per la solennità dell’Immacolata Concezione di Maria

8 Dicembre 2021 - 09:15

8 dicembre – Immacolata Concezione di Maria

COME MARIA: DIRE SÌ A DIO!

Il Vangelo di Luca si apre con una zoomata degna di un grande regista: parte dall’immensità dei cieli, restringe progressivamente lo sguardo fino ad un piccolo villaggio (Nazaret), nella casa di una ragazza, occupata nelle sue faccende e nei suoi pensieri. L’angelo di Dio entra da lei. E’ bello pensare che Dio entra nella tua vita quotidiana. Lo farà anche Gesù con Zaccheo: “Scendi subito, oggi devo fermarmi in casa tua” (Lc 19,5). Lo fa nel giorno della gioia, lo fa nel giorno delle lacrime. L’iniziativa è sempre di Dio, che manda il suo santo angelo nella trama della nostra vita.

La prima parola dell’angelo è RALLEGRATI! Non un saluto ma un imperativo: Χαῖρε (Lc 1,28). Gioisci, sii felice! L’angelo non dice: Prega, inginocchiati, fa’ questo… ma semplicemente: Apriti alla gioia. Dio si avvicina a te. Ti stringe in un abbraccio. Viene a portarti un telegramma di felicità.

Χεχαριτωμένη. Sii felice, un raddoppio di Vangelo. L’angelo usa un termine nuovo, mai letto nella Bibbia, mai udito nella sinagoga, tanto inaudito da turbare Maria. Kekaritomène

è un participio passato passivo, il cosiddetto ‘passivo teologico’ (sei piena di grazia), nel senso che Dio si è chinato su di te, un evento di cui Maria è la parte lietamente passiva. Non è facile sapere cosa sia la grazia che riempie Maria. Mi pace pensare che dalla stessa radice (karis) derivano le nostre parole caro, carezza, carità. Dio ti ha dato un nome nuovo: Tutta bella sei! (Ct 1,8.15). Quel suo nome è anche il nostro nome: buoni e cattivi, ognuno amato per sempre, piccoli e grandi, ognuno riempito di cielo. Ogni uomo è kekaritomene, pieno di grazia, tutti amati come siamo, per quello che siamo. Perché la grazia è dono e non merito o calcolo. Maria: piena di grazia perché Dio è venuto, ha bussato, lei ha aperto. All’inizio della fede, c’è la passività da parte dell’uomo e l’iniziativa da parte di Dio. Non è la religione che ci rende buoni davanti a Dio ma è il suo amore gratuito e infinito. Non è importante la nostra mano tesa a mendicare ma il fatto che Dio la riempie. Il nostro compito è lasciarlo fare. Noi possiamo anche costruire una splendida barca a vela, ma il vento che gonfia le vele è un suo dono.

ὁ κύριος μετὰ σοῦ. Il Signore è con te. E’ il saluto più bello che io conosca. L’angelo le aveva prima detto: Sei piena di grazia. Ora spiega: piena di grazia perché piena di Dio. Il nome dell’uomo è Amato per sempre. Dio non manda via nessuno, non abbandona nessuno. Con Maria cominciano a piovere le belle notizie: il muto Zaccaria profetizza, la sterile Elisabetta partorisce, i pastori trovano Gesù nella grotta, il cielo notturno risuona di angeli e musica, i ricchi Magi portano doni al Povero …

Ἰδοὺ: Eccomi! Come hanno detto profeti, patriarchi, martiri. La storia di Maria è anche la mia, la tua storia. Ancora oggi l’angelo è inviato nella tua casa e ti dice: Rallegrati, sei pieno di grazia, perché Dio è con te. Siamo capaci di rispondergli: Eccomi?

Maria doveva essere bellissima. Non parlo solo della sua anima ma anche del suo corpo. Il Signore ha disseminato la bellezza qua e là sulla terra, perché noi, viandanti grossolani, sentiamo nostalgia del cielo. Purtroppo la bellezza dura poco nelle nostre mani rapaci, sfiorisce sotto i nostri ingordi contatti, si dissecca al soffio maligno delle nostre cupidigie, si inquina sotto l’urto della nostra lussuria. Il vuoto struggente che è in noi, anziché avvertirlo come destinato alla felicità, lo avvertiamo invece come una ferita che curiamo con i peggiori surrogati del piacere, i devastanti succedanei del vizio. L’Immacolata può liberarci dal nostro spirito rozzo e restituirci la nostalgia del pulito. La bellezza salverà il mondo, quella bellezza che Dio ha disseminato qua e là sulla terra, sin dalla creazione. E Dio vide che tutto era bello e buono! Viviamo oggi una stagione oscura. Però in questa camera buia della ragione, c’è ancora una luce che potrà impressionare la pellicola della nostra esistenza, e sarà la luce della Bellezza. Oggi sembra impossibile che Maria Immacolata possa entrare nel contesto della nostra società ferita e degradata, attenta solo all’utile scambiato come necessario, all’erotismo contrabbandato come amore, al tornaconto individuale fatto passare come benessere.

Occorre uno sguardo completo alla storia della salvezza per dare la giusta collocazione a Maria. Questa figura di madre non è comprensibile se la isoliamo dalla sua concretezza di donna ebrea, vissuta a Nazaret, duemila anni fa. Se si deve parlare della donna coronata di stelle, tutta santa (panaghìa), assunta in cielo, bisogna anche ricordare la fanciulla di Nazaret. E’ necessario evitare di presentare solo i privilegi della Vergine. Sarebbe un errore mettere la Vergine su un piedistallo troppo alto e isolato. Viene annullato il suo messaggio, se, a forza di ammirarla, la allontaniamo dalla stirpe di Adamo, dal popolo dell’Alleanza,. dalla nostra vita quotidiana. Maria non è una dea né una donna divina né una superdonna: è una madre, e ogni madre desidera avere figli che le somiglino. Se non ci auguriamo di somigliare alla Madre, praticamente rinneghiamo la sua maternità. Una madre ha molta pazienza, una madre è instancabile; con i figli ritardati o difficili, essa è più madre.

Non pensiamo a Maria come a una regina tanto inaccessibile da riuscirci inimitabile: essa invece è un esempio quotidiano. Certo, Maria ha avuto il privilegio dell’Immacolata Concezione; vuol dire che è stata concepita battezzata; a noi Dio concede la stessa grazia con il battesimo. Non ha avuto il peccato originale; neppure noi lo abbiamo più. Non è stata esente dalla sofferenza e dalla morte: come noi. E’ stata assunta in cielo: questo significa che Maria è la primizia, l’annuncio di quello che riguarda tutti. Pensare a Maria come fidanzata, come moglie, come madre, come vedova, in cammino nel buio luminoso della fede, sorretta da una grande speranza, non è facile. Maria, infatti, ha duemila anni di storia. Santi, poeti, artisti ne sono rimasti tanto affascinati fino a idealizzarla, sti­lizzarla, divinizzarla: divenuta una dea, naturalmente non ha più senso per l’uomo.

Dal Vangelo, invece, emerge una donna pienamente inserita nella vita e nella storia: per questo dico che solo una madre (e una madre che abbia visto morire suo figlio!) può comprendere in pieno la vita e il messaggio di Maria. Maria, anche se la preghiera era un’esperienza frequente, era lontana dalle astrattezze dei visionari, dalle evasioni degli scontenti, dalle fughe degli illusionisti: conservava il suo domicilio nel terribile quotidiano. Se sottolineo questa «ferialità» in Maria, se per un attimo le tolgo l’aureola, è per vedere quanto è bella Maria a capo scoperto; è per misurare meglio l’onnipotenza di Dio. Festa dell’immacolata: non un giorno per fare festa, ma una festa per riflettere su una donna uguale e diversa da tutte le altre. E imitarla, perché la vera devozione è quella che porta all’imitazione. Immacolata: non un giorno per una festa in più, ma un’occasione privilegiata

– per riflettere sulla nostra vita

– per ricordarci che siamo sulla terra per guadagnarci un pezzo di cielo

– per decifrare le tante iniziative di Dio nella nostra vita

– per comprendere sempre meglio questi valori: la bontà della creazione, il rispetto per la donna, l’educazione alla bellezza, il rifiuto di ogni violenza verso la donna indifesa immagine di Dio! Buona vita!