OMICIDIO CATERINO. Dopo l’agguato i boss dei Casalesi si “punsero” per la seconda volta: un nuovo giuramento di sangue. ECCO CHI, DOVE E QUANDO

17 Dicembre 2021 - 19:59

L’assassinio di colui ritenuto colpevole di essersi emancipato dal clan a Santa Maria Capua Vetere diventa il pretesto per i boss Michele Zagaria, Cicciariello Schiavone e Antonio Iovine di stringere maggiormente a loro i partecipanti all’uccisione di Halloween

SANTA MARIA CAPUA VETERE (g.g.) –  Tra i riti più conosciuti legati alla criminalità organizzata sicuramente c’è quello della pungitura del dito, momento di iniziazione per i membri del clan. Tendenzialmente, la persona pronta a far parte della consorteria malavitosa viene condotta in una stanza, alla presenza dei componenti più importanti. Il momento topico è quello della pungitura dell’indice della mano dell’iniziato. Solitamente la puntura del dito è legata anche a immagini sacre, alle quali viene data fuoco nel palmo del nuovo membro.

Questa cerimonia viene celebrata in una casa di Casal di Principe (o forse a San Cipriano, non è certo il comune dove l’abitazione si trovava) almeno una settimana dopo, secondo quanto racconta i pentiti Nicola Panaro e Massimo Vitolo, dall’omicidio di Sebastiano Evraiuolo Caterino, avvenuto a Santa Maria Capua Vetere il 31 ottobre del 2003 e sicuramente uno dei momenti da sottolineare legati alla gestione criminale dei clan nella provincia di Caserta. Talmente importante l’uccisione di Caterino che, inevitabilmente, per il peso specifico dell’azione, i boss ritennero fondamentale stringere maggiormente il cerchio di fiducia con coloro parteciparono all’assassinio del ras

L’azione assassina divenne “necessaria”, secondo le volontà soprattutto di Francesco Cicciariello Schiavone, per dimostrare l’egemonia del clan nella città sammaritana, dove Caterino aveva creato una sua autonomia di movimento estorsivo e quindi di denaro.

E alla pungitura viene sottoposto Vincenzo Conte, detto Nas e Can, che avrebbe partecipato all’omicidio di Sebastiano Caterino, diventando in questo modo il referente proprio dell’area di Santa Maria Capua Vetere per quanto riguarda il clan dei Casalesi. Tutto ciò, come detto, viene raccontato in un interrogatorio dal pentito Nicola Panaro.

Il collaboratore di giustizia, infatti, dichiara di non aver partecipato alla riunione relativa alla decisione di uccidere Caterino, ma di essere stato uno dei presenti al momento della pungitura, con la quale i boss Francesco Cicciariello Schiavone, Antonio Iovine, Michele Zagaria e Giuseppe Peppinotto Caterino fanno entrare nella cerchia ristretta degli uomini di fiducia Nas e Can.

Non solo Vincenzo Conte, però, vengono “pungiuti” anche Giuseppe Misso, Bruno Lanza, Vincenzo Petillo Schiavone, Orestino Caterino ed Enrico Martinelli, ringraziati attraverso questa cerimonia per la buona riuscita dell’omicidio di Sebastiano Caterino. Secondo sempre racconto di Nicola Panaro, anche Massimo Vitolo fu affiliato al clan, diventando l’uomo di riferimento per la città di Capua.

Ed è proprio Vitolo che, nel verbale di interrogatorio dedicato a questo momento, prova a dare ai magistrati qualche informazione in più sulla pungitura.

Al rito parteciparono anche, racconta Vitolo, Augusto Bianco e Carmine De Filippo, che con lo stesso referente per la città del Volturno si presentarono all’incontro in un’abitazione di San Cipriano o di Casal di Principe.

Entrati in casa, gli ospiti trovarono davanti a loro Cicciariello Schiavone, Massimo Russo e Nicola Panaro. Chi arrivò più tardi, una ventina di minuti dopo, furono i boss più importanti, chiaramente, Zagaria e Iovine. Appresso a due capi seguirono Giuseppe Caterino e Bruno Lanza.

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