Pazzesco al CONSORZIO DI BONIFICA: De Luca blocca la nomina del nuovo commissario e umilia la giunta perché Zannini e Bonavitacola vogliono ancora la “mano lunga” di Carlo Maisto

13 Luglio 2021 - 13:10

Questa volta non ci facciamo fregare dalla solita frase sul fondo che sarebbe stato toccato, perché non c’è dubbio che stante l’impunità di cui godono queste persone sapranno elaborare, anche in funzione dello stranimento mentale di cui sono afflitte, dei film ancor più pornografici di quelli da noi oggi raccontato

 

CASERTA – A dire il vero e a dirla tutta, Nicola Caputo, assessore regionale all’Agricoltura, con competenze esclusive sui consorzi di Bonifica, il suo dovere l’ha fatto.
Ha preso atto, probabilmente studiando la situazione, e guardando anche i nostri articoli con spirito laico, limitandosi a fare ciò che ogni altra autorità, ogni altra istituzione pubblica dovrebbe fare con i nostri articoli, cioè leggerli, prendere atto dei contenuti erogati, senza per questo aderirvi in un batter d’occhio, ma considerandoli con rispetto come contributi strumentali ad una attività di verifica e di approfondimento, che è comunque terza e rispetto alla quale noi di Casertace non ci siamo mai sognati di arrogarci compiti, funzioni che non abbiamo.
In poche parole, strumento di lavoro con il quale, poi, Caputo è arrivato a conclusioni sue, magari non tutte corrispondenti a quelle formulate nelle nostre ricostruzioni giornalistiche, visto e considerato che, tra le molte cose che non ci sogniamo di fare e pensare, c’è anche quella di essere arciconvinti di non avere la verità in tasca, avendo esperienza a sufficienza per dire che soprattutto in cose come queste, capita molte volte che quello che appare evidente, lapalissiano, si dimostra diverso al momento della verifica in maniera radicale o per molte delle sue sfaccettature.
Quano abbiamo dovuto esprimere una nostra posizione negativa su Caputo lo abbiamo fatto, e a lui è convenuto che noi lo abbiamo fatto, al di là delle reazioni tipiche dei politici che quando vengono toccati perdono quel poco di senno che hanno e aprono la palestra della dietrologia, la più stupida e infondata che ci sia.
Per cui, quello che ha messo nero su bianco Nicola Caputo in una delibera approvata dalla giunta regionale e pubblicata lo scorso 14 giugno, va nella direzione giusta per come affronta i punti nodali che riducono il consorzio di Bonifica del Basso Volturno, con sede in via Roma a Caserta, ad una Sodoma e Gomorra (soprattutto Sodoma, ma a pensarci bene anche Gomorra) in servizio permanente ed effettivo.
Riteniamo che a quella seduta di giunta abbia partecipata anche il presidente della Regione Vincenzo De Luca e anche il suo vice, cioè il prezzemolino Fulvio Bonavitacola.
Siccome un’occhiata al testo l’abbiamo data, ci pare che sia il presidente De Luca che il vicepresidente Bonavitacola, abbiano votato a favore dell’approvazione.
Per cui, le tesi di Nicola Caputo sono state fatte proprie da ogni organismo esecutivo regionale.
Ma cosa ha approvato questa delibera?
Intanto, per la prima volta, è stato stabilito un indirizzo alla procedura per l’individuazione dei commissari regionali dei tre Consorzi di Bonifica (quello del Basso Volturno, che ha incorporato da qualche tempo anche l’Aurunco, quello di Napoli e Volla e quello dell’Agro Nocerino-Sarnese) quando questi devono essere effettivamente nominati e soprattutto tenuti in esercizio, visto che per legge un commissario – come pure è specificato nella delibera – non va a fare assunzioni e mega-appalti, ma a curare l’ordinaria amministrazione orientando ogni minuto del suo agire verso l’obiettivo di ricreare il più rapidamente possibile (non più di 360 giorni) le condizioni per garantire il ripristino del Diritto di ogni socio, di ogni agricoltore che paga fior di quattrini per i servizi irrigui e di bonifica, di partecipare e contribuire alla formazione degli organismi di gestione, che non possono prescindere, soprattutto in un Consorzio come questo, costituito da soci in carne e ossa, con nomi e cognomi privati, da una struttura di formazione democratica.

Questa prima volta di Caputo si riassume in un concetto di civiltà: all’interno degli uffici regionali ci sono, almeno sulla carta, professionalità in grado di esercitare il ruolo commissariale e, aggiungiamo noi, anche per stare dentro a un discorso di spoil system politico, senza per questo andare a prendere dei Pinco Palla qualsiasi, nei territori, scontando l’unico requisito materiale richiesto: la quotidiana genuflessione agli ordini che arrivano dal politico di turno, dal politico che ha fatto sì che il pinco palla sia toccata improvvisamente dalla grazia di 4-5mila euro al mese più benefit, che evidentemente nella sua professione non è in grado di guadagnare.

È chiaro che durante il periodo in cui è al potere De Luca sarà difficile che il commissario di un Consorzio, nominato dal presidente tra i ranghi del funzionariato dell’ente di via San Lucia, vada lì a far la guerra agli interessi politici di De Luca.
Però non potrà andare lì a fare quel che ha fatto, ad esempio, Carlo Maisto, che già in partenza configurò il suo rapporto con la Regione che lo aveva nominato, in maniera tutto sommato onesta. Ovviamente ci riferiamo alla maniera.
Si definì, infatti, non la longa manus, che di per sé è un concetto non lusinghiero, non trasparente, ma che sta dentro alle cose della politica politicante, quella che ci è stata raccontata da Machiavelli in poi, ma la “mano lunga della Regione”.
Siccome questo è un ingegnere, a scuola ci è andato, noi dobbiamo ritenere che conosca bene la differenza tra “mano lunga” e “longa manus”, senza voler scomodare Freud.
La mano lunga ha a che fare, infatti, sempre con il Codice Penale, e incrocia due reati soprattutto: il furto con destrezza, cioè il borseggio, un mani di fata per intenderci, citando un vecchio film con Celentano e la Giorgi, o la molestia sessuale.
di uno che allunga le mani e che ci ricorda, nelle nostre evocazioni musicali, una delle belle canzoni del musical Scugnizzi cantata da una ragazza che narra della mano lunga e delle mani lunghe che deve subire a Napoli, in autobus e in tram, da parte di qualche anziani ancora non saggiamente estinto da una natura che spesso, diciamocela tutta, si mette di traverso.
Insomma, un Carlo Maisto non deve più esistere.
Nicola Caputo non ne fa una questione personale, ma traccia un modello che, se non trasformerà il Consorzio di Bonifica in un luogo dell’idillio e dell’onestà comportamental-gestionale, quantomeno gli risparmierà l’onta quotidiana dello sfregio che gli viene impartito dalla combinazione micidiale tra una furberia che annega in un mare di ignoranza e semi-analfabetismo, e la più bieca malagestione che di ciò è conseguenza.

Dall’approvazione è trascorso più di un mese, dalla pubblicazione un mese esatto. Nicola Caputo è stato bravo a far arrivare in giunta quella delibera senza che qualche personaggio della politica locale che batte le stanze della regione come una pallina da flipper, ne realizzasse immediatamente il contenuto.
Tre dati, dunque: il voto favorevole del governatore De Luca, il voto favorevole di Fulvio Bonavitacola, questo sì longa manus del presidente, e infine l’inconsapevolezza dei fatti da parte di qualche personaggio.
Per bon-ton istituzionale, ma in realtà perché De Luca comanda lui e lui solo, la delibera demanda al presidente il potere di nominare il commissario con specifico decreto. Ad oggi, ad un mese di distanza, De Luca non lo ha ancora fatto.
Ora, possiamo dire in maniera neutra e istituzionale che non si capisce il perché, oppure possiamo dire la verità, possiamo interpretare la realtà affermando al contrario che si capisce molto bene il perché.

Nella sua opera forsennata di reclutamento di soggetti con una psicologia e un’antropologia ben precise, il consigliere regionale Giovanni Zannini non poteva non accogliere tra le sue braccia Carlo Maisto da Frignano, dopo che questi aveva abitato le braccia di Stefano Graziano, che poi non è altro di uno Zannini un po’ più elegante ed affettato.
De Luca, a un mese dalla delibera che lui stesso e Bonavitacola hanno approvato rendendola esecutiva, sta auto-smentendosi compiendo un sostanziale dietro-front.
E qui entra in campo la longa manus di Fulvio Bonavitacola, che potremmo definire assessore alla gestione, anzi a tutte le gestioni, del potere interno.
Sappiate bene che quando Zannini familiarizza con un soggetto titolare di funzioni istituzionali, ciò accade solo se esiste quella consonanza antropologica che poi magari si può stratificare su vari livelli di qualità personale e culturale.
Insomma, Zannini spazia.

È legato a triplo filo al sindaco di San Marcellino Anacleto Colombiano, o ancor di più al variopinto – ancorché indagato e in odore di rinvio a giudizio per la nota vicenda esplosa nel dicembre del 2019 – Nicola Esposito, sindaco di Lusciano, ma allo stesso tempo è legato a Fulvio Bonavitacola, uno che magari conosce un centinaio di termini in più rispetto ai ruspanti Colombiano, Esposito e mettiamoci pure il presidente dell’Idrico Antonio Di Biasio, ma che ha la stessa mentalità, come ha dimostrato in più di un’occasione nel collocare la funzione della potestà, che diventa potere, in un meccanismo fondato su un solo modo di accrescere il consenso, che non è certo quello del buon governo: lottizzazione pornografica e aggiustamenti di ogni genere.

Ecco perché abbiamo detto che Zannini, in prima battuta, non aveva capito che la buona delibera di Nicola Caputo avrebbe impedito al suo neo-pupillo e neo-collega di mani lunghe Carlo Maisto di essere confermato nella carica di commissario, in modo da poter continuare la spoliazione del Consorzio di Bonifica e a tenere briefing cardinali nella piazzetta di Frignano con i suoi conterranei Claudio Schiavone e Purgato, guardando da lontano – ma sempre da meno lontano – il gran ritorno sulla scena di un matesino di Ailano perfettamente integrato nei comuni dell’agro aversano e che al di là dell’assoluzione o della non assoluzione, è stato raccontato dal super pentito Antonio Iovine, boss del clan dei Casalesi, come suo socio di fatto, in un contesto nel quale bisogna pure che i giudici si mettano d’accordo, visto e considerato che Antonio Iovine non può essere valutato come credibile nel 70% dei casi e un pallonaro nel restante 30%.
Questo è lo scenario per il quale Giovanni Zannini, non certo in maniera sorprendente per noi, vuole reiterare e per il quale sta facendo letteralmente il pazzo, al punto che in tanti hanno capito che il suo compare Fulvio Bonavitacola è il vero motivo per il quale De Luca non abbia proceduto già alla nomina di un commissario interno in proiezione di una scadenza del contratto di Maisto, che si avvicina sempre di più.
In realtà la scadenza già è stata doppiata perché la delibera del 14 giugno chiudeva lì la partita del modello commissariale fondato sulla nomina di un esterno.
Per cui, De Luca, dal giorno dopo, avrebbe già potuto e dovuto determinare la nuova nomina, nel rispetto giuridico e istituzionale del mandato ricevuto dalla giunta regionale.
Ora c’è chi cerca di confondere un po’ le acque ricollegandosi alla scadenza pre-delibera, fissata per il prossimo 31 luglio. Ma anche in questo caso non è che poi manchi molto.
Tornando al Diritto, oggi De Luca fa sì che Maisto occupi la sua poltrona in maniera illegittima, contro a un deliberato della giunta a cui il governatore non dà definitivo sfogo perché Giovanni Zannini e Bonavitacola sono ormai diventati come il gatto e la volpe e il perché ve l’abbiamo spiegato.
Ma figuriamoci se questi qui si pongono il problema del rispetto delle norme ordinarie o anche speciali come sono quelle prodotte da una delibera o da un bando di gara.

E allora lo schifo dei cosiddetti enti di sottogoverno continua, ma va riconosciuto, in questa circostanza, a Nicola Caputo, di aver compiuto il proprio dovere, tentando di essere un buon amministratore della cosa pubblica.