Imprenditore ammazzato dopo la denuncia contro il clan, il pentito Di Tella: “Era amico”. Ma Bidognetti lo smentisce

10 Marzo 2021 - 19:01

SUCCIVO – Continua il processo su un’assassinio che quest’anno compirà il suo trentesimo anniversario. Parliamo di quello relativo alla morte di Antonio Belardo, imprenditore ucciso nel 1991 a Succivo, che vede imputato il killer di don Peppe Diana, Giuseppe Quadrano. Una morte sulla quale da diverso tempo aleggiavano le parole pronunciate dal collaboratore di giustizia Alberto Di Tella, già condannato per questo delitto, ma in rito abbreviato, a 13 anni e 4 mesi. Di Tella aveva parlato di un rapporto che l’imprenditore aveva con la camorra, quindi come non fosse una semplice vittima.

Oggi, nel procedimento, Domenico Bruttaccione Bidognetti, uomo importante del clan, ha riferito di non conoscere Belardo, smontando la tesi dell’amicizia pericolosa.

Di Tella, come detto, è già stato condannato in rito abbreviato, mentre Quadrano, divenuto anch’egli collaboratore, ha ammesso che è stato il mandante dell’omicidio dell’imprenditore. Una morte decisa all’interno di un faida interna al clan dei Casalesi.