OMICIDIO RAFFAELE LUBRANO Chiesti 5 ergastoli per Zagaria, Cicciariello, Nobis, Santamaria e Caterino. Condanne per i pentiti Iovine e Zagaria

29 Novembre 2021 - 18:40

Diciannove anni fa l’assassinio del figlio del boss Vincenzo Lubrano. Stamattina la requisitoria del pubblico ministero della Dda, Maurizio Giordano.
PIGNATARO MAGGIORE/CASAL DI PRINCIPE (ti.paDiciannove anni fa il delitto di Lello Lubrano, figlio del boss Vincenzo, il ragioniere così lo chiamavano tutti quell’uomo in giacca e cravatta che fu autore anche di un libro di poesia, ucciso dal clan dei Casalesi a Pignataro Maggiore ad appena 43 anni. Questa mattina la requisitoria di quell’omicidio, dinanzi al gup Tirone, al termine della quale il pubblico ministero della Dda di Napoli, Maurizio Giordano, ha chiesto cinque richieste di ergastoli per il boss Michele Zagaria, Francesco Schiavone alias Cicciariello, Salvatore Nobis alias Scintilla, Antonio Santamaria e Giuseppe Caterino e due condanne a 8 anni e quattro mesi per i due collaboratori di giustizia: il mandante, Antonio Iovine e il basista Franco Zagaria.  Lello Lubrano oltre ad ad essere figlio del boss era anche genero del defunto capoclan di Marano, Lorenzo Nuvoletta. Sposò Rosa.  Erano le  20,40 del 14 novembre 2002, quando arrivò la chiamata ai carabinieri poco prima quella sera di autunno, a Lello Lubrano era stato esploso il colpo di grazia di Vincenzo Schiavone alias Petillo, dopo un inseguimento rocambolesco e una sparatoria da Far West nel cuore della città, una gragnuola di proiettili che avrebbero potuto colpire anche qualche semplice passante. Una condanna a morte eseguita a tutti i costi e che non lasciò scampo alla vittima designata. Così come è emerso nel corso del procedimento con le dichiarazioni dei collaboratori il delitto fu chiesto da Enrico Martinelli (indagato per questo omicidio in attesa procedimento ordinario) per vendicare la morte del fratello Emilio  avvenuta nel ’97  a Brezza, nel comune di Grazzanise, quando furono uccisi sia Emilio
Martinelli
 e il suo accompagnatore Mario Fabrizio quest’ultimo ammazzato solo in quanto la sera dei fatti si trovava in compagnia del suo amico. Ma non solo nell’agguato venne ferito gravemente anche una terza persona che si trova in un’altra vettura ma sempre in compagnia delle due vittime, si tratta di Sebastiano Martino.  Il delitto maturò all’epoca delle guerra fra il clan Nuvoletta il clan dei Casalesi, cui le due vittime erano legate e trovò ulteriore causa in un contrasto insorto fra il Lubrano ed il Martinelli nell’ambito della gestione, da parte dei clan camorristici  casertani e napoletani, dei centri Aima di ritiro del prodotto ortofrutticolo eccedentario ( i cosiddetti ‘scamazzi’). Un’inchiesta istruita dalla Dda di Napoli e passata alla storia come Spartacus 3. il collaboratore di giustizia Antonio Abbate raccontò che Emilio Martinelli era stato ucciso da Raffaele Lubrano e dai suoi sodali. Una dichiarazione che Enrico Martinelli, ras dei Casalesi e fratello della vittima, ascoltò in diretta in udienza e che, uscito dal carcere proprio nel 2002, lo portò a maturare la vendetta.
“Appena tornato in libertà (Martinelli) si incontrò immediatamente con me e Francesco Schiavone Cicciariello – ha spiegato recentemente il pentito Nicola Panaro – Ci portò a conoscenza del fatto raccontato da Abbate Antonio”. Martinelli iniziò così a fare opera di persuasione anche “con gli altri esponenti apicali del clan, ossia Antonio Iovine, Giuseppe Caterino e Michele Zagaria Cicciariello diede il placet e ciascuno dei capi dei Casalesi piazzò propri uomini per la commissione del delitto”.  La sentenza per i sei imputati che hanno scelto il rito abbreviato ci sarà prima di Natale. Nel collegio difensivo gli avvocati Paolo Caterino, Angelo Raucci, Emilio Caterino, Giuseppe Tessitore.