MONDRAGONE. Il racconto shock: “Sono andato a prendere mia madre al lavoro, 6 poliziotti mi hanno circondato e massacrato di botte”
28 Febbraio 2019 - 16:15
MONDRAGONE (Maria Assunta Cavallo) – Il fatto si sarebbe verificato lunedì scorso, 25 Febbraio, alle 20.30 circa, nei pressi del supermercato sigma, zona palazzi Cirio. Una vicenda all’apparenza inquietante, condita di circostanze che, se confermate, configurerebbero una situazione imbarazzante per un’alta e comunque valorosissima istituzione dello Stato.
Si diceva, sono circa le 20.30 di un lunedì come tanti, quando Antonio (nome di fantasia utilizzato da noi per tutelare doverosamente l’anonimato della persona coinvolta) aspetta all’interno della sua autovettura, come fa quasi ogni sera, la madre che esce dal lavoro per riaccompagnarla a casa. Da qui a pochi minuti sarebbe accaduto quello che poi il 28enne mondragonese ha raccontato ai carabinieri dell’omonimo reparto territoriale, attraverso una circostanziata denuncia presentata martedì 26 Febbraio.
Il ragazzo, quella sera, sarebbe stato avvicinato da due auto della polizia di stato che si posizionano, secondo ciò che è scritto testualmente nella denuncia, una dietro ed una davanti alla sua vettura: “Dalle
Così si chiude uno stralcio della denuncia, della cui copia siamo entrati in possesso. Un racconto choc che ci hanno ribadito al telefono sia la zia che la mamma di Antonio, turbate da quanto accaduto al loro congiunto che è stato trasportato, dopo la presunta aggressione, alla Clinica Pineta Grande di Castel Volturno. E qui non bisogna usare il modo condizionale visto che, allegato alla denuncia, c’è il referto firmato dai sanitari che hanno visitato il giovane. Dopo essere stato sottoposto a “tac con contrasto”, hanno evidenziato un trauma cranico non commotivo, un trauma toracico addominale, un trauma alla mano destra con ferite escoriate ed ematomi locali. Firmato, timbrato e dunque certificato, come detto, dalla clinica Pineta Grande.
Abbiamo cercato di sapere qualcosa sull’identità e sulla vita che Antonio conduce a Mondragone, contattando qualche coetaneo che lo ha definito come un “bravissimo ragazzo, timido, a tratti introverso con il “pensiero” di non lasciare da sola la mamma all’uscita dal lavoro.” Abbiamo tentato anche di parlare con lui, ma il giovane ci ha fatto sapere di non essere in grado di venire e parlare al telefono, perché ancora troppo scosso da quanto vissuto. Intanto esplode la rabbia della famiglia del ragazzo. In un post scritto su Facebook, ha lanciato un appello a quanti quella sera “hanno visto e sentito qualcosa.“. Insomma, avendo compreso che una parola contro l’altra potrebbe fare zero a zero, anche in presenza di un referto di evidente portata, i familiari che chiedono giustizia, sono alla ricerca di uno o di più possibili testimoni oculari.
Doverosamente abbiamo compiuto tutti i passaggi che è giusto fare in casi del genere, contattando il dirigente del commissariato di Castel Volturno che ci ha risposto di “non essere a conoscenza di episodi particolari accaduti, ma che si sarebbe provveduto a fare tutte le verifiche del caso”.
Va sottolineato pure che, sempre secondo il racconto fatto dalla presunta vittima ai carabinieri di Mondragone, i poliziotti sarebbero arrivati verso di lui, a bordo di due vetture modello LanciaDelta.
Ci siamo informati e ci hanno spiegato che si tratta di auto in dotazione al reparto prevenzione crimine di Napoli, per questo ci siamo rapportati sia all’ufficio stampa della questura di Napoli, non riuscendo a colloquiare con il dirigente, sia con un referente della questura di Caserta che ci ha assicurato che avrebbero provveduto ad effettuare delle verifiche interne, per capire, nello specifico, quali uomini fossero impegnati in operazioni di controllo del territorio rivierasco nella serata di lunedì 25 febbraio e dunque, per comprendere cosa sia potuto realmente accadere quella sera vicino al supermercato sigma.
Inoltre dalla questura ci hanno espresso il loro rammarico rispetto alla situazione innescata dalla denuncia del ragazzo.
Ovviamente, siccome ogni componente delle forze dell’ordine è un cittadino come gli altri, anzi con il dovere di essere assolutamente in linea con ciò che la legge gli permette quando interviene per prevenire o reprimere un possibile reato, sarà giusto che la verità venga fuori nella sua interezza, senza se e senza ma.
Detto questo, l’eventuale errore o l’eventuale colpa di un singolo o di due o tre dipendenti della polizia di stato non può e non deve mettere in cattiva luce il lavoro di migliaia di uomini che, ogni giorno, rischiano la propria vita per garantire l’incolumità dei cittadini.
Intanto, i carabinieri del reparto territoriale di Mondragone stanno effettuando indagini a 360 gradi cercando anche loro eventuali testimoni che possano riferire sull’accaduto, non essendovi telecamere attive in quella zona.