PASTETTE&MAZZETTE. La tangente da 32mila euro concordata con l’ingegnere del sindaco Tamburrino. E l’architetto pensò ad una cascata a una vasca di acqua calda per l’idromassaggio

2 Gennaio 2020 - 13:13

VILLA LITERNO (G.G.) – Una festa: la disponibilità del certificato di destinazione urbanistica riempe di immenso le giornate di Salvatore Nicchiniello, che questa piscina coperta, quella scoperta, il ristorante e il bar li sogna giorno e notte.

È vero che un sistema di intercettazioni telefoniche e ambientali cerne alla fine un distillato di cose utili alle indagini, ma avendo familiarizzato con i personaggi di questa vicenda, non nutriamo molti dubbi sul fatto che anche nelle parti scartate, non immediatamente attinenti al nocciolo dell’indagine, il Nicchiniello escludesse completamente dai suoi ragionamenti il centro polifunzionale di via Delle Dune, che, beninteso, è tutt’altro che l’ombelico del mondo, trattandosi di una delle zone a più alto degrado socio-ambientali del mappamondo.

Però lui era contento e quel certificato che rappresentava l’apice, l’effetto, il risultato di un’attività costruita attraverso la realizzazione di azioni tecnicamente criminali, lui se lo coccolava in ogni discorso, magnificando, soprattutto quando si trovava a parlarne con Vincenzo Sagliocchi, mister Eco Mondo, il contributo decisivo di Giuseppe D’Ausilio, il quale, diciamo così per ingentilire la trama, un po’ pascolianamente, era l’altra parte del fanciullino che all’interno di una Mercedes sprizzava vitalità sotto le sembianze di Salvatore Nicchiniello.

Questi aveva offerto a D’Ausilio la possibilità di redigere il progetto. Ovviamente, promuovendo un altro reato, perché quel progetto era a pagamento e per un insignificante e pedante dettaglio della legge, una vera e propria palla in questa provincia, non è consentito a un dirigente di un Ufficio Tecnico che firma il nulla osta ad un progetto, che rilascia il visto di conformità urbanistica, di metterlo lui su carta, il citato progetto.

Ebbene, D’Ausilio era gioioso come lo erano i bambini in questi giorni, nonostante le file chilometriche da sopportare per entrarvi, all’interno delle storiche pasticcerie viennesi.

Mai aveva potuto redigere il progetto di un centro polifunzionale, pur essendo un architetto, convinto appartenente alla sobria scuola liternese, al punto che a Nicchiniello propone subito di incorniciare il micropaesaggio delle piscine, dei bar e del ristorante con una bella cascata, probabilmente ampia e colorata. Una roba stile Scarface.

All’inizio D’Ausilio chiede 90mila euro, poi rendendosi conto che Nicchiniello dovrà spendere almeno un milione di euro per le opere, fa un preventivo di 64mila al quale, al colmo dell’entusiasmo, applica uno sconto del 50%.

Prezzo outlet in saldo euro 32mila. Una mazzetta particolarissima, divisa in 4 parti. La tangente nel suo significato più puro e classico rappresenta un quarto di questa cifra: sono, infatti, gli 8mila euro che Nicchiniello dovrà versare a D’Ausilio a concessione, o permesso a costruire che dir si voglia, rilasciata.

Poi ci saranno altre tre rate da 8mila cadauna. Ma in questo caso riguardano momenti in cui D’Ausilio svilupperà una serie di azioni progettuali, occupandosi anche del rilascio di altri nulla osta, a partire da quello della Soprintendenza, arrivando al saldo finale da saldare nel momento “chiavi in mano”.

Solo degli impianti D’Ausilio dice di non potersi occupare, non avendo competenza specifica. Per cui chiede a Nicchiniello di trovare qualcuno che se ne faccia carico.

Tutta questa procedura è illegale. Anche qui occorrerebbe fare una riflessione su quello che possiamo definire una sorta di candore, di una apparente inconsapevolezza da parte dei protagonisti. Ma lasciamo perdere.

L’ultimo passaggio lo dedichiamo alle parole soddisfatte, che Salvatore Nicchiniello utilizza, sempre rivolgendosi a Sagliocchi, altro indagato in questa ordinanza, ma per la vicenda dei pagamenti delle fatture relative alla raccolta dei rifiuti che Sagliocchi garantiva a Villa Literno con la sua Ecomondo.

Le parole di Nicchiniello sono la sintesi più efficace del reato consumato: “Ho avuto il certificato di conformità urbanistica fondamentale per andare dal notaio e per chiudere  i contratti di acquisto dei terreni. Quella rimarrà zona D3, non più D7 come era al tempo in cui, in occasione del primo permesso a costruire, quei lavori la famiglia Nicchiniello non li aveva realizzati.

Ma fa lo stesso, D3 è più che sufficiente per realizzare il centro polifunzionale. Questo certificato è una fondamentale tappa perché ci permette di evitare il Pua”.

Esattamente. Il vecchio permesso era scaduto. Quell’area doveva dunque tornare al rango di zona agricola. Una sua ridefinizione e un ritorno alla classificazione D3 (area per impiantare attività produttive) sarebbe dovuta passare per l’approvazione di un Piano Urbanistico di Attuazione, che è una derivazione del tutto assimilata ad una variante al Piano Regolatore vigente.

Ci sarebbe voluto il voto del consiglio comunale e i visti dell’amministrazione provinciale e della Regione.

Con un gioco di prestigio, D’Ausilio si inventò letteralmente il fatto che in quell’area, per effetto del permesso a costruire di dieci anni prima erano già state effettuate delle opere, poi non continuate per motivi di forza maggiore, e la pastetta fu servita. Fortunatamente, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Caserta e la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Aversa-Napoli Nord si sono messi in mezzo.

Un necessario P.S.: in una delle intercettazioni Nicchiniello afferma che tutta questa giostra dell’illegalità, che fa perno su D’Ausilio, può partire in quanto il sindaco Nicola Tamburrino, con cui lui si è rapportato direttamente, ha dato il suo via libera.