MARCIANISE. Patti chiari: la democrazia è sacra. I commissari prefettizi non si occupino mai di Puc e di concorsi. Ovviamente, vi spieghiamo il perché

9 Novembre 2022 - 19:43

Si tratta di argomenti, di tesi che noi sviluppiamo e manifestiamo da anni e che, dunque, è giusto sviluppare e manifestare oggi, ponendole all’attenzione del commissario prefettizio, nonché vice prefetto vicario di Caserta Ciro Silvestro. Speriamo che basti.

MARCIANISE (gianluigi guarino) Dopo un breve periodo di stasi, seguito alla seconda caduta di Antonello Velardi dalla poltrona di sindaco, ritorniamo ad occuparci delle questioni rilevanti della città di Marcianise. Essendo questo una sorta di articolo “di installazione”, che apre la strada ad una nuova fase di attività giornalistica, orientata anche alla scadenza delle prossime elezioni comunali, che si terranno tra il 15 aprile e il 15 giugno prossimi, stabiliamo subito un punto di partenza, che poi non è altro che la riproposizione di un antico cavallo di battaglia di Casertace: i rappresentanti del governo Governo della nazione, cioè i funzionari che un prefetto invia a reggere temporaneamente le sorti di un Comune, rimasto privo dell’unica vera potestà che in democrazia esista, quella discendente dal popolo sovrano, devono limitarsi alla realizzazione degli affari correnti, della cosiddetta ordinaria amministrazione. Perché solo gli atti dovuti per legge danno legittimità, giustificandone la necessità, alla funzione di un commissario prefettizio, visto e considerato che nella vita di un’amministrazione locale esistono momenti non derubricabili, non rinviabili; esistono, per l’appunto, momenti per i quali occorre elaborare e manifestare atti dovuti, che se si chiamano così, ci sarà anche un perché.

Da anni, provando, spesso inutilmente, a tallonare i vari vice prefetti Lubrano, Palmieri, Macchiarella, Aldo Aldi e compagnia, ci siamo letteralmente dannati l’anima, aprendo pesantissimi fronti polemici, quando questi funzionari si sono messi ad amministrare i Comuni andando molto al di là degli atti dovuti, come se fossero stati eletti dai cittadini.

Insomma, abbiamo maturato una vasta esperienza che ci fa dire, immediatamente, al commissario prefettizio della città di Marcianise, Ciro Silvestro, vice prefetto vicario di Caserta, che lo strumento, ingiustamente non regolato da una legge più restrittiva, dell’utilizzo dei poteri del consiglio comunale, va utilizzato solamente per gli atti necessari, cioè approvazione dei bilanci, dei documenti a questi allegati, di eventuali riequilibri e basta. Stop, finito. Ogni altra manifestazione di potestà, realizzata con i poteri del consiglio comunale (memoranile la variante al Piano regolatore vigente, approvata dal commissario Palmieri al Comune di Carinaro, 200mila metri quadrati da agricoli a commerciali), cioè dell’organismo quintessenza dell’espressione democratica, si tradurrebbe, a nostro avviso, in una indebita usurpazione della sovranità popolare.

Scriviamo questa cosa e non aggiungiamo altro. Speriamo che sia sufficiente il richiamo al rigore delle prerogative istituzionali, senza dover stare qui, poi, a rimuginare su certe relazioni, avute in passato, con politici di Marcianise, dall’attuale ministro degli Interni, il napoletano con qualche parente a Santa Maria Capua Vetere, Matteo Piantedosi. Peraltro, certe cose, al dottor Piantedosi, noi le abbiamo scritte in tempi non sospetti, quando era capo di gabinetto dell’allora minisro dell’Interno Matteo Salvini ed anche quando era prefetto di Roma. Il commissario Ciro silvestro ed anche il suo superiore in grado, il prefetto Giuseppe Castaldo, sappiano che noi non abbiamo timori reverenziali nei confronti di nessuno. Con tutto il rispetto dei loro ministeri, neppure nei confronti del Papa e del presidente della Repubblica. Figuriamoci se può costituire per noi un problema, esprimere critiche, anche veementi, nei confronti di un prefetto o di un vice prefetto, per giunta di Caserta.

Quindi, nessuna tentazione. Il Puc, ad esempio, oltre ad essere in altissimo mare per la inquietante incapacità amministrativa del Velardi che l’ha ridotto ad una barzelletta, privo di tutti i pareri fondamentali, a partire da quello del Genio Civile e proseguendo con quello della Sovritendenza, così come viene oggi segnalato dall’ex consigliere comunale Giovan Battista Valentino in un suo post, rappresenta la massima espressione della pianificazione e della programmazione territoriale e, conseguentemente, social-territoriale, economico-territoriale di un Comune e, dunque, essendo tale, si configura come un vero e proprio incarnato della democrazia. Non esiste, infatti, cosa più definita di un Puc per configurare un esempio di tutto ciò che un burocrate – ci riferiamo, ovviamente, non a Ciro Silvestro in particolare, ma a tutti quelli che esercitano una potestà in organi derivati dello Stato fondati sulla rappresentanza del popolo sovrano – non deve assolutamente toccare.

Il burocrate le deve custodire e siccome per i Comuni commissariati, c’è anche una riserva, una sorta di neutralizzazione dei termini temporali, ammesso e non concesso che quello per l’approvazione dei Puc, prorogato dalla Regione per 7 anni, rappresenti un termine serio, non esiste alcun motivo perché quello che tocca ai rappresentanti del popolo sovrano possa essere definito, con i poteri solennemente sanciti dalla democrazia della rappresentanza, da un pur ottimo burocrate che ha vinto un concorso e non le elezioni.

Stessissimo discorso vale per i concorsi. Questo per un motivo molto semplice: se è vero, infatti, che ci può essere una necessità di coprire degli uffici, delle competenze, delle strutture di coordinamento, è anche vero che la modalità con cui ciò avviene, cioè, la decisione di bandire un concorso per questa o per quell’altra mansione, è frutto di un piano di fabbisogno del personale che è atto politico, dato che un’amministrazione comunale può decidere di puntare o di dare priorità all’uno o all’altro servizio. Atto così politico, da rappresentare un’altra delle competenze specifiche ed irrinunciabili del consiglio comunale.

Ha visto, commissario Silvestro, come siamo diventati buoni? Nessuna congettura su Piantedosi e Velardi, e proprio perché vogliamo essere altamente costruttivi le facciamo sconto anche della caterva di cose strane, chiamiamole così va’, collegate al bando di concorso a cui partecipa e punta l’attuale posizione organizzativa per auto-nomina (ckikka e leggi) Franca Nubifero. Siamo buoni e non ci mettiamo a risottolineare questioni che andrebbero doverosamente chiarite. E non ci riferiamo solo ai requisiti, giuridicamente parlando suggestivi requisiti, ma anche all’origine informatica e digitale, alla fonte di creazione materiale del bando, relativamente a questo o a quel personal computer, a questa o a quell’altra scrivania.

Noi, in questo articolo, lo ripetiamo ancora una volta affinché il commissario Ciro Sivestro possa stare tranquillo, dato che non si tratta di un articolo ad personam, abbiamo ripetuto concetti scritti e pubblicati decine di volte, commentando le “fatte”, ma soprattutto le malefatte dei commissari prefettizi messi negli anni al vertice dei Comuni rimasti privi dei loro organismi elettivi o, anche, di quelli commissariati a causa delle infiltrazioni malavitose. Per cui, di tutto possiamo essere accusati, eccetto che questo articolo rappresenti una novità di linea editoriale, da noi prodotta esclusivamente per il Comune di Marcianise.