Renato Iaselli si monta la testa, pensa di essere il nuovo Andreotti e fa lo sgambetto alla neo alleata Angela Del Vecchio con i “due forni”

23 Febbraio 2019 - 19:28

CASERTA(g.g.) Noi che non siamo stati mai teneri con Angela Del Vecchio, mai lesinando certo critiche rispetto ad un modo di costruire il consenso, ci troviamo, ultimamente, spesso e volentieri, ad interpretare la parte dei suoi difensori.

Naturalmente, difensori d’ufficio e non di fiducia. Un percorso, il nostro, spinto, cioè, dall’inerzia dei fatti, dal dipanarsi delle situazioni e delle posizioni di altre componenti dell’Ordine degli avvocati.

Eravamo rimasti all’accordo di maggioranza tra il gruppo della Del Vecchio e quello di Renato Iaselli. Quest’intesa aveva dato struttura ed identità ai nuovi organismi dirigenti del consiglio dell’Ordine degli avvocati. Pannone presidente in quota Del Vecchio, Iaselli vicepresidente, accompagnato da Annamaria Sadutto, nuova titolare della funzione di tesoreria. Insomma, delle cariche più importanti, due se le sono prese gli eletti di una lista che ha portato, nel consiglio dell’Ordine, 3 rappresentanti, contro i 6 della Del Vecchio.

La rossa di Pignataro Maggiore, si sa, non è che goda di grande simpatia tra quello che ancora si reputa, oggi, il patriziato dell’avvocatura sammaritana e casertana. La Del Vecchio non è mai entrata nel salotto buono. E’ una donna ed una professionista molto scaltra, che investe tantissime ore della sua giornata nelle relazioni, nella disponibilità ampia e concreta, soprattutto rispetto alle esigenze dei giovani avvocati.

In poche parole, riesce a far gruppo. Riesce a coinvolgere la base dei cognomi senza censo. E, mentre nel salotto buono si incipriano il naso, lei, divenuta una sorta di carismatico tribuno della plebe, fa i voti.

Ha avuto bisogno, per fornire riscontro democratico all’esito delle elezioni svoltesi qualche settimana fa, di far coalizione con Renato Iaselli, il quale, pur avendo ottenuto la metà dei voti della Del Vecchio, ha fatto valere il suo potere di ago della bilancia, ottenendo il massimo e forse ancor più del massimo, di quello a cui il suo gruppo avrebbe potuto aspirare, nelle più rosee aspettative, nella fase di ripartizione delle cariche.

Insomma, questione di peso specifico, di utilità marginale.

Prima riunione del consiglio: Renato Iaselli, la Sadutto e il terzo consigliere della loro lista votano con la minoranza di Adolfo Russo ed Elio Sticco, a favore della costituzione in giudizio dell’Ordine degli avvocati di Santa Maria Capua Vetere, per contrastare il ricorso della Del Vecchio, finalizzato a ottenere il reingresso di questa nell’elettorato passivo dal cui perimetro è uscita, insieme ai suoi colleghi Patrizia Manna e Antonio Mirra, per le ormai arcinote vicende trattate da questo giornale, in almeno 15 articoli.

In poche parole, Iaselli, prima ha firmato un patto di governo e poi, alla primissima occasione, ha votato con l’opposizione, un atto ostile nei confronti di colei che, voti riportati alla mano, è indiscutibilmente la leader della maggioranza, dentro alla quale e grazie alla quale Iaselli è diventato vice presidente dell’Ordine degli avvocati del Foro di Santa Maria Capua Vetere e Annamaria Sadutto tesoriera. Probabilmente, si è verificata un’estensione evocativa legata al cognome Iaselli.

Un tuffo in un passato, un viaggio a ritroso nel tempo, attraverso il quale il discendente di cotanta famiglia, si è proiettato davanti ai famosi “due forni”, dove aleggiava lo spirito caustico di Giulio Andreotti che per primo li aveva accesi, coniando l’espressione che la Dc utilizzò per anni per comandare dappertutto e di cui la Dc, in una sorta di memesi storica, rimase vittima, quando Bettino Craxi ritenendo di aver definitivamente rinchiuso la volpe di San Lorenzo in Lucina in pellicceria, adottò lo stesso sistema comandando a Roma con la Dc, mentre nelle Regioni e negli enti locali comandava la stessa Balena bianca se e quando gli conveniva e con il Pc se gli era utile.

Davanti all’agognato forno, all’auspicato ritorno a un passato di fasti, anche familiari, Renato Iaselli ha infornato le sue pizze in entrambi gli ingressi. Ha pensato: da un lato, “mi pappo” le poltrone, da un altro lato, appena posso, faccio lo sgambetto a chi, sotto sotto, mi sta sulle scatole, a chi non considero del mio stesso censo, a chi non mi vale, a colei con cui mi sono dovuto alleare facendo ciò che Montanelli, a proposito di prima repubblica, affermava quando si otturava il naso e votava Dc.

E allora, il primo forno, quello della Del Vecchio, serve alle poltrone, il secondo forno, quello dell’adulescente Elio Sticco, ma più ancora quello del parimenti patrizio Adolfo Russo, serve per logorare la plebea di Pignataro, in modo da opporsi con tutte le forze alla sua idea di ottenere, oggi, ma, eventualmente, anche tra qualche mese, ricorrendo alla Corte Costituzionale, la ripetizione delle elezioni.

I patti, la lealtà? Roba da plebei. Noi, con tre palle di nobiltà, ne siamo per natura esentati.

Firmato, “Iaselli dei Iaselli, dei De Franciscis”. Insomma, quelli là.