RIFORMA CARTABIA. IL PRIMO CASO DI CASERTACE. Imprenditore di Casal di Principe prosciolto dopo richiesta di rinvio a giudizio: vi spieghiamo come funzionerà ora l’udienza filtro
10 Febbraio 2023 - 18:13
Il suo avvocato difensore, Dezio Ferraro, ha autorizzato il testo riformato, dopo che per 33 anni, cioè dal giorno dell’entrata in vigore della riforma Vassalli-Pisapia, in quasi tutti i casi i gup si erano limitati ad una docile sottoscrizione di quello che il pubblico ministero aveva stabilito
CASAL DI PRINCIPE – La vicenda giudiziaria che ha coinvolto l’imprenditore di Casal di Principe, N.F., significativamente impegnato nel settore dell’ingrosso alimentare, ci consente di scrivere per la prima volta di un fatto importante, sviluppatosi a seguito della cosiddetta riforma Cartabia.
Per anni e anni si è detto – e anche noi lo abbiamo scritto in qualche circostanza – che l’udienza filtro o udienza preliminare, che dir si voglia, così com’era stata concepita dalla norma del cosiddetto “giusto processo” ci appariva sostanzialmente poco utile a sancire, almeno in questa fase della procedura penale, una vera distinzione tra la funzione e la figura del pubblico ministero e quella del giudice per le indagini preliminari che, nel caso di specie, veste i panni di gup, giudice per l’udienza preliminare.
Questo reframe non era ispirato a valutazioni di tipo ideologico, a una visione più o meno garantista del processo penale, ma poggiava su solidissime basi statistiche.
Oddio, noi non conosciamo proprio i numeri precisi. Però se affermiamo che nel 95% dei casi una richiesta di rinvio a giudizio, formulata dal pubblico ministero, trova riscontro nel rinvio a giudizio effettivamente poi deciso dal gup, non ci allontaniamo dalla realtà.
E allora, in molti, noi compresi, non abbiamo mai ben capito quale fosse la differenza, quale fosse la novità inserita nell’ordinamento, dalle norme della riforma Vassalli-Pisapia, entrata in vigore nel 1989 e spedì in soffitta il vecchio processo, fondato sul canale diretto tra la funzione dell’accusa e quella del giudizio.
In poche parole, quello che intendevano ottenere i due legislatori, cioè l’avvocato Pisapia, uno dei pochi avvocati comunisti italiani e l’eroe della resistenza, nonché autorevolissimo giurista, Giuliano Vassalli, socialista, non è stato mai effettivamente realizzato, dato che il passaggio diretto dall’attività del pubblico ministero-giudice istruttore al tribunale non è certo una cosa troppo diversa da quel 95% di richieste di rinvio a giudizio formulate dal pm e trasformate in rinvii a giudizio da parte di un gup.
Questi dati sui rinvii a giudizio quasi sempre accordati nelle udienze filtro, dati chiaramente grezzi, ma nati da un lavoro empirico ventennale nella lettura di casi e processi giudiziari, sono stati spesso la base di concetto per cui i fautori della teoria della separazione delle carriere si potevano fare forti. Le udienze preliminari non funzionano, visto i gup tendono a dare sempre ragione ai pubblici ministeri perché, sostanzialmente, sono colleghi. Questa posizione, condivisibile o meno, era difficile da contestare, numeri alla mano.
Sostanzialmente, in questi 33 anni è cambiata una cosa sola: i costi. Visto che le cosiddette udienze filtro, o udienze preliminari, costano e hanno dimostrato di filtrare ben poco. Perché noi, che seguiamo i fatti della cronaca giudiziaria da anni e anni, contiamo sulle dita di una mano sola i casi in cui le richieste di rinvio a giudizio, formulate da una procura, non si sia tradotta in un rinvio a giudizio, bensì in un proscioglimento.
Marta Cartabia, di cui certo non si possono discutere le autorevolissime competenze giuridiche, essendo stata anche presidente della corte Costituzionale, si è posta il problema e ha utilizzato il suo peso di fronte a una magistratura inquirente, peraltro ammaccata dopo i clamorosi scandali che hanno riguardato la corrente più importante delle toghe, cioè la famosa Unicost, capitanata da Luca Palamara.
Il caso dell’imprenditore di Casal di Principe rappresenta proprio la prima applicazione concreta da noi incrociata della riforma Cartabia. Per lui, la procura di Lodi aveva chiesto il processo, ma ieri il giudice per l’udienza preliminare del tribunale lombardo ha deciso di proscioglierlo.
Ciò perché la riforma impone al gup di argomentare e motivare la sua decisione di rinviare a giudizio un imputato, spiegando perché esiste giuridicamente la ragionevole possibilità che questi possa essere condannato. Lo deve mettere nero su bianco e se non lo fa non può che decidere per il proscioglimento.
A pensarci bene, i riformatori del 1989 ritennero che questa procedura fosse sottintesa nel momento in cui ridisegnarono l’architettura del processo penale, inserendovi la fondamentale novità dell’udienza filtro, cioè di un primo momento in cui la magistratura giudicante, essendo tale, si poneva su un piano di terzietà tra accusa e difesa.
Quel 95% che ha reso inutili, praticamente, le funzioni del gup, se non per quella parte relative ai riti abbreviati, ha creato uno sbilanciamento di fatto, oggettivo che, in pratica, dopo aver fatto uscire dalla porta il giudice istruttore, lo ha fatto rientrare dalla finestra, per di più in una versione peggiorata.
Per cui, il proscioglimento di N.F., imprenditore di Casal di Principe, attivo nel settore alimentare, diventa per CasertaCE un momento simbolico, che riguarda ogni fascicolo incardinato nelle udienze preliminari in corso in tutti i tribunali d’Italia, a prescindere dal momento in cui queste siano iniziate.
In poche parole, anche le udienze cominciate prima dell’approvazione definitiva della Cartabia, avvenuta a fine anno, dovranno decidere in base alle nuove norme.