REGGIA DI CASERTA. Le solite bagattelle. Iniziative non qualificate, la Maffei sulle orme di Felicori

7 Novembre 2019 - 17:20

Caserta (pasman) – La Reggia, anche con la nuova direzione, non trova requie e le prospettive non sono incoraggianti. Nonostante sia uno dei massimi monumenti del Paese, bene patrimonio dell’Unesco e goda oramai da più di qualche anno di una propria autonomia amministrativa che la dovrebbe lasciare svincolata da impacci centralistici, presenta di continuo problemi organizzativi e gestionali, dai più gravi ai più pedestri, che fanno comprendere la totale inadeguatezza di quegli uffici museali per quanto risalenti nel tempo e che non scontano certo alcun noviziato e la conseguente necessità di una loro profonda rifondazione. E ciò a prescindere dal direttore di turno, che tuttavia può fare la differenza. Ora, che possa piovere e che i turisti si presentino a visitare il palazzo reale con tanto di ombrelli, i quali non possono essere introdotti, a salvaguardia degli ambienti storici, non è certamente un fatto nuovo. Anche se, per inciso, in passato abbiamo documentato casi in cui non solo gli ombrelli sono entrati eccome, ma in cui si sono  fatti accedere persino pesanti trolley trascinati sui pavimenti.  Eppure, dicevamo, un tale fatto così scontato trova soluzioni a dir poco dilettantesche ed improvvisate. Nelle foto che pubblichiamo, si notano gli avvisi al pubblico, affissi nella piovosa giornata di domenica,  che, all’interno del monumento, indicavano la zona di deposito degli ombrelli.

A parte l’accettabilità dei cartelli indicatori, realizzati in modo maldestro e dozzinale e degni neppure dell’ultimo condominio, quello che fa ridere è il luogo prescelto alla bisogna: una parete esterna e qualche transenna per appoggiare alla rinfusa i paracqua. Ovviamente, al momento del loro ritiro, la confusione è stata totale con decine e decine di ombrelli che non sono stati più trovati e le immancabili proteste e polemiche dei visitatori. Il direttore Tiziana Maffei – in questo, per niente dissimile da Felicori, quando tuonava, ad esempio, contro i funzionari, quasi fossero cosa diversa da sé, per il grave rinsecchimento estivo del parco – se l’è presa con il servizio di biglietteria, quasi questo avesse una sorta di autonomia insindacabile nella conduzione della sua attività, compresa quella di guardaroba. Ma non ci pare che sia così, avendone lei, nondimeno, la vigilanza sul corretto adempimento dei servizi in concessione, proprio per evitare episodi del genere.  In ciò consiste, crediamo, la responsabilità dirigenziale generale di cui essa è titolare. E visto che ci troviamo in tema, affrontiamo la questione del modello culturale  finora prescelto dalla Maffei nella conduzione del monumento. In questi mesi essa ha manifestato una sostanziale continuità con la linea, angusta, seguita dal suo predecessore, preoccupandosi oltremodo del dato dell’affluenza più che del contenuto dell’offerta museale. Proprio in alcune dichiarazioni di qualche giorno fa ha tenuto a puntualizzare, con riguardo alla flessione del numero degli ingressi al museo finora registrata, “…ma stiamo crescendo, dopo il calo consistente dei mesi scorsi”.  Giustificazione che, a nostro avviso, non avrebbe avuto bisogno di rendere, senza quel pregiudizio. E che peraltro sembra in contraddizione con il condivisibile contingentamento cautelare delle visite proprio da lei adottato. Non vorremmo che una sorta di senso di opportunismo faccia gioco sulla capacità di adottare le scelte coraggiose che servono per ridare credibilità e dignità  al museo borbonico.

Nella foto, la condizione di affollamento della cappella palatina in occasione della presenza del regista Pupi Avati.

L’altro elemento di continuità – è da supporre, funzionale agli accessi o alle opinabili relazioni ambientali – è la scelta di dare ospitalità a chicchessia negli spazi nobili e per gli scopi più diversi,  nonostante sia evidente il rischio per la integrità degli elementi architettonici e decorativi di essi. Basta guardare la situazione della cappella palatina, che da ultimo ha ospitato per una manifestazione il regista Pupi Avati (e, ovviamente, nulla contro il Maestro), con la gente ammassata alla bella e meglio sui delicati pavimenti e, peggio ancora,  appoggiata alle pareti dalle fragili affrescature.

E senza dire delle tante volte in cui abbiamo documentato i danni lasciati a seguito di incontri ed eventi, costituiti finanche da rinfreschi, permessi negli appartamenti storici, a cominciare dallo spettacolare vestibolo, dove  le persone non hanno esitato a fumare e a disfarsi delle cicche sul posto. L’implausibilità dei motivi di tali concessioni è ben attestata dalla pessima acustica della cappella palatina, dove nondimeno continua a tenersi, ogni anno, una rassegna di musica classica. O la presentazione di progetti, di iniziative, di pubblicazioni, che di continuo viene fatta nel teatrino di corte, un gioiello che bisognerebbe preservare in maniera assoluta e che invece viene concepito come il politeama elitario, eccitatore di vanità, del quale la città non dispone.

Nelle foto, i turisti di domenica, mentre assistono ad una esibizione in costume. Si noti come i pavimenti, già molto danneggiati, manchino di  passatoie di protezione.  Con Felicori ne era stato programmato un intervento di restauro, che tuttavia tarda. Nell’attesa, non si comprende perché non vengano tutelati con la misura minima dell’adozione delle passatoie.

E che dire della banalizzazione della visita museale permessa con la messinscena di figuranti in costume, che accolgono i turisti su copioni non sappiamo quanto sorvegliati. Un’aperta resa all’intrattenimento bello e buono. Nelle foto che proponiamo, uno di questi momenti colti sempre nella giornata di domenica. E dagli scatti si constata come i pavimenti, già ampiamente e gravemente danneggiati, siano tuttora sprovvisti di una banale quanto indispensabile passatoia.

E per concludere – ma tanti altri sarebbero gli aspetti problematici da affrontare, che la direttrice Maffei potrà trovare trattati, se vorrà, nei numerosi articoli sulla Reggia pubblicati da CasertaCE.net– un altro elemento di deleteria continuità ci pare quello sul comitato scientifico della Reggia.

Scampato per un pelo alla soppressione di Bonisoli, l’ex direttore Felicori l’aveva ridotto all’irrilevanza più totale, tanto che uno dei suoi autorevoli componenti, Cesare de Seta, come scrivemmo a suo tempo, venne zittito non appena si provò a sollevare qualche obiezione a riguardo della lunare regata Cambridge – Oxford che si doveva disputare e che si disputò nella vasca dei delfini del parco reale. Ora, da quel che se ne sa, la Maffei non sembra che se ne stia avvalendo per tracciare un progetto scientifico-museale degno di questo nome  e del Palazzo Reale.

Anche il grave episodio del tizio che giorni fa è potuto entrare liberamente nel parco e fare quello che ha voluto dovrebbe aiutare a capire al neo direttore che le mezze misure non pagano e che va fatto quel che va fatto, senza eccessive prudenze, prima che si esaurisca l’effetto luna di miele del suo nuovo incarico, sapendo che su tale via troverà al suo fianco chi ha veramente a cuore le sorti del nostro massimo monumento, affrancato finalmente dalla sola ottica dello sfruttamento turistico, che preme a chi di turismo vive o ne fa tema di comoda politica.