MARCIANISE. Commissario Lastella, ma quale parere pro veritate? La delibera illegale dell’Interporto va revocata senza se e senza ma. E le spieghiamo il perché

2 Febbraio 2020 - 18:03

MARCIANISE (G.G) – La caterva di illegalità e di illegittimità che ha connotato la turpe vicenda dell’ormai famosa convenzione tra il Comune di Marcianise e l’Interporto Sud Europa, non è stata una elaborazione retorica, uno strumento democratico di lotta, dunque uno strumento politico per combattere un sistema-Velardi che proprio in questa vicenda ha manifestato tutta la sua pericolosità e la sua attitudine a perseguire il sentiero della illegalità.

Le decine di articoli che abbiamo scritto, nemmeno uno di loro, hanno sempre contenuto un documento, un fatto, un elemento di prova a riscontro di quello che noi sostenevamo.

Se è successo quello che è successo, un po’ di merito è anche nostro. Però, diciamo che noi siamo solo un giornale e diciamo pure che Casertace non è un’agenzia della manifestazione istituzionale, dunque il commissario prefettizio Michele Lastella non ha certo l’obbligo di prendere per oro colato tutto quello che abbiamo scritto sull’Interporto.

Però, siccome quello che abbiamo scritto è riportato pari pari in un’ordinanza tutt’altro che forcaiola e che comunque ha portato all’arresto di quasi tutti i maggiori protagonisti di questa vicenda, a partire da Barletta e Campolattano, magari se Lastella si fa raccogliere quegli articoli troverà qualche elemento solido di maggiore conoscenza dei fatti.

Ne ha bisogno perché, a diversi mesi dal suo insediamento, non ha maturato ancora una certezza tale che gli consenta di revocare quella vergognosa delibera di giunta comunale che ha prodotto anche l’iscrizione sul registro degli indagati degli assessori che l’hanno votato e dell’allora sindaco Antonello Velardi per il quale, a dimostrazione di quel garantismo di cui dicevamo prima, il Gip del Tribunale di S.Maria C.V. non ha dato riscontro alla richiesta, formulatagli dalla Procura della Repubblica, di allontanarlo dalla città applicando la misura cautelare del divieto di dimora.

A quanto pare, infatti, in questi giorni Lastella ha chiesto un parere pro-veritate. Il fatto avviene proprio quando l’allegra compagnia di sempre, cioè quella di Giuseppe Barletta, Campolattano eccetera, è tornata a riunirsi ed è stata segnalata in giro a far chissà cosa, dato che si sa che quando questi si muovono nulla c’è da sperare in termini di affermazione del diritto e della legalità.

Se proprio Lastella ritiene insufficiente lo studio, perché occorrerebbe qualche giorno per leggere approfondita,mente le nostre inchieste giornalistiche e gli inoppugnabili documenti che vi sono allegati, può anche acquisire la consulenza tecnica che la Procura della Repubblica di S.Maria C.V., che il procuratore aggiunto Antonio D’Amato, titolare di quell’inchiesta e oggi eletto dai suoi colleghi nel plenum del Consiglio Superiore della Magistratura, ha fatto realizzare.

Perché sa, commissario Lastella, qui a Caserta sui pareri pro-veritate abbiamo maturato pessime esperienze. Questi avvocati, questi amministrativisti a cui ci si rivolge, ovviamente non in maniera gratuita, non hanno, a nostro avviso, la schiena dritta e soprattutto fanno parte di quel mondo che Barletta, Campolattano e compagnia hanno nutrito a colpi di bonifici per anni e anni.

Per cui, eventualmente li dovrebbe prendere nell’Alto Adige, ammesso e non concesso che gli imbroglioni dell’Interporto non vantino amici anche da quelle parti, il che è tutt’altro che da escludere. Riteniamo che il potere di pervasività di quelli dell’Interporto dovrebbe essere ben noto al commissario Lastella, dato che le orme di Barletta sono ancora ben visibili in certi uffici della Prefettura di Caserta.

Potrebbe fare una chiacchierata con i bravissimi ufficiali della Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Caserta, che hanno lavorato per anni in maniera meticolosa, trovando una miriade di riscontri tecnici .

Dottor Lastella, ma quale parere pro-veritate! Ma se l’è fatta raccontare o l’ha letta negli atti giudiziari la vicenda della fideiussione pezzottata, una roba che nemmeno i truffatori dello specchietto avrebbero utilizzato per quanto era clamorosamente falsa.

Basterebbe solo quello. Per cui, non c’è nulla da indugiare. Quella revoca è un atto dovuto da parte di chi dice di stare dal lato della legge, da quello delle guardie e non dei ladri.