ROMANZO CRIMINALE. Salvatore Belforte: “Vi racconto cose mai sentite sull’agguato a Delli Paoli che scatenò la guerra più sanguinosa della storia”

6 Maggio 2019 - 13:13

MARCIANISE(g.g.) Non si tratta di fatti sconosciuti e forse sono anche pubblicati all’interno di altre ordinanze.

Ma sentirli narrati in maniera così ordinata e con scansioni cronologiche precise, crea sempre un interesse in chi ama l’approccio storico, l’erudizione documentale rispetto ai grandi fenomeni criminali legati alla camorra in provincia di Caserta.

Quello narrato ai magistrati da Salvatore Belforte nel periodo in cui questi era ancora pienamente un collaboratore di giustizia, è un documento fondamentale nel disegno storico, ma anche attuale degli assetti di camorra in quel di Marcianise. Non è un caso, infatti, che i magistrati della dda, a partire da Luigi Landolfi, che hanno chiesto ed ottenuto l’ultima ordinanza, quella riguardante il gruppo Piccolo-Letizia, abbiano inserito nella loro indagine e nella loro richiesta, tutti i verbali griffati da Salvatore Belforte.

Quelle coltellate prese dal luscianese Giuseppe De Cicco non furono dimenticate da Paolo Cutillo, soprattutto non fu dimenticata la circostanza che l’altro marcianisano detenuto Antonio

Delli Paoli non mosse un dito per difenderlo.

Quando entrambi uscirono dal carcere, Cutillo ancora in semi libertà, Delli Paoli totalmente libero, il primo, fondatore in pratica della camorra moderna a Marcianise, insieme a Vittorio Musone detto Mino, a Domenico Petruolo e ad un giovanissimo Domenico Mimì Belforte, cercava l’occasione buona per vendicarsi di Delli Paoli. Questa gliela offrì Angelo Piccolo, un altro rampante che cercava un posto al sole nel gruppo che Paolo Cutillo mise a disposizione della Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo e che si contrappose, anche a Marcianise, alla Nuova Famiglia di Antonio Bardellino.

Angelo Piccolo aveva saputo di una cena a cui Delli Paoli avrebbe partecipato di sera presso l’abitazione della famiglia Ruocchio. Fu proprio Giovanni Ruocchio a riferirla ad Angelo Piccolo in un normale pour parler, non pensando che quest’ultimo avrebbe avvertito Paolo Cutillo. Questi organizzò un commando completo nelle persone di Vittorio Mino Musone, del santantimese Mimmo Di Matteo, di tale Chiappariello e di Domenico Petruolo.

Petruolo guidava l’auto, Angelo Piccolo avrebbe svolto il ruolo di specchiettista, mentre l’esecuzione materiale era affidata al santantimese Mimmo Di Matteo, a Chiappariello e Vittorio Musone. Delli Paoli arrivò a bordo di una 127 che gli aveva messa a disposizione, su richiesta specifica formulata, proprio Domenico Belforte. Cutillo organizzò il piano e tornò come doveva fare ogni sera, per trascorrere la notte, in ossequio al regime di semi libertà, nel carcere di Poggioreale.

Non appena uscì dall’auto, Delli Paoli fu raggiunto da una fucilata al collo. Ma non morì, anzi riuscì a rifugiarsi dietro al portone della casa di suo cognato. Salvatore Belforte spiega che tutte le fasi di questo agguato gli furono raccontate dallo stesso Paolo Cutillo e da coloro che vi avevano partecipato. Fu questa la goccia che fece traboccare il vaso delle tensioni già aperte tra cutoliani e bardelliniani. Fu questo dunque l’episodio che scatenò la guerra.

Il resto lo potete leggere oggi e nei prossimi giorni, negli stralci pubblicati sempre in calce ai nostri articoli di sintesi. Tra i passaggi più significativi, c’è quello relativo alla prova di forza che lo stesso Salvatore Belforte effettuò nel carcere di Santa Maria, in cui era stato ristretto nel 1981, insieme a molti altri del clan, per il reato di banda armata, proprio nel giorno in cui il luscianese Giuseppe De Cicco si sposò in carcere, lui lo attese nel cortile dell’ora d’aria e lo colpì selvaggiamente con il piede di uno sgabello al punto da costringerlo al ricovero.

 

QUI SOTTO IL TESTO INTEGRALE DELLO STRALCIO DELL’ORDINANZA