S.MARIA C.V. CAMORRA. In via degli Etruschi la centrale operativa di boss e semi-boss del clan dei CASALESI. il sorprendente ruolo dei Moronese e della signora Nespoli

6 Dicembre 2021 - 13:32

Assistenza logistica, hospitality. In quella casa, al tempo abitata da persone che solo successivamente poi avrebbero avuto problemi con la giustizia (2014 arresto di Agostino Moronese per droga) si determinarono i momenti decisivi per il duplice omicidio di Sebastiano Caterino e di Umberto de Falco avvenuto a pochi metri di distanza da via dei Romani

 

SANTA MARIA CAPUA VETERE(g.g.) I contenuti dell’ordinanza, con la quale il gip del tribunale di Napoli Leda Rossetti ha emesso 8 ordinanze di custodia cautelare in carcere a carico di altrettanti esponenti del clan dei casalesi, tutti accusati di aver concorso a vario titolo, all’omicidio di Sebastiano Caterino, detto l’evraiuolo, e di Umberto De Falco, avvenuto il 31 ottobre 2003 in via Dei romani a pochi passi dalle palazzine Iacp, rende necessaria, da parte nostra, una revisione ed una riqualificazione dei fatti, rispetto a come li abbiamo sempre raccontati. Siamo stati sempre scettici sulle integrazioni alla verità processuale, emersa fino al pentimento di Francesco Zagaria detto Ciccio ‘e Brezza, scrivendolo e ribadendolo in diversi articoli.

Ora, sarà importante tornare agli atti del processo, cioè quello che ha portato alle condanne definitive di Vincenzo Schiavone detto o petillo, di Vitolo eccetera, perchè diventa essenziale per noi rileggere tutto quello che i collaboratori di giustizia, che a quell’agguato avevano partecipato direttamente o indirettamente, hanno raccontato. Perchè se c’erano, come c’erano, è il caso di Massimo Vitolo, c’è da chiedersi perchè, da pentiti, non abbiano raccontato pezzi non irrilevanti di verità sul ruolo svolto da altre persone e non certo di rilievo criminale secondario, nell’agguato tra i più spavaldi e tracotanti mai realizzati nella storia del clan dei casalesi.

Ci stiamo mettendo in contatto con diversi avvocati per acquisire questi verbali. Perchè fino a quando nella vicenda era entrato per sua stessa ammissione, il solo Francesco Zagaria, le nostre perplessità, seppur non illogiche, toccavano una sola unità, il concorso di un solo soggetto che non era certo un boss e che aveva svolto funzioni complementari. Ma questa ordinanza, invece, produce provvedimenti cautelari gravi e accuse ai sensi degli articoli 575 e 577, cioè di omicidio con le pesanti aggravanti della premeditazione d ei motivi abbietti, per un numero rilevante di persone, tutt’altro che di secondo piano: Michele Zagaria, ancora Francesco Schiavone Cicciariello, Enrico Martinelli, Giuseppe Caterino, Claudio Virgilio, Corrado De Luca, Pasquale Spierto.

Non solo, ma l’ordinanza fornisce ulteriori dettagli su quell’agguato, esprimendosi anche sul ruolo svolto da Bruno Lanza e Pasquale Spierto, quali partecipanti al commando di quelli ch spararono a Sebastiano Caterino e a Umberto De Falco. E ancora viene ugualmente strutturato il meccanismo del mandato delittuoso che viene attribuito per effetto di una decisione assunta dall’intera cupola del clan dei casalesi, cioè da Michele Zagaria, Antonio Iovine che risulta indagato ma che non è stato raggiunto da un ordine di custodia cautelare, trattandosi di un pentito e Francesco Schiavone Cicciariello con l’utilizzo di camorristi di prima schiera, vicinissimi ai boss, come nel caso di Enrico Martinelli che guida l’Alfa Romeo 166 con a bordo gli stessi Spierto e Lanza, storico esponente di quel gruppo di spietati killer che rispondevano direttamente alla famiglia Schiavone e come Giuseppe Caterino, Claudio Virgilio e Corrado De Luca.

Di Francesco Zagaria viene chiarito il ruolo di specchiettista, di pedinatore della vittima e anche di staffetta, di apripista delle auto che si sono spostate da Casal di Principe a Santa Maria. Ma non recandosi direttamente a realizzare un omicidio lungamente preparato, dato che Sebastiano Caterino era una vittima particolare, uno che il killer l’aveva fatto e dunque facilmente aveva potuto sospettare e mettersi in allarme, scorgendo un minimo movimento. Quelle auto raggiungono un’abitazione. Ed è questo l’elemento di maggiore novità dell’ordinanza che stiamo commentando: tutta la struttura organizzativa di questo agguato convergeva in una vera e propria centrale operativa, fisicamente insediata in via degli Etruschi, cioè a pochi metri di distanza dal luogo in cui l’agguato fu realizzato e in posizione privilegiata per poter controllare i movimenti della vittima sin dalla sua casa, sita all’interno delle palazzine Iacp che sorgono proprio di fronte alla citata abitazione di via degli Etruschi.

Non è una novità da poco il coinvolgimento nell’omicidio di Agostino e Sandro Moronese e di Raffaelina Nespoli. Non tanto perchè ci siano altre persone che hanno fornito aiuto e sostegno logistico, ma per l’importanza, per la delicatezza del ruolo da esse svolto. In quella casa, secondo l’ordinanza, si svolgevano le riunioni, la Nespoli cucinava per garantire il vitto ai componenti del commando nelle giornate dei loro sopralluoghi, a tutti gli specchiettisti, ai pedinatori.

Nel capo di imputazione provvisorio, i due Moronese vengono associati alla famiglia Schiavone con cui avrebbero avuto stretti rapporti diretti. Mentre della Raffaelina Nespoli viene scritto che la sua referenza consisteva nell’essere amica della famiglia Bianco di Casal di Principe cioè di altri fedelissimi degli Schiavone. Bastava ciò per farli diventare elementi cruciali di un agguato di quella rilevanza? Perchè bisogna avere una fiducia totale nelle persone il cui minimo errore, il cui minimo ripensamento, sarebbero in grado di far saltare tutto, cioè due mesi di preparazione, cioè l’afflusso di armi militari terribili, come kalashnikov e pistole calibro 9 corto.

Si tratta di una domanda non campata in aria e che a nostro avviso rimette in campo qualche abile regia di mondi criminali sammaritani che in quel periodo avevano subito l’avvento di Sebastiano Caterino nell’Iacp, l’ascesa di soggetti come i fratelli Fava che a Caterino si erano affiliati, con conseguente profusione di pesantissima violenza, di pestaggi e di tante altre cose, successe dentro al rione Iacp, divenuto rovente, un vero e proprio teatro di guerra, a partire dal 2002 e fino all’omicidio di Sebastiano Caterino, così come le cronache di quel tempo che il sottoscritto a contribuito in prima linea a sviluppare, hanno raccontato con larga profusione di dettagli.

Per cui oggi vi presentiamo i due capi di imputazione provvisori, cioè l’omicidio e ovviamente l’esposizione dell’arsenale utilizzato per uccidere Sebastiano Caterino (capo B) segnalandovi anche che non è il solo Iovine ad essere stato indagato senza l’emissione a suo carico di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Precisamente, Nicola Panaro, il già citato Bruno Lanza, Giuseppe Misso, Sandro Moronese e Raffelina Nespoli.

Su Panaro, su Iovine, Giuseppe Misso e Bruno Lanza nessuna sorpresa, dato che si tratta di 4 collaboratori di giustizia. Sui motivi per cui Sandro Moronese e Raffaelina Nespoli non sono stati arrestati, vi diremo, anzi vi scriveremo in seguito, passando sotto alla lente dell’ordinanza le circa 80 pagine dell’ordinanza emessa qualche giorno fa dal tribunale di Napoli, su richiesta della locale Dda.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA