Perde la mano sinistra mentre pulisce un mulino. Dopo 15 anni attende ancora il risarcimento danni

19 Aprile 2019 - 17:53

SAN FELICE A CANCELLO (t.p.) – L’odissea  giudiziaria di un operaio che 15 anni fa ha perso la mano  dopo un incidente sul lavoro in un mulino senza ottenere per ora il risarcimento dei danni.  La Corte Suprema di Cassazione, quarta sezione penale, con sentenza del 18 aprile 2019, ha annullato la sentenza resa in data 10 aprile 2015 dal Giudice Monocratico di Nola e quella del 14 maggio 2018, resa dalla Corte di appello di Napoli, seconda sezione penale, ordinando la trasmissione degli atti alla Corte di Appello di Napoli in sede civile per la quantificazione dei gravissimi danni riportati da B. F. a seguito dell’amputazione sub totale dell’arto superiore sinistro.

Il B., residente a S. Felice a Cancello, in data 1 ottobre 2005, mentre era intento alla pulizia di un mulino schiacciasassi, nell’allungare la mano sinistra nel nastro trasportatore, vi rimaneva impigliato, con frantumazione dell’arto, così riportando gravissime lesioni personali, guarite dopo oltre un anno di malattia e riabilitazione.

Le indagini preliminari, condotte dal PM presso il Tribunale di Nola, si concludevano per ben due volte con richiesta di archiviazione, cui si opponeva il Bernardo, difeso dall’avv. Mario Corsiero. Alla terza richiesta di archiviazione, ed alla conseguente opposizione, il GIP presso quel Tribunale ordinava al PM l’imputazione coatta a carico del Piscitelli, che doveva rispondere di innumerevoli violazioni alla normativa relativa alla sicurezza dei dipendenti negli ambienti di lavoro e di lesioni personali gravissime in danno del povero B. F..

Il successivo dibattimento, prolungatosi per diversi anni, si concludeva con assoluzione dell’imputato, che era il proprietario di una società per la trasformazione delle pietre in cemento, con esercizio in Polvica di Nola.

A fronte della inspiegabile sentenza di assoluzione, l’avv. Corsiero, nell’interesse del B. proponeva appello, ma la Corte di Appello, dopo diversi rinvii, riteneva di confermare la sentenza di assoluzione del giudice di primo grado.

Anche a fronte della sentenza resa in data 14 maggio 2018 dalla Corte di Appello, Prima Sezione Penale, si riteneva di proporre impugnazione, ed il relativo ricorso veniva discusso nell’udienza che la Corte Suprema di Cassazione, Quarta Sezione Penale, aveva fissato per il 18 aprile 2019. A seguito delle accesissime discussioni in tale sede, in cui si sono confrontati il difensore del B., l’avv. Mario Corsiero, il difensore dell’AXA Ass.ni spa, avv. Giuseppe Vitiello di Napoli, ed il difensore di Piscitelli Girolamo, l’avv. Angelo Pignatelli , di Nola, la Corte di Cassazione ha ritenuto di condividere le argomentazioni dell’avv. Corsiero, annullando le precedenti sentenze di assoluzione del Piscitelli, ed ordinando la trasmissione degli atti direttamente alla Corte di Appello di Napoli, per la sola determinazione dei danni riportati dal B., che sono ingentissimi.