MARCIANISE. “Mazzate di morte” tra Velardi e il sindaco Antonio Trombetta. Noi per ora non prendiamo posizione, ma al primo cittadino ricordiamo perché e per chi ha vinto le elezioni

Ormai, in un’amministrazione zanninizzata, l’attuale fascia tricolore sposa la prosa frontal-personale che tanto, tantissimo è costata al suo predecessore

MARCIANISE (g. g.) – Non prendiamo posizione su quelle che a nostro avviso possono essere le ragioni e i torti dei tre post che pubblichiamo sotto questa breve premessa.

Ha iniziato Velardi, che non è andato certo per il sottile nell’attaccare il suo successore Antonio Trombetta, il quale ha risposto per le rime facendo riferimento, seppur in maniera indiretta e, come si suol dire, tra le righe, alle vicissitudini giudiziarie del suo predecessore.

L’ex vicesindaca ed ex presidente del consiglio comunale Angela Letizia, vicinissima all’ex sindaco Antonello Velardi, ha criticato duramente la qualità della politica marcianisana per come questa si manifesta all’interno del consiglio comunale durante le poche sedute in cui questo organismo viene chiamato a deliberare o a vivere momenti di relazione tra i propri poteri di indirizzo e di controllo e quelli della cosiddetta amministrazione attiva.

Consorzio Idrico e Puc gli argomenti principali.

Naturalmente, la nostra astensione rispetto alla pratica valutativa, rispetto alla pratica dell’espressione del nostro pensiero su queste sortite, è solo temporanea. E non vuol dire certo che abbiamo prestato poca attenzione ai contenuti di questi tre scritti, affidati ai profili e alle pagine Facebook.

Dobbiamo ragionarci sopra. Meno difficile, invece, è ricordare ad Antonio Trombetta che se lui è sindaco lo deve soprattutto a due persone, per anni antitetiche, per anni schierate su fronti contrapposti, dove hanno guerreggiato, l’un contro l’altra armati, senza risparmio di colpi leali (soprattutto i nostri) e di colpi proibiti, quelli utilizzati da Velardi.

Casertace, che qualcosa conta a Marcianise, non sappiamo se il sindaco ne sia informato, ha fatto la cosa più perfida che si può fare nei confronti di un candidato. Una perfidia sottile finalizzata a uno scopo nobilissimo e a una missione che noi portiamo avanti da anni e anni: abbiamo deciso di non attaccare la candidata sindaca Lina Tartaglione.

Sapendo bene quali sono i meccanismi della comunicazione, soprattutto quando questa deve arrivare alle aree sociali laterali, costituita da persone poco interessate alla politica e ai suoi giochi, abbiamo letteralmente cancellato dalla campagna elettorale la candidata del centrosinistra, utilizzando per più di un mese il nome del marito Angelo Golino come vero candidato alla fascia tricolore.

Se abbiamo deciso di utilizzare uno strumento di tipo machiavellico, è perché Lina Tartaglione – ovviamente eterodiretta dal marito – ha deciso di legittimare politicamente il consigliere regionale di Mondragone Giovanni Zannini, garantendogli la presentazione del simbolo ufficiale dei moderati e divulgando una fotografia che ha sancito l’intesa tra lei, il citato Zannini e Luigi Bosco.

Poi c’è stato l’apporto di Antonello Velardi, che ha votato e fatto votare la lista che ha eletto un consigliere comunale e che, in tutta evidenza, non ha fatto voto disgiunto.

Il testo della risposta di Antonio Trombetta non è molto differente dallo stile che negli anni è diventato stilema, di Antonello Velardi: zero confutazioni di merito e un contrattacco personale con un tentativo di introspezione neurologica e psicologica. Roba buona per il tifo della curva, per le frange più facinorose dei guelfi e dei ghibellini, ma che non contribuisce, a differenza di quello che pensiamo di fare noi in ogni articoli, pur rischiando di diventare lunghi e pallosi, a un dibattito di contenuto di cui questa città avrebbe bisogno come il pane.

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